Due regine hanno svettato su tutte le altre protagoniste del Concorso d’Eleganza Villa d’Este 2022, tornato alla tradizionale cadenza primaverile dopo l’estemporanea “migrazione” dello scorso anno, quando la pandemia aveva imposto di spostare in autunno il più importante appuntamento mondiale per il collezionismo automobilistico al massimo livello, assimilabile solo all’analogo evento di Pebble Beach in California che è forse più faraonico, ma non altrettanto elegante né ricco di storia, essendo nato nel 1950, 21 anni dopo la prima manifestazione di Cernobbio.
A conquistare i premi più ambiti sono state la Bugatti 57 S, alla quale la giuria che dal 2004 è presieduta da Lorenzo Ramaciotti, l’ex responsabile del design Pininfarina, ha conferito il «Trofeo Bmw Group – Best of show» con cui è stata di fatto proclamata la “più bella del reame”, mentre la «Coppa d’Oro Villa d’Este», analogo riconoscimento attribuito tramite referendum dal pubblico che ha affollato il secolare parco del Grand Hotel, è invece andata alla Aston Martin Bulldog. La Bugatti del 1937 è una splendida cabriolet che rappresenta alla perfezione “l’età dell’oro dell’eleganza” (nome della categoria in cui era inserite), unica superstite di un lotto di quattro vetture capaci di sposare la complessità tecnica cara a Ettore Bugatti (qui rappresentata dall’8 cilindri in linea da 3.275 cc) con la sobria eleganza delle linee firmate dalla carrozzeria francese Vanvooren, legata da una solida partnership con il geniale costruttore milanese di nascita e transalpino d’adozione.
Molto più giovane – del 1979 – è la filante Aston Martin realizzata su richiesta di un cliente desideroso di un’auto capace di toccare la 200 miglia (322 km) orarie. Alta solo 1,09 metri, questa piatta e spigolosa coupé spinta da un V8 di 5,3 litri ha porte che si aprono ad ala di gabbiano e una scenografica sfilata di 5 grandi fari anteriori che si nascondono sotto una palpebra mobile. Per la cronaca, nel 1981 non riuscì a centrare l’obiettivo, fermando il tachimetro a 192 miglia orarie. Ma il proprietario americano intende riprovarci proprio quest’anno.
Anche quest’anno il Concorso ha riproposto la storia dell’auto nelle sue manifestazioni tecniche e stilistiche più significative, rappresentate nelle sette categorie in cui sono state suddivise le 52 vetture selezionate da un comitato presieduto da Maximilian Schöberl, vice-presidente esecutivo del Gruppo Bmw, e composto da quattro membri – tra questi il presidente del Concorso e capo di Bmw Group Classic Helmut Käs e Davide Bertilaccio, fresco di nomina come Ceo dei Villa d’Este Hotels – assistiti da un poker di esperti.
Il ritorno alla “stagionalità” tradizionale, peraltro propiziata da un clima estivo che ha permesso al Lago di Como di esibire il suo volto più suggestivo e ospitale, ha portato delle novità organizzative introdotte da Helmut Käs sulla base dell’esperienza maturata l’anno scorso, il primo del suo mandato come responsabile del Concorso.
È stato per esempio rivisitato il ruolo della contigua Villa Erba, “dimenticata” nel 2021 per l’emergenza pandemica e ora rientrata in gioco con una nuova missione che potremmo definire sperimentale: una sede scenografica dove esporre – mettendole a disposizione del pubblico con ingresso almeno quest’anno gratuito – le auto degli iscritti ai vari club ufficiali delle Case auto, non solo dei marchi del gruppo di Monaco che pure in questa occasione hanno fatto – per ovvi motivi di semplificazione organizzativa – la parte del leone con diversi pezzi capaci solleticare l’interesse degli appassionati.
Un’altra novità riguardava la scelta delle categorie in concorso, dove per la prima volta ne è stata inserita una (la F) esplicitamente ed esclusivamente Bmw per celebrare i 50 anni della divisione M di cui parliamo nell’articolo in basso. Ma senza dimenticare gli storici rivali di sempre. Infatti nella Classe B battezzata «Kompressor!», il cui punto esclamativo si riferisce alla rivoluzione che i motori turbo Mercedes, rappresentati da cinque modelli di grande impatto, determinarono nel panorama dell’industria automobilistica a partire dagli Anni 20 del secolo scorso. Immutata infine l’attenzione la futuro con la sezione “Concept Cars e Prototipi” non inserita nel concorso ufficiale, ma oggetto di un referendum pubblico che ha premiato il design di un’altra Bugatti. Non piovuta dal passato, ma pronta a rombare nel futuro: la Bolide del 2020 il cui motore W16 di 8 litri da 1.850 cv e altrettanti Nm di coppia massima la spinge fino a 500 km all’ora.