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PEBBLE BEACH - Era nata alla fine del 2020 come un gioco, una delle tante automobili immaginarie con la quali cimentarsi virtualmente sulle piste più veloci e impegnative. Ed invece la Bugatti Bolide diventerà realtà. La hypercar francese infatti, dopo essersi trasformata da ammasso di bit in un prototipo vero solo 10 mesi dopo, entro il 2024 diventerà anche un’auto che sarà prodotta in una serie limitata a 40 esemplari al prezzo di 4 milioni di euro (tasse escluse). L’annuncio è arrivato al Concorso di Eleganza di Pebble Beach dove la Bugatti ha portato anche la Chiron Super Sport, versione a coda lunga capace di superare i 440 km/h grazie ai 1.600 cv prodotti dal W16, 8 litri, quadriturbo. La Bolide condivide con la sorella questo vero e proprio monumento alla meccanica celebrando un’epoca che è destinata a chiudersi con la fusione di Bugatti con la croata Rimac, astro nascente delle supercar elettriche. Ma sia chiaro che la Bolide non è una Chiron ricarrozzata, bensì un’auto tutta nuova ed unica, l’espressione più pura di un marchio accusato di essere tutto cavalli e chilometri orari, ma a disagio in frenata e in curva a causa della sua massa e della sua aerodinamica.
La Bolide punta invece ad onorare la tradizione sportiva impersonata dalle leggendarie Type 35 e Type 57 degli anni ’30, capolavori di stile tecnologia e prestazioni, su strada come nelle competizioni dove raccolsero diverse affermazioni tra cui due trionfi alla 24 Ore di Le Mans (1937 e 1939). La Bolide è lunga 4,75 metri, larga circa 2 metri e alta meno di un metro e ha un’aerodinamica da prototipo arricchita di soluzioni estreme come la carrozzeria capace di cambiare forma. L’airscoop infatti è provvisto di superfici dalle quali fuoriescono, a seconda della velocità, fino a 60 rigonfiamenti, simili a quelli delle palline da golf e alti appena 10 mm, eppure in grado di far guadagnare alla Bolide il 10% in penetrazione aerodinamica e il 17% in deportanza con un carico a 320 km/h di 1.800 kg al retrotreno e di 800 kg.
Ma è nella ricerca della leggerezza che l’hypercar di Molsheim mostra il suo meglio grazie alle fibre di carbonio spesse fino ad un millimetro, alla bulloneria in titanio e ad altri materiali di derivazione aeronautica. Per migliorare le masse, le pinze di freno, i puntoni di spinta delle sospensioni e altri componenti sono realizzati con la stampa 3D così da raggiungere indici di resistenza incredibili con spessori inferiori al mezzo millimetro e masse misurabili in centinaia di grammi. Curato per l’utilizzo in pista è il raffreddamento del motore, del cambio doppia frizione a 7 rapporti, del sistema di trazione integrale a controllo elettronico e dell’impianto frenante, grazie anche ai cerchi in magnesio forgiato sagomati come una turbina. Il prototipo prometteva un peso di 1.240 kg a secco, ma gli esemplari definitivi si attesteranno sui 1.450 kg, un valore comunque eccezionale se rapportato alle potenze in campo.
Il W16 infatti è capace di erogare 1.850 cv e altrettanti Nm con la benzina a 110 ottani mentre si ferma a 1.600 con quella a 98 ottani. Vuol dire che, nel peggiore dei casi, il rapporto peso/potenza sarà di 0,9 kg/cv, valore degno di una Formula 1 con il pieno o di una moto supersportiva. Le prestazioni? Si parla di oltre 500 km/h, velocità raggiungibile da fermo in poco più di 20 secondi. Ma questa è la lingua delle Bugatti “normali”.
La Bolide invece è allestita secondo le norme FIA per l’utilizzo in pista e parla il gergo delle auto da corsa tanto che, secondo le simulazioni condotte al computer, sarebbe in grado di abbassare di 7 secondi e mezzo il record sul giro della 24 Ore di Le Mans della Toyota TS050 di Kamui Kobayashi (3’14”791) e di avvicinare quello stabilito sul Nürburgring dalla Porsche 919 Evo di Timo Bernhard (5’19”546). Dunque si candida ad essere l’auto da track day più veloce ed estrema che si sia mai vista sulla faccia della Terra, un vero e proprio proiettile capace di onorare il proprio nome e il mito di Bugatti.