La Corte penale dell’Aia e il teatrino di un’accusa: molti mandati di cattura nessun leader in manette

La corte penale è stata fondata nel 2002. Aderiscono 124 Paesi, non Israele e Stati Uniti

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di Vittorio Sabadin
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Lunedì 20 Maggio 2024, 23:25

La Corte Penale dell’Aia è un organismo internazionale fondato il 1° luglio del 2002 a Roma. Giudica i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra solo se lo stato nel quale i responsabili vivono non li porta a giudizio. Ne fanno parte 124 paesi che hanno scelto volontariamente di aderirvi, tra i quali l’Italia, ma non gli Stati Uniti, Israele e la Russia.

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I giudici che compongono la Corte vengono eletti dall’assemblea degli aderenti sulla base di candidature presentate dagli stati. Vi lavorano migliaia di persone, e la struttura costa moltissimi soldi. In 22 anni di attività la Corte Penale ha emesso numerosi mandati di cattura, ma ne ha eseguiti davvero pochi. Giudicare i tribunali sul numero di condanne è sempre scorretto, perché le assoluzioni non sono una sconfitta, ma la conferma che la giustizia funziona. La giustizia internazionale può però vantare di fatto solo la condanna dei criminali della guerra bosniaca: Radovan Karadzic, Ratko Mladic e Slobodan Milosevic.

I paesi che non aderiscono alla Corte l’accusano di occuparsi unicamente dei crimini di cui non sono responsabili governi occidentali: non c’è nessun procedimento aperta sui crimini di guerra degli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan, o di quelli dei britannici a Kabul, sui quali si è pure indagato.

La richiesta di arresto annunciata ieri per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant, è stata bilanciata politicamente da quella per i leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Deif, Ismail Haniyeh e Diab Ibrahim Al Masri, un accostamento che equiparando chi ha scatenato il conflitto con chi ha subito l’attacco è apparso molto inopportuno. Il mandato di cattura dovrà ora essere validato dalla Corte penale e non è ancora nella fase esecutiva. A chiedere il mandato di cattura è stato Karim Kahn, l’attuale capo della procura, un britannico molto preparato, laureato a Oxford, che ha scalato in fretta i vertici della procura. Kahn è anche una persona molto prudente, che sa come muoversi nei circoli internazionali e sta attento a non commettere passi falsi. Prima di decidere per l’arresto di Netanyahu avrà sicuramente consultato qualcuno al Foreign Office e forse ottenuto un via libera dal governo britannico.

La cosa sorprendente, e allo stesso tempo significativa, dell’annuncio di ieri è che la procura dell’Aia nella sua indagine non si è avvalsa solo dei propri collaboratori, ma ha chiesto la copertura di un team di esperti internazionali, tutti concordi sul fatto che ci fossero le basi giuridiche per chiedere l’arresto. Di questo team fanno parte Amal Clooney, la moglie dell’attore, una brillante avvocata e giurista libanese oggi cittadina britannica, esperta di diritti umani, e Theodor Meron, un giudice americano nato in Polonia da una famiglia ebrea che fu rinchiuso dai nazisti in un campo di concentramento. George Clooney è molto vicino al partito democratico e ai suoi ultimi presidenti, Meron è un autorevole giurista, molto ascoltato dalla politica e dal mondo della finanza americani.

LA RETE INTERNAZIONALE
Si fa l’ipotesi che il presidente Biden, che pure ha criticato la procura dell’Aia, non sia estraneo all’iniziativa e abbia incoraggiato la Gran Bretagna a garantire a Karim Kahn una copertura politica per la sua clamorosa richiesta. Resta il fatto che nessun leader per il quale sia stato emesso un mandato di cattura internazionale è stato arrestato o ha perso il potere finché era in carica. Vladimir Putin è ricercato dalla Corte dell’Aia, ma è ancora al suo posto e la scorsa settimana discuteva con Xi Jinping a Pechino. I criminali della Bosnia sono stati incarcerati 10-15 anni dopo l’emissione del mandato di cattura e in tutto questo tempo sono vissuti a casa loro, come un qualunque mafioso ricercato in Sicilia. Sono stati consegnati all’Aia solo quando hanno perso il potere e la protezione del governo in carica.

L’arresto segue la caduta di un leader politico, ma non la causa. È molto difficile che il mandato di cattura acceleri la fine di Netanyahu, ed è del tutto impossibile che Israele lo consegni all’Aia. Anche i leader di Hamas ricercati sono in una botte di ferro, e resteranno al loro posto finché Israele non troverà il modo di catturarli o di ucciderli. Di certo, non andranno mai in Olanda. La Corte penale sembra un organismo inutile, ma non è così: è già un successo il fatto che esista e che persegua i crimini contro gli esseri umani. Qualcuno deve farlo, anche se è tremendamente difficile riuscirci.

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