L HY4, un aereo a doppia fusoliera alimentato ad idrogeno ed a fianco la Toyota Mirai

Dalle imbarcazioni agli aeroplani, per l'idrogeno un futuro garantito

di Nicola Desiderio
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AMBURGO - Le vie dell’idrogeno? Sono infinite, ma siamo ancora all’inizio di un processo che potrebbe portare allo sfruttamento intenso e – come si dice adesso – circolare dell’elemento chimico più abbondante che esista in natura ovvero l’idrogeno e di farlo senza combustione. Circolarità, abbondanza e assenza di CO2: sono questi i tre concetti rivoluzionari che da sempre affascinano il mondo dell’automobile il quale – che ci si creda o no – ha vissuto e vive ancora di fascinazioni. La prima fu nel 1966 con il cosiddetto Electrovan della General Motors. Era un piccolo veicolo commerciale GMC Handivan convertito utilizzando le celle a combustibile realizzate dalla General Electric qualche anno prima per le prime missioni spaziali della Nasa. Aveva una potenza continua di 32 kW e raggiungeva 70 miglia orarie con un’autonomia di 150 miglia.

Il problema era che, così conciato, l’Electrovan pesava oltre 3 tonnellate, non c’era più spazio neppure per un plico e nelle celle a combustibile vi era così tanto platino che ci si poteva comprare una intera flotta di Handivan. In realtà, il primo mezzo semovente ad idrogeno è del 1959 e non andava né su strada né nello spazio: un trattore, realizzato da un certo Harry Ihrig, un ingegnere che lavorava in una compagnia di macchinari, la Allis-Chalmers, e che sviluppò per l’aviazione americana altri prototipi come un muletto, una vetturetta da golf e un piccolo battiscafo. Il cuore era, in ogni caso, la cosiddetta cella Bacon, ovvero la fuel cell brevettata nel 1932 da un certo Francis T. Bacon, discendente del più famoso e omonimo filosofo del XVII secolo, pioniere del metodo scientifico e scrittore del “Novum Organum”.

Come dire: il sangue non è acqua, soprattutto quando inventi qualcosa che con l’acqua a che fare. A realizzare tuttavia quella che egli stesso definì “batteria a gas”, fu un altro inglese, Sir William Robert Grove, sulla scorta delle scoperte di Christian Friedrich Schönbein, un chimico svizzero naturalizzato tedesco ricordato anche per aver coniato il termine “ozono”. Le vie dell’idrogeno passano per acqua e per aria. È salpato nei giorni scorsi l’Energy Observer, il primo catamarano a idrogeno. Il carburante che lo farà viaggiare per 6 anni intorno al mondo sarà ottenuto a bordo dall’acqua desalinizzata del mare e sottoposta a idrolisi con l’energia ricavata da vento e sole. L’ultima frontiera tuttavia è il volo e ci sta lavorando niente di meno che l’ente aerospaziale tedesco con un team capitanato dal professore della università di Ulm, Josef Kallo.

Il suo mantra è «Ci siamo quasi» alludendo ad un sistema di trasporto regionale a emissioni zero.
Il modello di partenza è l’HY4, un aereo a doppia fusoliera che il 29 settembre del 2016 è decollato dall’aeroporto di Stoccarda per un volo di 15 minuti, ma che in pochi anni conta di trasformarsi in un velivolo da 19 passeggeri con un raggio di volo di 1.500 km e in grado di viaggiare a 200 km/h decongestionando il traffico e viaggiando in un’aria che esso stesso contribuirà a rendere più pulita.
 

 

 

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Giovedì 27 Luglio 2017 - Ultimo aggiornamento: 29-07-2017 15:41 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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1 di 1 commenti presenti
2017-07-28 13:26:50
L'idrogeno isolato non esiste. Per ottenerlo bisogna spendere energia.