La nuova Mitsubishi Space Star sarà un vendita la prossima estate

Space Star, una piccola a tre diamanti:
torna la citycar della Mitsubishi

di Nicola Desiderio
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MONTECARLO - La Mitsubishi con la Space Star fa il ritorno tra le city car con un prodotto tutto suo dopo la non certo esaltante esperienza della Colt sviluppata con Daimler e l’abbandono industriale dell’Europa con la chiusura dello stabilimento Nedcar in Olanda.

Questo nome l’ho già sentito. Il nome non è nuovo. Space Star era infatti un altro modello della casa dei Tre Diamanti, un monovolume compatto prodotto a cavallo dell’inizio del nuovo millennio e a Tokyo volevano un nome di rottura con il passato. La scelta è caduta su Mirage, ma si sono accorti troppo tardi che il nome era stato già brevettato in Europa, così hanno ripiegato su una denominazione conosciuta e propria del marchio. Magari ci voleva più fantasia per sottolineare anche da noi la novità radicale della Space Star. Figlia infatti del progetto Global Small, porta al debutto una nuova piattaforma destinata a fare da base ad altri modelli, tutti costruiti nel nuovo stabilimento inaugurato in Thailandia lo scorso aprile che ora marcia al ritmo di 120mila pezzi all’anno, ma per l’estate farà salire la propria potenza di fuoco a 200mila unità da smistare in tutti i continenti, anche quello americano dove il mercato delle piccole si sta aprendo sotto la spinta di numerose novità.

Efficiente per nascita. Lunga 3,71 metri, la nuova Space Star si situa a cavallo dei segmenti A e B. È larga 1,66 metri, alta 1,69 e ha un passo di 2,45 metri. Lo stile non dice niente di nuovo, anzi si notano somiglianze con altre auto giapponesi – vd Nissan Micra – ma va oltre per l’efficienza a partire dal cx di 0,27, un vero record per la classe grazie a un lavoro di fino intorno alle ruote e al sottoscocca, ma anche per la particolare forma del tetto che si abbassa bruscamente alla fine e prosegue grazie a uno spoiler provvisto di un labbro per recuperare deportanza. Altro primato della nuova Mitsubishi è il peso: solo 845 kg, circa un quintale in meno della migliore concorrente. Un risultato ottenuto prima di tutto dimagrendo la scocca di 21 kg rispetto alla Colt e attraverso altre ottimizzazioni su ogni componente.

Più corta, ma più ospitale. Interessanti anche i risultati ottenuti in termini di packaging, ovvero di ottimizzazione dell’intera vettura. Ben il 65% della lunghezza della vettura è occupato da spazio utile tanto che l’abitabilità è superiore a quella della Colt che era lunga 3,94 metri, cioè 23 centimetri in più e lo stesso avviene per il vano bagagli che passa da 214 a 235 litri con la possibilità di abbattere le due porzioni dello schienale posteriore 60/40. L’abitabilità effettivamente è degna di un’auto di segmento B “pieno” ovvero lunga 4 metri. Anche chi siede dietro non ha problemi sia con le gambe sia con la testa e anche se la seduta è un po’ bassa e piatta, è comunque adatta per un’auto destinata ai piccolo spostamenti urbani. A protezione ci sono 6 airbag e nella dotazione di sicurezza ci sono anche l’ESP con assistenza per le partenza in salita (solo non il CVT). Il resto è improntato alla massima semplicità e il livello di finitura non guarda certo al particolare. Diverse infatti le viti a vista, dure le plastiche, manca lo specchietto dietro le alette parasole e perfettibile appare la scelta dei colori per i tessuti. Unico vezzo, qualche modanatura in nero lucido. Tutto però appare ben assemblato e senza scricchiolii.

Tre cilindri di poca sete. Nuovi anche i motori, due 3 cilindri di 1 e 1,2 litri provvisti di distribuzione a doppio albero a camme in testa con 4 valvole per cilindro e variatore di fase Mivec sul lato aspirazione. Tutti in alluminio, non hanno bisogno del controalbero per bilanciare le vibrazioni tipiche del 3 cilindri e condividono la stessa misura di alesaggio (75 mm) così mentre il piccolo ha un rapporto di compressione di 11,5:1 e misure praticamente quadre con un alesaggio di 75,4 mm, l’1,2 litri si ferma a 11:1 ed è un “corsa lunga” con 90 mm. Il primo eroga 71 cv a 6.000 giri/min e una coppia di 88 Nm a 5.000 giri/min, il secondo ha 80 cv e 106 Nm a 4.000 giri/min. Grazie alla leggerezza e alla scorrevolezza del corpo vettura oltre che allo stop&start e al recupero dell’energia di serie, i valori di omologazione sono il nuovo riferimento: il mille consuma 4 litri/100 km pari a 92 g/km di CO2 mentre l’1.2 sale di poco rispettivamente a 4,1 e 96 g/km. Quest’ultimo valore è ancora migliore (95 g/km) con il cambio CVT a variazione continua.

Fatta per la città. Su strada la Space Star è una vettura soprattutto pratica e maneggevole perché offre una buona visibilità – sarà possibile avere anche la telecamera posteriore incorporata nello schermo da 7 pollici del sistema di navigazione – e un raggio di svolta molto ridotto (solo 4,6 metri). Il sedile di guida non è regolabile in altezza, né il piantone in profondità – anzi rimane piuttosto pesante se volete regolarlo più in alto la prima volta – eppure la posizione giusta si trova subito. Lo sterzo è leggero, poco diretto (3,48 giri volante) proprio di una vettura che non nasce certo per dare emozioni, ma per fornire comunque un buon comfort sia per l’assorbimento delle sospensioni, sia per la rumorosità, ma sempre con un comportamento stradale sicuro e prevedibile. I 3 cilindri si fanno sentire solo quando si tira e il mille appare un po’ più silente e fermo, ma è con l’1,2 litri accoppiato al CVT che la giapponese dà il meglio, soprattutto se guidata pigiando con giudizio l’acceleratore, una conferma ulteriore che la città è il suo ambiente naturale.

Arriva in estate, poi l’elettrica. La Mitsubishi Space Star arriverà sul mercato italiano alla fine dell’estate in due livelli di allestimento a un prezzo che non è stato ancora deciso, ma che dovrebbe restare al di sotto dei 12mila euro con un livello di dotazione che in ogni caso comprende tutto quanto sopra menzionato. I volumi di vendita previsti per l’Europa nell’anno fiscale 2013 – ovvero fino alla fine di marzo 2014 secondo le regole giapponesi – parla di 20mila unità, ben 6mila delle quali in Italia dove la casa giapponese può contare su 88 concessionari. Non previsto in alcun modo un Diesel, mentre ci sarà sicuramente una versione completamente elettrica. Su questa piattaforma poi arriveranno altri modelli, primo fra tutti un piccolo Suv previsto per il 2014 cui dovrebbero seguire un monovolume e un’auto di taglia leggermente più grande.

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Giovedì 14 Febbraio 2013 - Ultimo aggiornamento: 13-06-2017 18:21 | © RIPRODUZIONE RISERVATA