Mini, triplete zero emission: la nuova Aceman nel mezzo tra Cooper e Countryman
Mini, triplete zero emission: la nuova Aceman nel mezzo tra Cooper e Countryman
Mini Cooper Cabrio, prodotto a Oxford il primo esemplare. Allarga la famiglia con la 3 e la 5 porte
Crescono le Mini, crescono le John Cooper Works. Era dunque prevedibile – ma soprattutto auspicabile – che il marchio inglese, rinnovando completamente tutta la propria gamma, affiancasse i nuovi modelli con la loro declinazione più sportiva e secondo la loro natura. Ecco allora che le prime John Cooper Works della nuova era sono elettriche. Aprono le danze le Cooper 3 porte e la Aceman che sotto il cofano hanno un motore sincrono da 190 kW (258 cv) e 350 Nm, immediatamente disponibili sotto l’acceleratore, ideali per esaltare il naturale carattere Mini, soprattutto quando si attiva la modalità Boost e ci sono 20 kW in più da scatenare. La batteria da 54,2 kWh è la stessa presente sulle rispettive versioni da 160 kW con un’autonomia che è di 371 km per la 3 porte e di 355 km invece per la Aceman che è più lunga, più alta e anche più pesante.
Per questo, nella classica prova di accelerazione da 0 a 100 km/h impiega 6,4 secondi, mezzo in più rispetto alla sorellina che di nature invece ne ha invece più di una. La Mini Cooper 3 porte John Cooper Works si può infatti ancora avere con il motore a benzina, un 2 litri da 231 cv e 380 cv accoppiato ad un cambio doppia frizione a 7 rapporti che le permette di fare lo 0-100 km/h in 5,9 s. e di raggiungere i 250 km/h contro i 200 km/h delle elettriche. Il 4 cilindri, con tanto di tubo di scarico centrale, c’è anche per la nuova Mini Cabrio e in gamma ha altre due versioni, tutte con motore da 2 litri, da 163 cv e da 204 cv. Il tetto, in tela e apribile elettricamente in 18 secondi, sulla versione più sportiva si può avere in nero con la Union Jack in grigio.
Le Cooper John Cooper Works elettriche si distinguono da quelle termiche per la calandra, la forma luminosa dei fari, i paraurti, i passaruota e per forma e dimensioni dello spoiler posteriori, ma sono accomunate dalla forte caratterizzazione sportiva e dall’utilizzo massiccio delle tinte rosso e nero. In Chilli Red sono infatti le pinze dei freni, ovviamente potenziati, e il tetto a contrasto che può essere anche con tutte e due le tinte sfumate, con o senza il cofano segnato dalle tradizionali bande longitudinali. Rivisto anche l’assetto, più basso e rigido, con l’adozione di pneumatici su cerchi da 18”. Sono invece da 19” quelli della Aceman che, nascendo elettrica ed essendo un modello inedito, non deve onorare alcuna consuetudine e non vive alcun dualismo.
Tutte le John Cooper Works invece, così come tutte le Mini dalle quali derivano, condividono lo stesso abitacolo improntato alla semplicità con la giusta caratterizzazione sportiva data dai sedili, dai rivestimenti in nero con cuciture rosse, e dall’illuminazione ambiente emessa attraverso i materiali che ricoprono plancia, portiere e tetto. Il patrimonio comune è rappresentato dallo schermo centrale circolare, l’head-up display con visualizzazione a realtà aumentata 3D e la dotazione di sistemi di assistenza alla guida che permettono di affrontare le insidie del traffico anche quando non siamo concentrati nel gustarci tutte le delizie che le John Cooper Works promettono di dispensare.