Napoli Est, 20mila euro al killer dell’ingegnere: «Una villa dietro il raid»

Arrestato imprenditore 73enne come presunto mandante

Corso Protopisani, il corpo dell'ingegnere ucciso
Corso Protopisani, il corpo dell'ingegnere ucciso
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 1 Maggio 2024, 07:59 - Ultimo agg. 2 Maggio, 07:43
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Ventimila euro al presunto killer dell’ingegnere Salvatore Coppola. Soldi che sarebbero stati versati solo in parte dal mandante del delitto nelle mani dell’esecutore materiale. Un’inchiesta che da ieri ha fatto registrare un passo in avanti: ieri è stato arrestato il presunto mandante del delitto ed è stato ricostruito anche il possibile movente dell’agguato dello scorso 12 marzo.

A finire in cella è il 73enne Gennaro Petrucci, originario di San Giovanni a Teduccio e titolare di un negozio di vernici, conosciuto anche per essere marito di Silvana Fucito (meno di 20 anni fa vittima del racket e indicata come imprenditrice coraggio nella lotta alla camorra; la donna è ovviamente estranea al delitto dell’ingegnere Coppola). Una svolta, dunque, che offre altre tessere del mosaico investigativo: Gennaro Petrucci è stato fermato dalla Mobile con l’accusa di aver offerto 20mila euro a Mario De Simone, il 64enne arrestato lo scorso otto aprile come presunto esecutore materiale del delitto consumato il 12 marzo, all’interno del garage di un market in corso Protopisani. Movente? Petrucci, secondo le indagini, aveva denunciato Coppola in quanto ritenuto responsabile di essersi aggiudicato in un’asta immobiliare la villa con piscina in cui Petrucci vive assieme alla moglie Fucito. Lo riteneva responsabile di aver messo in piedi una procedura poco chiara, come capofila di interessi riconducibili a Salvatore Abbate (imprenditore condannato nel processo Sma, possedeva quattro milioni di euro nella cantina, ndr). Inchiesta condotta dai pm della Procura di Napoli Sergio Raimondi, Maria Sepe e Rosa Volpe, domani la convalida del fermo a carico di Gennaro Petrucci, come mandante del delitto.

Le intercettazioni

La notizia è emersa ieri nel corso dell’udienza del Riesame chiesto da Mario De Simone. Assistito dall’avvocato Melania Costantino, il 64enne De Simone si dichiara innocente; difeso dal penalista Antonio Bucci, anche Petrucci si dice fiducioso nell’operato della magistratura, ma anche pronto a dimostrare la correttezza della propria condotta.

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Ma torniamo al fermo del presunto mandante. Inchiesta della Mobile del primo dirigente Giovanni Leuci, il 73enne è stato fermato sull’onda di intercettazioni ambientali. Nel carcere di Secondigliano, De Simone riceve le figlie e chiede loro più di una volta di parlare con “Zia Anna”, per avere i soldi dell’avvocato. Poi, prima di lasciare le figlie dice che si trova in cella con «due vecchietti, uno dei quali si chiama Gennaro Petrucci»: un falso, che serviva ad introdurre il nome di Gennaro Petrucci e ad associare l’argomento soldi al presunto mandante. Intercettato al telefono, il fratello di De Simone si sfoga, alludendo all’aspetto economico: «Perché? Perché? (dice a proposito del delitto dell’ingegnere) Per 20mila euro? Ma glieli hanno dati questi soldi?». È sempre in carcere, che Mario De Simone sibila alle figlie: «Mi devono dare altri 14mila euro, fateveli dare da Zia Anna...».

Intanto, agli atti spuntano anche dei contatti tra il presunto mandante Petrucci e il presunto killer De Simone: confrontando le celle dei due telefonini, spicca che i due si sarebbero incontrati il 16 marzo a Portici. Quattro giorni dopo l’omicidio dell’ingegnere: a che serviva l’incontro? Per versare una tranche dei 20mila euro pattuiti?

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