Abarth Sport 2000 del 1968

Inaugurata a Mirafiori Abarth Classiche, storia dell’auto nel segno dello Scorpione

di Sergio Troise
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TORINO - Costruire il futuro guardando al passato. E’ attorno a questo credo che è nata a Torino Abarth Classiche. Una iniziativa di business (restauri, servizi, assistenza, vendita di ricambi, merchandising) e tuttavia nobile, in quanto mirata a salvaguardare il patrimonio tecnico, sportivo, culturale, legato alla storia del marchio fondato nel 1949 da Carlo Abarth, passato nel 1971 sotto il controllo della Fiat e oggi ancora protagonista in pista e sul mercato.

A capo del progetto c’è Roberto Giolito, l’uomo che ha firmato il design della 500 moderna, oggi responsabile del settore heritage di FCA. Con lui collaborano Paolo Gagliardo, numero 1 del marchio Abarth, e Roberto Simoni, responsabile del marketing e delle attività racing. Un management appassionato, che ha messo al centro del progetto i valori della storia, della tradizione, della cultura, dell’autenticità, con l’obiettivo dichiarato di tenere sempre saldo il rapporto tra il passato glorioso del marchio e il suo futuro. Un futuro che non spaventa, visti i progressi continui dello Scorpione, che nel 2015 – è stato ricordato – “ha incrementato le vendite del 50% in Europa”.
Il marchio Abarth è cresciuto anche nel settore racing, grazie al successo dei trofei monomarca, in cui gareggiano i “piccoli mostri” preparati e assistiti sotto gli stessi capannoni di Mirafiori dove ha sede la sezione dedicata alle storiche.

L’attenzione alle corse (e alla storia) è stata di recente confermata anche dal debutto al Mugello, nel campionato italiano Endurance, della 695 Biposto Record, costruita in serie limitata di 133 esemplari (tanti sono stati i record ottenuti dalle vetture dello Scorpione), avvenuta il 20 ottobre, nel 50° anniversario del record di accelerazione sul quarto di miglio. Se non bastasse, dalla Germania è appena giunta notizia che i tedeschi hanno scelto i propulsori Abarth 1.4 T-Jet per motorizzare le piccole monoposte della Formula 4 (categoria aperta ai giovanissimi, che fa da anello di congiunzione tra kart e Formula 3). “Una fornitura che ci inorgoglisce” dicono a Torino, dove finora Abarth ha lavorato solo per la Formula 4 italiana e per la Scuola Federale di ACI Sport.  

Abarth Classiche ha sede presso le officine Abarth di Mirafiori, dove il 18 novembre è stato inaugurato l’atelier di restauro, 900 metri quadri per un’officina che in realtà è un salotto dell’heritage, dove i fortunati proprietari di vetture dello Scorpione potranno affidarsi alle mani di esperti per la cura, il restauro e la certificazione dei loro gioielli d’epoca. Finora, infatti, tutto è stato affidato all’improvvisazione e al “fai da te”. E purtroppo sono tante la Abarth pasticciate custodite nei garage di collezionisti privi di punti di riferimento attendibili.

Ora il marchio dispone di una documentazione catalogata e digitalizzata, messa insieme grazie alla collaborazione del Registro Italiano Fiat e di ex dipendenti dell’Abarth. Sono disponibili anche i disegni tecnici originali, indispensabili per mantenere la conformità e ottenere la certificazione di autenticità di componenti meccanici come motore, cambio, scarico, sospensioni. Un lavoro complesso, per il quale ci si avvale anche della collaborazione dell’ASI e della FIVA.

Il restauro avviene in varie fasi, dalla ricerca storica alla delibera della vettura. L’auto da restaurare può essere ritirata da addetti dell’Abarth e trasportata in sede, dove si provvederà a redigere un preventivo di spesa. Una volta avviato il lavoro, il cliente viene costantemente informato sull’avanzamento delle operazioni, al termine delle quali la vettura riceve una certificazione con un dossier molto completo, contenente tutti i particolari del modello e i dettagli del restauro.

Il progetto prevede anche la creazione del Registro Abarth, con lo scopo di radunare tutti gli appassionati del marchio e di coinvolgerli in una serie di attività che spaziano dalla partecipazione ai raduni alle corse per auto storiche, nelle quali sarà l’Automobile Club d’Italia, attraverso Aci Storico, a gestire gli eventi. Madrina delle iniziative è Anneliese Abarth, vedova di Carlo, ancora oggi entusiasta custode della gloriosa storia dell’azienda fondata dal marito, testimonial e animatrice di varie iniziative come presidente della Carlo Abarth Foundation.

Grazie ad Annaliese Abarth è stato possibile ricostruire, all’interno delle officine di Mirafiori, anche l’ufficio di Carlo Abarth, utilizzando l’arredamento della sede storica di Corso Marche. Un luogo suggestivo, dove non mancano elementi caratterizzanti come i suoi occhiali e il cestino di mele: il fondatore dello Scorpione seguì una ferrea dieta basata proprio sulle mele, frutto che gli ricordava la natia Austria, per perdere il peso necessario a entrare nell’abitacolo della monoposto con cui stabilì personalmente il record di accelerazione sul quarto di miglio nel 1965.

“Era un uomo appassionato, geniale, futurista”, ci ha raccontato la signora Annaliese, mentre si lasciava fotografare accanto a una piccola Abarth 695 fresca di restauro: una di quelle piccole utilitarie derivate dalla 500 del secolo scorso, che grazie ai kit di elaborazione firmati Abarth consentivano a giovani e meno giovani di cimentarsi con successo nelle competizioni usando l’auto di tutti i giorni.

Abarth Classiche curerà il restauro sia delle auto stradali sia da competizione, comprese quelle marchiate Lancia che hanno corso in seguito allo sviluppo e all’elaborazione effettuate dai tecnici di Corso Marche. Rientrano pertanto in questo elenco tutte le vetture prodotte dagli anni 50 in poi: le Cisitalia 204, l’Abarth 1500 su base Fiat 1400, i prototipi carrozzati da Ghia, l’Abarth 2000 su base Alfa Romeo 1900 Sprint, per poi arrivare alle popolari Fiat 600 e 750 di derivazione Abarth, le 500 derivate Abarth e le 750 Abarth carrozzate da Zagato, le famose “doppia gobba”.

Tra le auto degli anni 60 spiccano le 850 e 1000 TC, anche nelle varianti Nurburgring, le piccole Abarth 595 e 695, comprese le speciali SS e Assetto Corsa, le 750 Zagato Record Monza e le grandi 2200 e 2400. Non mancano le corsaiole Abarth 1000 Bialbero, le Simca-Abarth 1600 GT e 2000 GT, le Fiat Abarth 2300 S Coupé, le 850 OT e 1000 OT, sino alla “mostruosa” OT 1600. All’elenco vanno aggiunte le OT 2000, la OT 1300 Periscopio, le 2000 Monoposto Record, le OT 1000 Coupé, le 1000 OTS e la OT 2000.

Gli anni 70 sono caratterizzati dalla Fiat 124 e dalla Fiat 131, l’auto che successivamente (anni 80) si sarebbe fregiata del titolo di campione del mondo rally, purtroppo dopo la morte di Carlo Abarth, avvenuta il 24 ottobre 1979, sotto lo stesso segno della nascita, quello dello scorpione. I Settanta, invece, furono gli anni delle piccole Autobianchi A112 Abarth (58 e 70 hp), le ultime auto alle quali si dedicò personalmente Carlo Abarth, come consulente del Gruppo Fiat. Quelli furono anche gli anni delle incredibili 3000 Prototipo, le monoposto e le biposto che corsero e vinsero moltissime competizioni, dominando soprattutto nelle cronoscalate.  Ma la storia dello Scorpione non si ferma qui: non vanno infatti dimenticate le Lancia Rally 037, Delta S4 e tutte le versioni integrali della Delta, oltre ai modelli utilizzati nei trofei monomarca Fiat: Uno 70S, Uno Turbo a iniezione elettronica, Fiat Cinquecento 900 e Sporting Kit.

Arturo Merzario è stato l’ospite d’onore all’inaugurazione di Abarth Classiche. Il pilota di Chiavenna (tuttora in attività amatoriale, nonostante le 72 primavere) gareggiò negli anni 60 con vetture Abarth, prima da privato, poi come pilota ufficiale. Viste le prestazioni con la piccola 1000 bialbero preparata da Samuele Baggioli, Carlo Abarth lo ingaggiò prima come collaudatore (1967) poi come pilota ufficiale. Nel 1968 vinse il Campionato Italiano della Montagna alla guida della 1000 Barchetta SP; nel ’69 la svolta della carriera con la vittoria (bissata nel 1970) sul circuito stradale del Mugello e il secondo posto (e primo della categoria Sport) nel campionato europeo della montagna. “Quei successi con l’Abarth mi misero in luce, tanto da essere poi chiamato anche da Enzo Ferrari” racconta oggi Merzario, non mancando però di sottolineare l’ammirazione per Carlo Abarth, “un costruttore geniale, che trasformò in business la sua passione e fece scoprire l’automobilismo a tantissimi giovani, mettendoli in condizione di divertirsi, su strada e in pista, con soluzioni geniali, alla portata di tutti”.  

La straordinaria popolarità del marchio Abarth è legata infatti ai successi di tanti piloti dilettanti, i cosiddetti piloti della domenica, quelli che nel fine settimana indossavano casco e tuta a andavano a sfogare la passione per i motori nelle gare in salita o in pista. E non solo in Italia. Sono state seimila le vittorie ottenute nel mondo da vetture dello Scorpione. E sono tutte catalogate in "Abarth: the Scorpion's wins", libro che fa il paio con “Abarth: the Scorpion’s Tale”, una sorta di opera omnia sulla storia del marchio, edita grazie al Registro Fiat e curata da Sergio Seccatore, storico disegnatore di Carlo Abarth. In tre volumi, la pubblicazione comprende anche disegni tecnici e documentazione inedita delle vetture costruite tra il 1949 e il 1971. Per gli appassionati dello Scorpione, un’opera imperdibile.

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Domenica 13 Dicembre 2015 - Ultimo aggiornamento: 22-12-2015 13:22 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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