La Jeep Renegade

Jeep Renegade, svelati i sette piccoli segreti da scoprire uno alla volta

di Sergio Troise
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BASSELLA - Quando la Jeep Renegade venne presentate, nel 2014, al Salone di Ginevra, nessuno ne parlò. Ancora niente in occasione della visita alla fabbrica di Melfi e dei primi test su strada. Fatta salva qualche rarissima eccezione, non ne parlano mai neanche i venditori quando illustrano l’auto ai potenziali acquirenti che si presentano nelle concessionarie. Eppure la piccola Jeep cela alcuni segreti che la rendono ancor più intrigante di quanto già sia.

Gli americani li chiamano “easter eggs”, come le sorprese nascoste nelle uova di Pasqua. Nulla di fondamentale, dunque, ma vale la pena scoprirli, uno per uno: aiutano a entrare meglio nello “spirito Jeep”, marchio che ha fatto della libertà, dell’avventura e della voglia di scoprire qualcosa di nuovo i suoi irrinunciabili must. “E svelano anche una insospettabile dose d’autoironia”, come osserva Andrea Ceccarelli, responsabile del prodotto.

Segreto numero 1. Sulla base del parabrezza, in basso, verso destra, in parte occultato dal tergicristallo, solo un occhio attento può scorgere un disegnino nero, piccolo piccolo, “immerso” nel cristallo: rappresenta una Jeep Willys stilizzata, guidata dall’”uomo delle nevi”. Simboleggia l’origine del marchio Jeep, la mitica Willys dell’esercito Usa nata nel 1941, e – con l’uomo delle nevi – evoca lo spirito d’avventura legato all’esplorazione di territori tutti da scoprire. Una chicca deliziosa, che in alcuni casi spunta anche nei cerchi ruota in lega.

Segreto numero 2. Quando ci si mette al volante e si avvia il motore è improbabile che l’occhio cada sulla cornice del pulsante d’avviamento. Al massimo si legge, distrattamente, la scritta Stop/Start. Ma se andate a curiosare, aguzzando la vista scoprirete che sulla cornice in plastica nera, sotto al pulsante, compare una scritta in sovrimpressione, in cui si legge: “To new adventures”. Come a dire: stai partendo per nuove avventure. Certo, un po’ eccessivo per chi usa la Renegade per accompagnare i figli a scuola o andare al lavoro… ma la frase va interpretata in senso lato: in fondo può essere un’avventura anche trovare un parcheggio, o affrontare il traffico…

Segreto numero 3. Quando si ripongono le chiavi, o il telefono, o gli occhiali, nella piccola vaschetta portaoggetti al centro, tra i due sedili anteriori, davanti alla leva del cambio, il movimento è quasi automatico, lo si fa senza neanche guardare. Eppure, in quella vaschetta, c’è qualcosa da scoprire: il tappetino in gomma, infatti, non ha una superficie liscia. Se passate un dito ve ne accorgerete. E se aguzzate la vista scoprirete che quel tappetino è in realtà una mappa: la mappa del deserto del Moab, nello Utah, dove vengono testate tutte le Jeep.

Segreto numero 4. Come tutti i Suv, l’auto è un po’ alta da terra, ma non richiede sforzi particolari per salire a bordo, tantomeno per i passeggeri posteriori. Ciò nonostante, una piccola base di plastica nera sporge appena un po’ dalla parte inferiore del brancardo. A prima vista può sembrare una pedana in miniatura, in realtà è soltanto un accorgimento estetico, nulla di più: per “spiegarlo” bene, è stata inserita una scritta carica d’ironia: “No step” (non è uno scalino). Anche in questo caso, per vederla, bisogna aguzzare la vista.

Segreti numero 5 e 6. Sono celati, insieme, all’interno del minuscolo vano che ospita il tappo del serbatoio del carburante. La guarnizione in gomma non è liscia, ma presenta, in sovrimpressione, la sagoma di un ragno e una scritta che recita “Ciao baby”. Il ragno è una trovata che risale ai tempi della Willys, per sottolineare la capacità di consumare poco: sta ad indicare infatti che nel serbatoio possono formarsi delle ragnatele nel lungo tempo che intercorre tra un rifornimento e l’altro… Sulla scritta “Ciao baby” ci sono interpretazioni diverse. Potrebbe riferirsi al ragno, ma può essere anche un saluto del designer che ha firmato l’auto.

Segreto numero 7. Il settimo, più che un segreto, è una vera e propria “firma”, più presente e più visibile. Consiste nella riproduzione delle forme stilizzate dei fari tondi e delle sette feritoie che caratterizzano il frontale della grande maggioranza delle Jeep, la Renegade in testa. Sul piccolo Suv made in Italy compare un po’ dovunque, nei rivestimenti degli sportelli, nel vano motore, nel vano bagagli, nei vetri dei fari e delle luci posteriori, nei mozzi dei cerchi in lega.

Il segreto di Marchionne. L’amministratore delegato di FCA ha una passione speciale per il marchio americano. Possiede infatti due Jeep: una superpotente Grand Cherokee SRT e una piccola Renegade One Off, ovvero un esemplare unico, realizzato su misura per lui e ispirato al concept Hard Style, che si distingue per prese d’aria supplementari sul cofano, per i cerchi da 16’ (invece che da 17’) adatti al montaggio di pneumatici grandi per il fuoristrada estremo e – soprattutto – per una verniciatura grigia, con effetto alluminio spazzolato, che richiede una tecnica specifica, oltre che costi e tempi elevati. Per accontentare il boss, si è ricorso al wrapping, ovvero all’incollaggio di una patina adesiva che ha conferito alla carrozzeria della Renegade di Marchionne lo stesso aspetto del concept.
 

 

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Lunedì 13 Giugno 2016 - Ultimo aggiornamento: 07:27 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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