la Lamborghini Urus

Urus, la nascita del Super Suv. Lamborghini lancia il primo modello della nuova categoria di sport utility ad alte prestazioni

di Giorgio Ursicino
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SANT’AGATA - Un “incrocio” perfetto. Come quello degli Urus, gli antenati selvatici dei tori che, da oltre 500 anni, animano le corride spagnole. Un po’ Suv un po’ supercar. O meglio, una sportiva ad altissime prestazioni che cresce, si alza da terra, e assume l’aspetto di un versatile sport utility. A fare da apripista a questa nuova razza padrona è stata la Lamborghini che ora, dopo un periodo di febbrile attesa, lancia Urus, il primo dei “Super Suv”. Probabilmente altri ne seguiranno, ma non sarà facile eguagliare le performance del nuovo gioiello tricolore.
 

A coniare il termine Super Suv è stato Stefano Domenicali, il presidente della casa italiana che, attraverso Audi, fa parte del Volkswagen Group. Ma quali sono le caratteristiche indispensabili per essere un Super Suv? Le regole non sono chiare, come sempre avviene in questi casi i contorni un po’ sfumati. Ispirandosi alle diverse unicità sfoggiate da Urus si può però ipotizzare che serva una lunghezza di oltre 5 metri e un passo più lungo di 3; almeno 600 cavalli di potenza, una velocità superiore ai 300 km/h e un’accelerazione 0-100 al di sotto dei 4 secondi. Il più potente di tutti i Suv nasce da un foglio bianco ed ha una doppia personalità. Da una parte i cromosomi delle due posti Lamborghini che puntano tutto sulle prestazioni; dall’altra l’ambizione di poter essere usato quotidianamente, con grande facilità, offrendo comfort e spazio a 5 passeggeri con una capacità di carico del bagagliaio che supera i 600 litri. Dal punto di vista estetico evidenti i richiami alla LM002 degli anni Ottanta che già all’epoca, grazie al V12 della Countach, vantava 450 cv. Ma ci sono dettagli ispirati anche alla Miura, alla Aventador e alla Huracan.

Imponente il frontale che accoglie il poderoso V8 sovralimentato, dietro il look è da coupé con il tetto che scende e la linea di cintura che sale per accentuare il dinamismo. Tipico delle Lambo, famose per essere auto muscolose, anche il rapporto carrozzeria (due terzi) cristalli (un terzo). I gruppi ottici, sia davanti che dietro, sono caratterizzati dalla “Y” che compare anche in alcuni dettagli dell’abitacolo. In evidenza pure la griffe tricolore che ricorda le origini made in Italy dell’astronave. La piattaforma, molto rigida, è realizzata in acciai ad alta resistenza, ma ci sono numerose parti in alluminio per contenere il peso in ordine di marcia sotto i 22 quintali. L’abitacolo è un vero salotto realizzato con grande cura e materiali di qualità fra i quali svettano pelle, legno ed Alcantara. La strumentazione è modellata intorno al posto guida, è tutta digitale con addirittura tre display personalizzabili, uno dietro il volante, gli altri due sul tunnel centrale. Il cockpit somiglia a quello di un caccia con il pulsante di accensione protetto da uno sportelletto e i comandi per regolare la dinamica di marcia che ricordano le manette dei propulsori.
 

 


Un capolavoro la meccanica che imbarca quanto di meglio attualmente disponibile sul mercato sfruttando in maniera ottimale l’opportunità di far parte del più grande costruttore del mondo. Il cuore è un V8 a 90 gradi sovralimentato da due turbo twinscroll posizionati fra le testate dei cilindri. Con una cilindrata di 3.996 cc i cavalli sono 650 (478 kW), il picco di coppia di 850 Nm è disponibile già a 2.250 giri (resta costante fino a 4.500); la potenza specifica è di 162,7 cv/litro, il rapporto peso potenza di 3,38 kg/cv. Il cambio automatico a 8 rapporti invia la coppia al differenziale centrale Torsen che la distribuisce normalmente il 40% all’avantreno il 60% dietro.

Ma in caso di necessità, soprattutto in fuoristrada, può arrivare al 70% davanti o all’87% al retrotreno dove c’è un differenziale attivo gestito elettronicamente che garantisce il “torque vectoring”, cioè la coppia viene utilizzata per migliorare l’agilità in curva e correggere la traiettoria. Le sospensioni sono pneumatiche e, oltre a variare l’altezza del Suv, consentono insieme agli ammortizzatori elettronici di tarare l’assetto in tempo reale. Un contributo notevole in questa direzione arriva dalle barre di torsione attive (rigide in curva, morbide in rettilineo e in off road) e dal retrotreno sterzante (fino a 3 gradi) in funzione della velocità. Le sospensioni sono multilink sia davanti che dietro, i cerchi vanno da 21 fino a 23 pollici (record mondiale per un modello di serie), i pneumatici Pirelli P Zero hanno dimensioni diverse sui due assi.

Impressionante l’impianto frenante della Brembo in camboceramica. All’avantreno i dischi hanno un diametro di 44 cm e uno spessore di 4 con pinze in alluminio a 10 pistoncini (coprono la metà del disco): da 100 km/h a 0 in soli 33,7 metri. Attraverso il “Tamburo” si possono scegliere 6 modalità di guida diverse e con l’impostazione “Ego” tutte le varie funzioni sono personalizzabili.
 

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Sabato 16 Dicembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 17-12-2017 16:58 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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