Un parco auto

In media con l'Europa. La quota delle vetture acquistate da società è al livello degli altri paesi Ue

di Oscar Giannino
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ROMA - Il dato di aprile del mercato delle auto immatricolate in Italia, con -4,6% su aprile 2016 dopo un +12% del primo trimestre, ha acceso un campanello d’allarme. In realtà va ridimensionato, visti i due giorni lavorativi in meno rispetto al 2016. Ma si è spezzata così la lunga ripresa consecutivamente in atto da fine 2013, e che ha registrato nel 2016 il ritorno a 1,8 milioni di unità immatricolate, tornando al livello del 1986. Risalire ai 2,3-2,5 milioni del decennio 1997-2007 è fuori discussione, poiché fu l’effetto di massicci inventivi generali alla rottamazione. Ma le prospettive restano anche per il 2017 di crescita, stabilizzandoci ormai come terzo mercato europeo dopo Germania e Regno Unito e superando 1,9 milioni di unità in questo 2017.

Tuttavia il ritmo di crescita cala, tra il 4 e il 5% atteso in questo anno, un terzo del biennio che abbiamo alle spalle. E viene legittimo porsi una domanda. Il legislatore è proprio sicuro della scelta che ha fatto con la legge di bilancio 2017, che invece di confermare il superammortamento alle imprese l’ha ridotto esclusivamente per le auto direttamente strumentali, escludendo quelle dei liberi professionisti, delle ditte individuali, e quelle concesse a uso promiscuo per dipendenti? Il superammortamento del 140% previsto più estesamente nel 2016 aveva sprigionato i suoi benefici effetti.

Ora il settore aziendale e soprattutto il noleggio a lungo termine continuano a crescere ma meno, perché gli effetti del taglio si fanno sentire. E la domanda diventa: ma la Ragioneria Generale dello Stato si è fatta bene i conti? Oppure per contenere i saldi pubblici ha computato solo il maggior gettito derivante dal meno favorevole ammortamento, dimenticandosi però di compararlo al minor gettito Iva e fiscale complessivo da meno immatricolazioni?

Abbiamo fortemente il sospetto che sia la numero due, la risposta giusta a questa domanda. Se ci fermiamo alla sola Iva, negli ultimi 3 anni lo Stato ha aumentato gli incassi tra il 20% e il 25% annuo, passando da 4,78 a 6,7 miliardi, a fonte di un fatturato auto passato da 19,3 a 20,4 miliardi. Come si vede, l’aumento di gettito è più che proporzionale rispetto all’andamento del mercato auto. Ergo restringere il superammortamento nel 2017 si rivelerà per lo Stato un cattivo affare. A fronte di un calo del tasso di crescita del mercato auto a un terzo del 2016, il calo di gettito sarà maggiore, e supererà la minor perdita di gettito derivante dalla stretta sul regime di ammortamento.
In più, si è messo il freno a un processo che va comunque avanti, cioè il riequilibrio a favore delle auto d’azienda rispetto a quelle comprate dalle famiglie, ma la frenata è un errore strategico. Avevamo finalmente cominciato a recuperare il gap che vede i primi due mercati europei, Germania e Regno Unito, la prima con il 65% di auto aziendali sul totale di quelle immatricolate, e il secondo al 55%. Ed è la crescita della quota aziendale quella che assorbe auto a maggior prezzo, prestazioni e valore aggiunto: il che tradotto significa più crescita complessiva indotta anche per il Pil italiano, in termini di occupati lungo l’intera filiera di concessionari, manutenzione e fornitori automotive e di servizi.

È vero che la frenata di aprile si manifesta tutta nel segmento famiglie, che perde oltre il 5% su aprile 2016, rispetto alla tenuta o miglioramento delle flotte di proprietà aziendale, noleggio a lungo termine, renting, concessionarie e case produttrici. E dai dati si intuisce che la conferma di tendenze positive strutturali, come l’avanzamento del noleggio a lungo termine non solo per le flotte ma anche nel mercato dei privati, visto che la quota ai privati di NLT è salita dal 15% del 2015 al 22% del 2016 al 30% nel primo trimestre 2017.

Ma la strada è ancora lunga, per recuperare il furto fiscale perpetrato a danno delle auto aziendali in Italia, rispetto ai grandi Paesi europei. Anche con il superammortamento del 2016 ora venuto meno a molti, qui da noi dei 5.410 euro pagati per l’Iva su un auto del prezzo di 30mila euro si poteva detrarre solo il 40%, mentre in Germania e in Gran Bretagna (e anche in Francia e Spagna) era detraibile il 100%.  E in Germania l’ammortamento si calcola sull’intero prezzo pagato al netto dell’Iva, mentre in Gran Bretagna il limite è di 18.200 euro. In Italia, invece, c’è un doppio limite. Uno sull’importo ammortizzabile, un altro sulla quota. Nel nostro Paese la quota deducibile grazie al superammortamento 2016 è stata pari al 20% di 25.306 euro su 30mila di valore dell’auto, vale a dire a 5 mila euro e spiccioli: meno di un quinto rispetto alla Germania, meno di un terzo rispetto al Regno Unito.

Sommando Iva e ammortamento, su 30 mila euro spesi oltremanica nel 2016 per un auto aziendale erano deducibili e detraibili 23mila euro, in Germania tutti e 30mila, da noi in Italia nel 2016 malgrado il supermmortamento solo 7.200 euro. Si facciano due conti, alla Ragioneria Generale dello Stato. Vedranno che il decreto legge sulla manovrina in discussione in Parlamento è la via migliore per rimediare all’errore compiuto in legge di bilancio 2017: allineare il trattamento fiscale delle auto aziendali a quello dei grandi Paesi europei produce più Pil per tutti e più entrate per lo Stato, non meno.
 

 

 

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Lunedì 12 Giugno 2017 - Ultimo aggiornamento: 17:07 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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