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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Auto su un piazzale di un concessionario

Auto, ad aprile vendite zero: per sopravvivere gli incentivi al settore servono subito

di Giorgio Ursicino

Cronaca di un disastro annunciato. Certo, c’era da aspettarselo, ma vedere i numeri stampati fa un certo effetto. Un crollo del genere in un mese intero il mercato dell’auto non l’aveva mai vissuto in più di 120 anni di storia. Ieri alle 18 il ministero delle Infrastrutture dei Trasporti ha ufficializzato (il primo giorno lavorativo a maggio è stato il 4) che ad aprile sono state targate in tutta la Penisola appena 4.279 vetture, oltre 170 mila in meno rispetto alle 174.924 dello stesso periodo dello scorso anno: un “azzeramento” che si avvicina al 98%.

Vista la drammaticità della situazione, ed i numeri così insignificanti, non vale nemmeno la pena chiaramente di andare ad analizzare i canali di vendita (privati, aziende, noleggio) perché il lockdown innescato dal virus non ha fatto sconti, ha picchiato alla cieca. E oggi, nel primo giorno di “libertà” che deve essere necessariamente molto parziale, facile immaginare che nelle concessionarie tutte riaperte non ci siano stati assembramenti per acquistare l’auto. Ecco che la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare poiché, senza clienti (perché dovrebbero essercene in un momento così drammatico per il Paese), per le reti di vendita la riapertura potrebbe essere peggiore di quanto avvenuto negli ultimi due mesi.

Tenere il motore acceso costa e senza introiti adeguati si acuisce il problema di liquidità. Le associazioni di categoria tutte, che in questo periodo hanno dimostrato un grande senso di equilibrio e di responsabilità, sono ancora in attesa di qualche tipo di aiuto sotto forma di incentivi all’acquisto o un più “europeo” regime fiscale (per le aziende), ma ancora nulla si è visto ed ora si spera nel decreto di oltre 50 miliardi di risorse sul quale l’esecutivo sta lavorando alacremente. Ma se non si fa in fretta potrebbe essere troppo tardi per oltre 1.500 aziende di distribuzione ufficiali che danno lavoro a 160 mila famiglie italiane e sono un ingranaggio vitale per un sistema che fornisce allo Stato 80 miliardi l’anno sotto forma di entrate fiscali.

Così, la parola d’ordine per l’Unrae, l’associazione dei costruttori esteri (vale tre quarti del mercato), è diventata “velocità”: fate qualcosa, purché la facciate subito. Nella nota di ieri il presidente di Unrae Michele Crisci ha chiesto il minimo “sindacale”, un atto che dovrebbe essere più che dovuto ma che, a quanto sembra, non lo è: il sistema bancario italiano dovrebbe velocizzare quei prestiti (prestiti, non aiuti) che oltre un mese fa il governo ha affermato siano garantiti dallo Stato. L’intervento delle banche è fondamentale per un settore che genera un fatturato enorme ed improvvisamente si blocca. «Con le fase 2 l’auto sarà ancora più fondamentale», ha dichiarato Crisci.

Intanto diversi analisti provano a fare previsioni, ma bisogna disegnare più di uno scenario (l’Unrae l’ha già fatto un mese fa) visto che le vendite sembrano legate a doppio filo agli ecobonus. Se non ci fossero interventi (ipotesi da escludere) le vendite sarebbero poco più di un milione (circa la metà dello scorso anno). Con gli incentivi a 95 g/km (il livello medio di CO2 previsto dalla UE) si salirebbe a 1,2 milioni, salendo a 125 g/km (vetture “normalissime”) le vendite si arrampicherebbero a 1,6 milioni. Arrivando a 160 g/km (non sono certo supercar) si tornerebbe quasi al mercato del 2019. Se il governo avesse il tempo di fare i conti, si accorgerebbe della convenienza. 

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Mercoledì 6 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 11-05-2020 13:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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