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PARIGI - Erano gli anni 60, nella Francia del generale De Gaulle la famiglia Peugeot controllava ancora l’azienda di famiglia e i rapporti tra Parigi e Roma erano molto buoni. Certo, la grandeur francese era quella di sempre e non mancarono resistenze interne alla collaborazione con les italiens, ma i Peugeot non si lasciarono condizionare e si rivolsero a Pininfarina, numero uno del design Made in Italy, per realizzare un’automobile per loro molto importante: la 404, erede designata dell’ormai vetusta 403 e destinata a segnare una svolta epocale nella storia della Casa del leone.
Venne prodotta nelle varianti berlina, coupé e cabriolet (per non dire delle versioni familiari, furgonate e pick-up) e rimase in produzione fino al 1975 (il pick-up fino al ’79), lasciando un segno indelebile nella storia della Peugeot. E non solo: ancora oggi, nel 60° anniversario della sua nascita (maggio 1960-maggio 2020), la 404 viene ricordata come un esempio di stile, equilibrio ed eleganza senza tempo. E le versioni più sofisticate, come la 404 Cabriolet prodotta tra il 1961 e il 1968, sul mercato delle auto storiche raggiungono quotazioni attorno ai 50.000 euro!
L’accordo tra Peugeot e Pininfarina si rivelò subito molto solido. E non si limitò a una semplice consulenza esterna per la definizione dello stile, ma si estese anche alla produzione: mentre la 404 berlina veniva prodotta interamente a Sochaux, per le versioni coupé e cabriolet (anche con hard-top) l’azienda francese provvedeva infatti a montare soltanto la meccanica, il resto della lavorazione veniva eseguito in Piemonte, negli stabilimenti Pininfarina.
Accordi societari a parte, ciò che ha lasciato il segno nella storia dello stile, prim’ancora che nella storia della Peugeot, è la scelta fatta da Pininfarina di puntare su una linea sobria, semplice quanto elegante, caratterizzata da un frontale con fari semincassati nei parafanghi e calandra a sviluppo orizzontale; linee di fiancata lisce; pinne posteriori con luci verticali e cromature che strizzavano un po’ l’occhio a ciò che accadeva oltreoceano. Un compromesso ideale tra gusto europeo e americano, che ha fatto di quest’auto un prodotto di successo, pur non appartenendo alla categoria delle blasonate berline di classe premium, né tantomeno a quella delle sportive più sofisticate e prestazionali.
A dire il vero c’era stata una corrente di pensiero interna alla Peugeot che aveva spinto inizialmente per realizzare un’autentica rivale della Citroen DS, dunque un’auto d’avanguardia, lussuosa, potente e tecnologica (s’era ipotizzato persino l’uso di un motore V8 e un cambio automatico), ma alla fine prevalse la linea della sobrietà.
Per motorizzare la Peugeot 404 si puntò dunque su un 4 cilindri in linea, evoluzione di quello della 403, ma con cilindrata elevata da 1.468 a 1.618 cc, abbinato ad un cambio manuale a 4 marce. La potenza era di 72 cavalli. In seguito i carburatori vennero sostituiti con un impianto d’iniezione in grado di incrementare la potenza fino a 86 cv e di migliorare le prestazioni; inoltre – come tradizione in casa Peugeot – l’offerta comprese anche le motorizzazioni Diesel (1948 cc, 68 cv), assai meno brillanti, ma gradite nei lunghi viaggi. Novità tecnica interessante fu l’introduzione, nella fase iniziale, dei freni a tamburo con servofreno Hydrovac. In seguito sarebbero arrivate anche soluzioni miste (dischi all’avantreno, tamburi dietro) e, a partire dall’ottobre del ’64, anche il più potente motore 1.6 a iniezione con potenza elevata a 96 cv, che contribuì a triplicare le vendite nel 1965.
La versione cabriolet, quella che più ha inciso nella fama dell’auto francese, arrivò nell’ottobre del 1961, quando fu presentata al Salone di Parigi. La Coupé sarebbe arrivata un anno dopo, nel 1962. Per suggellare il gran successo della collaborazione con Peugeot, Pininfarina appose il suo stemma sulla fiancata delle due varianti sportive, a testimonianza di un’alleanza forte e duratura, che sarebbe approdata fino al secolo in corso. Lo stesso il carrozziere torinese aveva fatto con la Fiat, ovvero con i modelli Coupé e Cabriolet delle 1200 e 1500, nate tra il 1959 e 1961 e subito segnalatesi per l’impronta elegante prim’ancora che sportiva: una scelta di campo che ha accomunato i modelli italiani e quelli francesi, facendo emergere una notevole somiglianza.
La produzione di 404 proseguì fino al 1975, mentre la versione pick-up (prodotta dalla carrozzeria francese Chausson) arrivò addirittura fino a ottobre 1978. Con la comparsa, nel settembre 1968, della 504 Coupé, la 404 Coupé venne ritirata dal mercato. Ma vale la pena ricordare che nel corso degli anni furono tante le versioni disponibili nella gamma 404, perché oltre alla berlina, alla coupé e alla cabriolet, vennero introdotte anche la familiare a 7/8 posti, la commerciale a 5/6 posti, la furgonette (derivazione “da lavoro”, con spazio di carico ampliato e solo due posti a sedere). Non mancò una 404 in allestimento ambulanza. In tutto ne furono vendute 2.885.377, di cui 1.672.395 con carrozzeria berlina, 10.387 Cabriolet, 6.837 Coupé, il restante diviso tra station wagon, pick-up, commerciali e cabinati.
Ma ciò che davvero non si può dimenticare, nell’anniversario del 60° anno, è ciò che quest’auto “insospettabile” riuscì a combinare anche in campo sportivo. Nel 1961 la 404 ottiene il 1°, 3° e 4° posto nella categoria inferiore ai 2.000 cc in una gara massacrante come l’East African Safari; nel 1962 consente a Peugeot di essere prima nella classifica a squadre e seconda in classifica generale, e nel 1963 vince per la prima volta il Safari con l’equipaggio Cliff-Nowicki. Tre anni dopo, l’inizio di uno strepitoso ciclo triennale, con tre successi consecutivi nelle edizioni del 1966, 1967 e 1968 del rally più duro dell’epoca (non esisteva ancora la Parigi-Dakar).