La Renault Captur E-Tech ibrida plug-in è riconscibile unicamente dalle scritte e dallo sportellino supplementare per la presa di ricarica della batteria

Renault Captur E-Tech, il bello dell’ibrido plug-in debutta sulla più accessibile del mercato

di Nicola Desiderio
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FABRO – L’elettrificazione dell’auto ha bisogno di ulteriore energia e Renault la fa arrivare attraverso la Capture E-Tech, la prima ibrida plug-in della sua storia innestata su un modello che nel 2013 ha inventato il segmento dei B e che, dopo 190mila unità vendute da allora, lo conduce ancora resistendo all’attacco delle concorrenti, sempre più numerose e agguerrite. Una congiunzione dunque emblematica tra due percorsi di successo per la Losanga: uno dei modelli più indovinati degli ultimi anni che incontra e una strategia che entro il 2022 prevede 8 modelli elettrici e 22 ibridi per il plug-in più accessibile del mercato. Da qui può venire l’energia per legittimare la propria posizione in un segmento dell’elettrificazione che ha visto le proprie vendite più che triplicare nei primi 9 mesi dell’anno.

E fu proprio nel 2013 che Renault iniziò a studiare il sistema ibrido modulare E-Tech che oggi equipaggia Clio, Mégane e Captur e che nel 2014 fu presentato al Salone di Parigi sulla Geolab, concept di auto di segmento B dal peso inferiore di mille kg, dall’aerodinamica molto affinata (cx di 0,235) e dotata di un sistema di propulsione composto da un 3 cilindri mille da 75 cv, un elettrico da 40 kW, cambio a 3 rapporti e batteria da 6,7 kWh per una percorrenza ad emissioni zero di 65 km e un consumo di un litro per 100 km pari ad emissioni di CO2 di 22 g/km. Sembrava fantascienza ed invece alcuni di quei risultati sono stati raggiunti grazie all’esperienza accumulata con l’elettrico, in Formula 1 e con un lavoro che ha portato a depositare oltre 150 brevetti.

Rispetto alla Clio, è identico il motore a combustione interna, il 4 cilindri 1.6 aspirato da 91 cv. La parte elettrica invece è decisamente più sviluppata. Il motore elettrico da 36 kW e il generatore da 15 kW sono sostituiti rispettivamente da due unita da 49 kW e 25 kW. La funzione del primo è fornire trazione, quella del secondo è sincronizzare la velocità degli ingranaggi per poter avere una trasmissione automatica a 4 rapporti senza che vi sia bisogno di frizioni. Il sistema sviluppa 160 cv (+20 cv) e può funzionare sia in serie sia in parallelo mentre la batteria ha una capacità di 9,8 kWh con un caricatore di bordo da 3,7 kW. Se si ha a disposizione una wallbox o una colonnina, per un pieno ci vogliono 3 ore, dalla spina domestica il tempo cresce a 5 ore.

La scheda delle prestazioni dice che la Captur ibrida plug-in raggiunge 173 km/h, accelera da 0 a 100 km/h 10,1 s. e dichiara un consumo WLTP di 1,4 litri/100 km pari a 34 g/km di CO2, sempre per i primi 100 km percorsi con la batteria completamente carica. In elettrico, la velocità massima è invece di 135 km/h e l’autonomia è di 50 km nel ciclo misto che sale a 65 km in quello urbano. I flussi di energia del sistema sono visualizzati sullo schermo da 10” del sistema infotelematico e sulla strumentazione che separa le indicazioni relative al motore termico da quelle dell’elettrico attraverso i colori: bianco per il primo e verde per il secondo.

All’avviamento, il sistema parte in elettrico, ma dopo 17 km/h, se avete il piede pesante avvia anche il 4 cilindri mentre prosegue a pistoni fermi se lo avete leggero. Con Pure invece si costringe la vettura ad andare ad emissioni zero, con Sport si ottiene il massimo delle prestazioni dai due motori. Con E-Save invece si conserva almeno il 40% della ricarica della batteria in modo da tenerla lungo i trasferimenti extraurbani con l’obiettivo di andare in elettrico tra le strade della città di destinazione. In ambito urbano, conviene quindi mettere la leva del cambio – che è la stessa della Clio E-Tech e della Zoe elettrica – in B per massimizzare il recupero di energia e usare di meno il pedale del freno.

Ovviamente, in queste condizioni la Captur gongola nel fare l’elettrica, ma si comporta davvero bene anche fuori le mura grazie alla spinta morbida quanto efficace creata dall’alternanza o dalla collaborazione dei due motori. I passaggi tra le varie modalità sono fluidi ed impercettibili, così come quelli di marcia mentre qualche indecisione si manifesta in scalata. Il comportamento stradale è caratterizzato dalla compostezza. Gli oltre 250 kg in più rispetto alla versione dCi 115 sono però piazzati più in basso e meglio ripartiti sui due assali, le sospensioni fanno bene il loro lavoro e lo sterzo è incisivo anche ai piccoli angoli. In curva il rollio è contenuto e il comfort sempre apprezzabile grazie alla silenziosità che viene mantenuta anche a velocità autostradale.

Rimangono inalterate le altre caratteristiche ben note della Captur come l’abitabilità, la capacità del bagagliaio (379-1.275 litri) modulabile attraverso il divano scorrevole e la sicurezza a 5 stelle EuroNCAP grazie ai moderni sistemi di assistenza alla guida. La E-Tech è disponibile solo negli allestimenti Intens e Initiale Paris a partire da 32.950 euro che ne fa la ibrida plug-in più accessibile sul mercato ai quali bisogna defalcare almeno 2.500 euro euro di bonus statale che diventano 4.500 con la rottamazione, più gli incentivi che alcune Regioni concedono a questo tipo di veicoli. Per valorizzare al massimo questo tipo di auto è però necessario vincere la tentazione di rifornirla solo di benzina e di ricaricarla con costanza. Così facendo, questa Captur potrà trovare il vero motivo della propria esistenza.

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Giovedì 29 Ottobre 2020 - Ultimo aggiornamento: 01-11-2020 15:32 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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