• condividi il post
MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La Rimac Nevera

Bugatti si unisce a Rimac con la regia di Porsche. Il Volkswagen Group accelera ancora sull'elettrificazione

di Giorgio Ursicino

La Croazia Valley. Una via di mezzo fra la “Silicon” e la “Motor”. E i formidabili incubatori dei loro innovativi settori. Qual’è l’eccellenza della valle alla periferia di Zagabria? Un mix fra le due realtà più note. La tecnologia del futuro dell’enclave vicino San Francisco e la passione senza rivali per le auto opera d’arte che ha il cuore a Modena e dintorni. Bene, potrà sembrare strano, ma la nazione dell’ex Jugoslavia si è posta l’obiettivo di diventare il punto di riferimento mondiale per le hypercar del futuro e tutto ciò che ruota intorno alla mobilità ad elettroni. Propulsori ad induzione rivoluzionari, accumulatori ad alta intensità avanzatissimi ed anche l’elettronica di gestione dei veicoli a batterie. Come al solito, dietro un’intuizione del genere c’è sempre una mente geniale. Una di quelle che ogni tanto nascono in qualche angolo del pianeta. Il personaggio destinato ad acquisire in fretta la notorietà dei visionari si chiama Mate Rimac. È orgoglioso di essere un figlio della terra che ha dato i natali a Nikolas Tesla e, poco più di dieci anni fa, di aver fondato nel garage di casa l’azienda che porta il suo nome. È proprio vero, la forza di un’idea.

In circa un decennio la Rimac è cresciuta in modo vertiginoso. È diventata il fornitore specializzato per la parte elettrificata di molti grandi costruttori ed ora dà lavoro a quasi mille dipendenti con programmi di espansione esponenziali. A riconoscere la rilevanza della società c’è stata la recente visita della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che ha elogiato la Rimac per gli avveniristici progetti sulla mobilità. L’unica cosa che deve ancora concretizzare è quella per cui è diventata famosa: consegnare hypercar zero emission che siano la punta di diamante dell’intera produzione globale. Strada facendo Mate ha trovato dei buoni finanziatori che presto sono diventati ottimi “soci”. Nel 2018 è entrata la Porsche con il 10%, salito al 15,5% nel 2019 ed al 24% a marzo di quest’anno. Intanto ha acquistato quote di capitale anche il potente Hyundai Group, di cui fa parte anche Kia, estremamente attento alle meraviglie della raffinata mobilità ecologica.

Il mese scorso, quasi all’improvviso, l’annuncio di una partnership forte che potrebbe lasciare un segno indelebile nella secolare storia dell’auto. A Wolfsburg, sede del gruppo Volkwagen, è in corso un uragano sostenibile che trasformerà in poco tempo uno dei più grandi costruttori del globo in un’azienda completamente decarbonizzata. La Porsche ha portato all’attenzione del VW Group il dossier del suo alleato Rimac e si è accesa la lampadina.Sempre attraverso la casa di Stoccarda, che oltre a portare il nome della famiglia che controlla il più grande colosso tedesco è la vera gallina dalle uova d’oro dell’industria automotive, ha deciso di mettere sul tavolo della trattativa la creatura di Ettore Bugatti fondata nel 1902 e dal 1998 nella sua orbita. È stato deciso di creare una joint venture nella quale confluiranno tutte le attività della Bugatti e della Rimac Automobili, mentre la Rimac Technology resterà sotto il diretto controllo del Rimac Group.

La JV sarà controllata per il 45% dalla Porsche e per il 55% dal Rimac Group e si occuperà esclusivamente di realizzare le hypercar Bugatti e Rimac del futuro che per il momento sono i due punti di riferimento planetario delle astronavi termiche ed elettriche. Bolidi che vivono tranquillamente sopra i 400 km/h ed hanno un costo di almeno due milioni di euro ad esemplare. Per il resto il Rimac Group mantiene i precedenti equilibri. L’inventore Mate conserva il 37% e la guida operativa, la Porsche ha il 24%, lo Hyundai Group il 12% e il rimanente 27% è in mano ad altri investitori. A conferma che l’iniziativa è ai massimi livelli, oltre la realizzazione delle hypercar, c’è il fatto che il potente Oliver Blume, numero uno di Porsche e manager di spicco nel board del VW Group, e Lutz Meschke, direttore finanziario della casa di Stoccarda, siederanno nel Consiglio di Sorveglianza della newco.

Cosa mettono in comune Bugatti e Rimac oltre gli evidenti interessi che hanno alle spalle? La casa di Molsheim offrirà una tradizione e un blasone senza pari, la capacità di realizzare componenti artigianali, la competenza ingegneristica e del design oltre ad una rete consolidata di dealer. I croati di Rimac, invece, offrono la visione del futuro e la conoscenza delle nuove tendenze indispensabili per primeggiare nella mobilità di domani. Le attività industriali delle due aziende rimarranno al loro posto, mentre nascerà un nuovo caposaldo Bugatti-Rimac nel Campus che il Gruppo croato sta realizzando in patria (200 milioni e 100 mila mq, apertura nel 2023) e che darà lavoro a 2.500 addetti specializzatissimi. Intanto la Rimac sta per iniziare le consegne della Nevera, la sua prima vettura stradale che scrive un nuovo capitolo nella leggenda dell’auto e che merita un approfondimento a parte per scoprire quanto siano stati allargati gli orizzonti.

  • condividi l'articolo
Venerdì 6 Agosto 2021 - Ultimo aggiornamento: 07-08-2021 17:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMENTA LA NOTIZIA
0 di 0 commenti presenti