Lancia, Carlos Tavares al volante della Ypsilon Rally4 HF a Balocco
Lancia, Carlos Tavares al volante della Ypsilon Rally4 HF a Balocco
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A Montecarlo ha vinto quattro volte, ma è solo la punta di diamante di un curriculum Stratos…sferico che comprende Tre Campionati Mondiali, tre Campionati Europei, una Coppa Mondiale FIA Piloti, tre Campionati Italiani, un Campionato di Francia, cinque Rally Sanremo, sei Tour de Corse, tre Tour de France, due Giri d’Italia, e tanto altro ancora! E’ la Lancia Stratos, ‘indimenticata “Regina dei Rally” che ha segnato uno dei periodi più belli della specialità.
Nata inizialmente nel 1970 come dream car ad opera di Bertone anticipava le linee di una vettura estrema care al carrozziere piemontese, già famoso per la Miura, che più tardi concretizzerà il tutto in quel capolavoro che rimane la Lamborghini Countach. La Stratos “0” era caratterizzata da una linea a doppia freccia e dall’assenza di portiere. Per l’accesso all’abitacolo bisognava sollevare l’ampio parabrezza anteriore! Il motore centrale posteriore della Stratos “0” era, guarda caso! il quattro cilindri 1.6 litri della Lancia Fulvia HF, ripreso dalla vettura di un privato, della quale la Casa torinese stava pensando a una degna sostituta per le corse.
All’occhio lungo di Cesare Fiorio e Ugo Gobbato, allora Direttore Generale della Lancia non sfuggirono le potenzialità di quella concept, e Bertone venne incaricato di sviluppare quel progetto che poteva rappresentare una base ideale per una moderna macchina da rallye della Lancia. Fu così deciso di chiedere a Bertone di sviluppare quel prototipo passando tra l’altro alla trazione posteriore. La squadra HF con i suoi piloti – Munari, Ballestrieri e Barbasio – si rivelò preziosa in questa fase.
Alla fine Bertone realizzò una berlinetta compatta, ovviamente con due portiere, all’interno delle quali era previsto anche lo spazio per i caschi di pilota e copilota, con un passo di soli 2.18 metri. La linea era sempre cuneiforme con i fari primari a scomparsa, e due elementi rettangolari ai lati della generosa “bocca” anteriore. Previsti fin da subito l’alettone sul tetto e lo spoiler posteriore, che sovrastava i gruppi ottici circolari, mentre il lunotto evidenziava una copertura “a tendina”. Il telaio era di tipo autoportante, con la parte posteriore in lamiera scatolata. Per le sospensioni fu scelta la soluzione del McPherson posteriore, con l’anteriore a quadrilateri deformabili.
Ed eccoci al “cuore” che è poi stato una delle componenti principali del successo della vettura. Si trattava di salire di cilindrata rispetto alla Fulvia. Fiorio, Tonti & Co puntarono dritto sul sei cilindri Ferrari 246 “Tasmania” che aveva vinto la serie australe con Chris Amon e Graeme Lawrence. Fu Gobbato a convincere Enzo Ferrari e la Stratos potè montare il V6 di Maranello, assistito poi anche da Mike Parkes in veste d’ingegnere. Sistemato in posizione trasversale posteriore centrale – davanti al retrotreno – nel ristretto spazio del vano posteriore, garantiva, sia il tipo di trazione, posteriore, sia la ripartizione dei pesi, in buona parte concentrati all’interno degli assi, cui puntava il progetto. Inizialmente la distribuzione del V6 era a doppio albero camme, uno per bancata, e due valvole per cilindro, con l’alimentazione a tre carburatori Weber 48 DCF doppio corpo invertiti, con una potenza di 270 CV a 7800 giri, e una coppia di 37 kgm a 5300 giri.
Il cambio era un cinque marce di origine Lancia, il differenziale autobloccante posteriore ZF, i freni a disco ventilati sulle quattro ruote Girling. I cerchi Campagnolo in lega con pneumatici dal caratteristico disegno montavano nella versione rally penumatici 205/50-15 e 295/35-15 posteriormente, il tutto per un peso si 1000 kg. La “vera” Lancia Stratos venne presentata al Salone di Torino 1971, un anno dopo la “zero”, e fu subito impostata la produzione per raggiungere i 500 esemplari necessari all’omologazione in Gruppo 4 il 1 ottobre 1974, destinati sia alle corse che alla clientela normale. Tra questi ultimi ricordiamo il tennista Nicola Pietrangeli, che con la sua Stratos blu girava tranquillamente dentro Roma.
Dopo aver esordito al Tour de Corse 1972 con i classici problemi di gioventù, l’8 aprile 1973, la Lancia Stratos coglie il suo primo successo al Rally Firestone in Spagna con Sandro Munari e Mario Mannucci! Il “Drago”, associato a Jean Claude Andruet, compie poi un’impresa delle sue classificandosi secondo assoluto alla Targa Florio a soli sei minuti dalla Porsche Carrera RSR tre litri ufficiale di Müller-Van Lennep!
L’annata si chiuderà con Munari e Mannucci che trionfano nel Tour de France, la classica maratona di oltre 6000 km.Il “Drago” sommando i punti conquistati al Firestone e al Tour con quelli ottenuti con la Fulvia HF è Campione d’Europa! Nel ’74, anno che risente della crisi petrolifera, con la cancellazione del Rally di Montecarlo, la Stratos vince subito due gare del Campionato Francese con Andruet poi piazza il colpo spettacolare dell’assoluto alla Targa Florio con Gerard Larrousse e Amilcare Ballestrieri. C’è anche un tocco “rosa”, che non mancherà mai nella carriera della “Regina dei Rally”, grazie alla vittoria di Christine Beckers e “Biche” nel Rally Paris-St Raphael al femminile. Nel palmares finisce anche il Giro d’Italia con la versione turbo affidata a Andruet. Nemmeno una settimana dopo l’omologazione, Munari trionfa al Rally Sanremo.
Cesare Fiorio fa un po’ di conti, e si convince che nonostante il gap di punti che accusa nei confronti della Fiat, il titolo Mondiale costruttori, appena istituito come tale nel 1973, per Lancia non è impossibile. Viene organizzata la trasferta americana per correre gli inediti “Rideau Lakes” in Canada e “Press on Regardless” negli USA, che si conclude con un primo e un secondo posto. Tutto si deciderà dunque in Europa, nelle due classiche del RAC e del Tour de Corse. In Gran Bretagna Munari, con una gara controllata, va sul podio, in terza posizione. E come sempre il Tour de Corse, già favorevole ai tempi delle Fulvia HF, regala l’apoteosi alla Lancia, grazie a Jean Claude Andruet, in coppia con la fida “Biche”. E’ il primo mondiale targato Stratos, anche se al punteggio hanno contribuito il terzo posto della Fulvia al Safari e i piazzamenti della Beta Coupè.
L’anno seguente Stratos, che ora indossa i colori Alitalia – bianco, rosso e verde! – non ha più avversari, a partire dal redivivo Rally di Montecarlo, con Munari e Mannucci, e il Rally di Svezia con la “new entry” Bijorn Waldegaard. C’è anche il miglior risultato di sempre, in realtà è una vittoria mancata…al Safari, con il secondo posto di Sandro Munari-Lofty Drews e il terzo di Bijorn Waldegaard-Hans Thorzelius. Le conferme arrivano invece dal Tour de France con Bernard Darniche-Alain Mahè, dal Sanremo con Waldegaard, e ancora dal Tour de Corse, dove la terza vittoria di una Lancia è firmata da Darniche. E’ il secondo titolo mondiale Lancia firmato Stratos.
Nel 1977 l’accoppiata Mondiale e Europeo. Munari, navigato da Sergio Maiga, vince il suo terzo Montecarlo, poi va a segno in Portogallo e in Corsica, ed è secondo al Sanremo, dove c’è il bis di Waldegaard, e terzo in Marocco, Sono questi i risultati che garantiscono un nuovo iride marche. Nel Campionato Europeo, “Bebè” Darniche con la Stratos azzurra di Chardonnet preparata da Maglioli è Campione davanti ad Antonio Zanini con la Seat ufficiale, e ad Andrzej Jaroczewicz che dispone di un’altra Stratos competitiva (è il figlio del Primo Ministro polacco…).
La stagione più ricca è paradossalmente l’ultima nella quale la Stratos viene schierata ufficialmente. Munari inizia l’anno con la quarta vittoria a Montecarlo, la terza consecutiva con la “Reine”, poi è terzo al Safari, e primo al Total Rally in Sud Africa: è il primo vero Campione del Mondo Piloti, sancito dalla Coppa FIA. La Lancia è ancora una volta prima nel Mondiale Costruttori, e Darniche Campione d’Europa! C’è spazio anche per Mauro Pregliasco che regala alla Stratos anche il titolo italiano.
E qui comincia la seconda parte della carriera della Lancia Stratos. Per il 1978 le politiche sportive-industriali del Gruppo Fiat prevedono il via libera per la nuova 131 Abarth, che ovviamente ha una maggiore valenza commerciale. Per la Stratos, che come visto è all’apice del successo, ci sono i preparatori, primo fra tutti Maglioli, Michelotto, University Motors e tanti altri. Così il palmares continua ad allungarsi. Tony Carello con la Stratos-Pirelli ufficiale, vince il titolo Europeo. Markku Alen, per vincere il Sanremo, fondamentale per il suo titolo mondiale, chiede alla Fiat di farlo correre con la Stratos (Pirelli), e centra entrambi gli obiettivi.
Il colpo di coda, straordinario, nel 1979. Le Stratos di Maglioli vincono ancora una volta il Rally di Montecarlo – è la quarta volta! – con Bernard Darniche-Alain Mahè, e il Rally Sanremo con “Tony Fassina-Mauro Mannini, che si fregiano anche del titolo italiano.