La nuova Jeep Wrangler nelle due versioni con sullo sfondo la mitica Willys

Wrangler, il mito si rinnova. Jeep lancia la nuova generazione: un 4x4 estremo e sempre più unico

di Giorgio Ursicino
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DETROIT - «L’hanno rifatta!». Così esclamò qualche anno fa Sergio Marchionne fingendo abilmente di restare sorpreso di fronte alla nuova generazione della Viper, la più poderosa delle muscle car americane. Una vipera con il cofano maestoso per coprire un V10 aspirato di ben 8 litri di cilindrata, magico modo di far rivivere la tradizione. L’ad sgranò gli occhioni lasciando credere che gli ingegneri di Auburn Hill avessero realizzato la belva senza il suo indispensabile consenso. Un’operazione simile, ma dalla portata e dalle ambizioni molto più ampie, il Chrysler Group fiore all’occhiello di Fca l’ha ripetuta qualche mese fa al salone di Los Angeles alzando il velo dalla nuova Wrangler, la più famosa e iconica di tutte le fuoristrada, un’inarrestabile signora erede della mitica Willys che viaggia spedita verso il suo ottantesimo compleanno. Il ceo del gigante italo-americano questa volta non era all’anteprima del mito nella città degli angeli, ma la simpatica scenetta non si sarebbe in ogni caso ripetuta perché di Wrangler e di tutto quello che accade in Jeep il manager italo-canadese conosce ogni dettaglio.
 

Marchionne ha chiaramente a cuore tutti i brand di Fca e in questo periodo è molto soddisfatto poiché il valore dell’azione si è incredibilmente rafforzato e i risultati finanziari sono addirittura migliori dei target molto ambiziosi previsti dal piano del 2014. Grande attaccamento allo scenario da lui ridisegnato, quindi, ma in particolare a Jeep che, a parte Ferrari, è il vero gioiello di Exor e gemma splendente di Fiat Chrysler. Il ceo intuì subito l’enorme potenziale del brand, un marchio unico con valori premium che era addirittura il simbolo del segmento di mercato ormai sul punto di esplodere, quello dei Suv.

Secondo Marchionne nei prossimi anni Jeep potrà crescere fino a conquistare il 20% del suo segmento in tutti i paesi del mondo (qualcosa come 5 milioni di veicoli l’anno) e, grazie a questa impennata, l’intera Fca potrebbe raddoppiare gli utili. Solo chi ha uno straordinario passato può sognare un futuro radioso; così, qualche anno fa, l’ad ha deciso di tenere ben viva la tradizione dando il via libera alla nascita dell’ennesima Wrangler, un modello rimasto ormai unico sulle scenario planetario poiché tutti i rivali che orbitavano in quell’area si sono ritirati, rinunciando agli off road nudi e puri, le cui peculiarità restano la voglia di avventura, la capacità di superare ogni ostacolo e raggiungere qualsiasi metà, con una straordinaria passione di vivere all’aria aperta e a contatto con la natura. Senza esagerare new Wrangler è così bella da lasciare quasi senza fiato, cosa che è avvenuta prima sullo stand dell’Auto Show californiano poi su quello di Detroit. La cosa più sorprendente, però, è che la nuova Jeep ha scaldato gli animi anche al tecnologico Ces di Las Vegas dove sotto i riflettori c’erano i veicoli del futuro, quelli a zero emissioni e a guida autonoma.
 

 

La nuova Wrangler è in linea con la filosofia del primo modello addirittura più delle generazioni che l’hanno preceduta, fa grandi passi avanti in tutte le direzioni, ma soprattutto resta un fuoristrada estremo. Il look è classico, addolcito sapientemente. Il frontale è un brand, con i fari tondi e le sette feritoie, ma per migliorare l’aerodinamica ha la parte superiore leggermente piegata all’indietro come è più inclinato il parabrezza che, con grandissima facilità, si ripiega sul cofano.

Altrettanto semplicemente si smontano portiere, portellone, vetrature laterali e tetto se la versione non è soft top. Wrangler a quel punto sembra un kart dalle ruote giganti, chi è a bordo ha l’impressione di andare in moto senza dover indossare il casco. Il telaio in longheroni è tutto nuovo, il passo è stato allungato sia nella versione 3 che 5 porte, gli angoli di “attacco” (44 gradi), “dosso” (27,8°) e “uscita” (37°) sono migliori di prima. Non mancano certo le marce ridotte, la trazione integrale (due diversi sistemi) e i bloccaggi elettrici dei differenziali Tru-Lock contenuti negli assali Dana next generation; la barra stabilizzatrice anteriore, inoltre, si scollega elettricamente, mentre la capacità di guado sale a 76 cm e l’altezza minima da terra a 27 cm.

Grande balzo in avanti con il cambio automatico a 8 rapporti che può essere accoppiato a 4 diversi propulsori due dei quali (i diesel) totalmente made in Italy. C’è il classico V6 Pentastar benzina 3.6 da 285 cavalli e il nuovo 4 cilindri due litri da 270. Chi preferisce il gasolio (in Europa) può avere l’inedito 2.2 da quasi 200 cavalli al posto del precedente 2.8, mentre per l’America presto arriverà un V6 da 260 cv (e 600 Nm di coppia) che promette meraviglie. Sorprendente l’abitacolo, un magico mix di heritage e innovazione, con grande display (fino a 8,7 pollici) e connettività elevata grazie al sistema Uconnect che ha le nuove funzionalità Apple CarPlay e Android Auto.
 

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Domenica 20 Maggio 2018 - Ultimo aggiornamento: 23:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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