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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Una stazione di servizio IP del Gruppo api

Elettricità e idrogeno: la stazione di servizio della mobilità ecologica sarà multienergia

di Giorgio Ursicino

Arriva la mobilità sostenibile, cambierà lo stile di vita degli italiani. Respireremo un’aria migliore. Viaggeremo con mezzi più silenziosi e sicuri. Ma saranno diverse anche le nostre abitudini. C’era una volta la “stazione di servizio”, il “distributore di benzina” ospitato sui marciapiedi, soprattutto in città. Il rifornimento di carburante, una gonfiatina alle gomme, magari una lavata al parabrezza quando ancora non c’era il “pulitore” al semaforo. I tempi cambiano e le scene di vita si adeguano. Il progresso ha incrementato l’autonomia dei veicoli che consumano sempre meno e con un pieno percorrono oltre mille chilometri. E il tradizionale “benzinaio” ha cambiato volto. Ora è più grande e moderno, i distributori sono un numero inferiore, ma più funzionali, offrono un’infinità di servizi, fino al giornale e al caffè.

uanto già avvenuto è però poca cosa rispetto alla svolta recentemente imboccata, è possibile che in pochi anni nulla sarà più come prima. Da ora fino alla completa mobilità zero emission ci sarà un ventaglio di motorizzazioni e una varietà di carburanti che, in misura diversa, contribuiranno a far muovere il parco circolante. Passeremo dal distributore di benzina al distributore multienergia e gli attori del settore con più esperienza e più visione si stanno già organizzando. Abbiamo incontrato un protagonista assoluto, Ugo Brachetti Peretti, imprenditore di una dinasty di “petrolieri” che in questo nuovo scenario ha l’ambizione di raggiungere l’eccellenza nella distribuzione, sempre a fianco degli italiani.

«Da almeno tre generazioni ci occupiamo di carburanti, abbiamo iniziato nel 1933 con l’api. Recentemente il quadro è un po’ cambiato. Abbiamo raddoppiato le nostre dimensioni, siamo usciti dall’Unione Petrolifera e abbiamo dismesso gli asset di fonti energetiche rinnovabili ormai mature per concentrare le nostre forze nella distribuzione del carburante, il nostro primo mestiere, dove ora siamo diventati leader, l’azienda con più punti vendita in Italia. Non produciamo petrolio ma lo importiamo, lo raffiniamo e lo distribuiamo, quindi siamo retailer della mobilità».

I vantaggi con questo schema?

«La raffinazione ci consente di rifornire i nostri punti vendita rimanendo corti nell’approvvigionamento. La nostra raffineria di Falconara più quella in società con Esso coprono il 50% del nostro fabbisogno, l’altra metà la compriamo sul mercato e questo ci da una grande flessibilità».

Quanti distributori avete?

«Ora operiamo esclusivamente con il marchio IP, che abbiamo acquisito nel 2005, da sempre molto apprezzato dai più giovani. Prima nella Italiana Petroli sono confluite le gloriose stazioni api. Poi, dopo l’acquisto della TotalErg nel 2018, anche i distributori dalla joint venture italo-francese. Con questa operazione abbiamo raddoppiato la nostra rete, abbiamo oltre 5 mila punti fra quelli di nostra proprietà e quelli che operano con il nostro marchio attraverso accordi diversi, rispettando gli standard più elevati».

Siete presenti in tutta la Penisola?

«Tutta, da Nord a Sud. Abbiamo punti vendita in tutte le regioni e in tantissimi comuni. Mi piace dire che serviamo gli italiani con la stessa presenza e dedizione dei carabinieri. Abbiamo anche fondato un Academy per la formazione non solo dei nostri dipendenti, ma della filiera tutta».

La rete italiana un tempo era considerata poco efficiente, troppi punti e stazioni piccole. La cosa è migliorata?

«Dipende. C’è stata una ristrutturazione, ma non tutto è andato per il verso giusto. Si è spinto sulla concorrenza attraverso la liberalizzazione esasperata e alla competizione unidirezionale sul prezzo e ciò ha portato alla nascita di 6 mila pompe cosiddette “bianche” che fanno capo ad oltre 200 operatori. La polverizzazione dell’offerta ha ridotto i margini a scapito della qualità del servizio e del prodotto. Difficile controllare gli standard e le grandi compagnie estere hanno abbandonato il nostro paese. Non si può puntare tutto sul prezzo, su questa scia è aumentato molto il fenomeno del contrabbando, operatori poco seri non pagano neanche le imposte o alterano il carburante. Un comparto che vale 40 miliardi fra Iva e accise, abbiamo chiesto al governo di intervenire, in questa fase di profondo cambiamento bisogna supportare chi investe sulla crescita e sulla tecnologia».

Ci dice a che punto siamo con la stazione del futuro?

«A buon punto. Le dico cosa sta facendo l’IP e la visione più a lungo termine che ha il Gruppo api. I punti vendita si stanno trasformando in hub multienergia e multiservizi e noi siamo pronti ad accompagnare il cliente in tutte la sue esigenze per la mobilità».

Qual’è il tipo di energia che sta avendo il sopravvento?

«In questa fase e per alcuni anni dobbiamo essere pronti a fornire qualsiasi tipo di energia, solo così diamo un buon servizio al cliente, riusciamo a soddisfare tutti gli automobilisti».

Cioè? Ci spieghi meglio.

«Gasolio e benzina, che per noi devono essere premium, quindi della qualità più elevata per danneggiare il meno possibile l’ambiente, mantenere in efficienza il veicolo e spendere il meno possibile. Ma anche metano e Gpl, energia elettrica e pure l’idrogeno».

Come siamo messi con il gas?

«Noi abbiamo più di 600 impianti a Gpl e 50 a metano, ma abbiamo siglato un accordo con la Snam per installare fino a 200 punti di gas naturale. I primi 26 sono già stati individuati e stiamo iniziando i lavori».

Ma siete sicuri di voler distribuire anche energia elettrica? L’auto a batterie non è nemica dei petrolieri?

«Niente affatto, è un luogo comune, almeno per noi. Siamo dei retailer di mobilità e da tre generazioni siamo vicini agli automobilisti italiani. Vogliamo offrire servizi ed energia agli utilizzatori di qualsiasi tipo di veicolo».

E cosa state facendo per l’auto zero emission?

«Abbiamo stretto un’intesa con Enel per installare nei nostri distributori colonnine Fast Recharge Multistandard con tecnologia della multinazionale energetica. Siamo partiti da Roma e Milano. L’obiettivo però è quello di allargarsi con punti a 100 kWh o superiori che consentono la ricarica magari parziale in soli 10 minuti».

Dieci minuti? Poco più del tempo per fare il pieno di benzina.

«Sì, per consentire all’auto elettrica di andare anche fuori città, di fare percorrenze più lunghe. Dobbiamo mettere le colonnine ultrafast sopratutto in autostrada e nelle strade extraurbane, il posto dove servono di più. Il tempo di ricarica è per noi un’opportunità, si trasforma in una sfida interessante. L’offerta “non oil” in Italia è poco sviluppata, ci sono notevoli margini di crescita. Per questo abbiamo creato “IP food and services”, una società che si occupa solo di questo per offrire il massimo in questa direzione».

Ci dica come sta andando Optimo, il carburante premium in vendita al prezzo del normale.

«Abbiamo iniziato a distribuirlo da poche settimane, ha suscitato molto interesse tra gli automobilisti spingendoci a velocizzare la diffusione. Entro quest’anno la totalità del nostri impianti distribuirà solo Optimo, sia benzina che diesel: ogni giorno effettuiamo 800.000 rifornimenti. I nostri laboratori di ricerca hanno messo a punto un additivo di grande valore, il motore diventa più performante ed efficiente e il carburante resta tracciabile per impedire le frodi. Il tutto senza aumento del costo. In più il gasolio non fa schiuma. Con un’efficienza di almeno il 2% sui consumi, l’obiettivo che ci siamo dati è di ridurre di 300.000 tonnellate l’anno le emissioni di CO2 con grandi vantaggi per combattere l’effetto serra. Anche chi non ha una vettura elettrica o ibrida può dare il suo contributo ecologico».

Fare il pieno in distributori così sarà un piacere.

«Sta a noi fare in modo che sia così, anche attraverso forme di pagamento digitali sempre più semplici. Stiamo studiando per portare la stazione di servizio sul posto di lavoro. Con il progetto “fuel delivery” vogliamo portare il carburante dove il cliente lo richiede, basta che ci dice dov’è la sua auto e la ritrova piena».

Prima ha parlato dell’idrogeno, può dirci qualcosa in più?

«Bella tecnologia, è il futuro. Ci piacerebbe installare il primo punto di rifornimento a Roma dove ha sede la nostra compagnia. Nella Capitale già circola un’auto ad idrogeno, la Toyota Mirai, ma è un peccato che non possa rifornirsi. Vediamo se riusciamo ad essere i primi a fare il pieno a questo gioiello tecnologico».

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Martedì 25 Febbraio 2020 - Ultimo aggiornamento: 27-02-2020 10:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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