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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La sindaca Virginia Raggi

Fermando le auto nuove l'inquinamento aumenta. E nessuno pulisce le strade

Guarda un po’, anche i Raggi boys in Campidoglio si sono accorti che così non funziona. Dopo diversi giorni di assedio al diesel, pure Euro 6, i livelli di inquinamento dell’aria che respirano i romani non sono diminuiti ma aumentati. Non poteva essere altrimenti. Guarda un po’, anche i Raggi boys in Campidoglio si sono accorti che così non funziona. Dopo diversi giorni di assedio al diesel, pure Euro 6, i livelli di inquinamento dell’aria che respirano i romani non sono diminuiti ma aumentati. Non poteva essere altrimenti. Era intuibile che bloccare le auto nuove a gasolio e far circolare le auto vecchie a benzina avrebbe peggiorato la situazione. Cosa che è puntualmente avvenuta.

Fra i fautori del cervellotico provvedimento c’è grande imbarazzo. La sindaca ci ha messo la faccia e cerca di difendere l’indifendibile: «Io mi preoccupo della salute dei cittadini, la legge ci impone di intervenire». Tutto vero e crediamo pure che sia in buona fede. I suoi solerti consiglieri, però, non le hanno evitato di prendere una cantonata. Certo quando scatta l’allarme rosso ed è a rischio la vita delle persone bisogna fare qualcosa, ma, se possibile, è consigliabile non rendere la situazione più drammatica. Suvvia, non c’è nessuna legge al mondo che dice di mettere in castigo le auto più virtuose (Euro 6 diesel) e far liberamente scorrazzare le vecchie carrette (Euro 3 a benzina) che in qualsiasi paese civile andrebbero rottamate o almeno dovrebbero ricevere l’incentivo per andare in pensione.

Chi spiega a Virginia e ai suoi ragazzi la differenza fra una vettura nuova ed una quasi ventennale? A parte i livelli delle sostanze inquinanti nei gas di scarico che recentemente sono stati drasticamente abbattuti grazie al progresso tecnologico (sui veicoli di ultima generazione ci sono sistemi di post trattamento di tutti i tipi), c’è il logorio dell’inesorabile passare del tempo. Un’auto di quasi venti anni può avere 200 o 300 mila chilometri e perdere olio da tutte le parti. Guarnizioni secche, tubi screpolati, peggio di un colabrodo, il liquido lubrificante si perde dappertutto. E poi le fasce elastiche consumate lasciano trafilare olio motore in quantità rilevante nella camera di combustione.

Olio che va in fumo creando veleni che non risultano su nessuna omologazione semplicemente perché dovuti all’usura e all’età. Certo ora non è facile ammettere l’abbaglio preso e si cerca qualcosa che possa sparigliare le carte in tavola. In municipio fanno la danza della pioggia che, come una manna, spazzerebbe il particolato che sono due mesi che si accumula. E che non è mai stato rimosso con la pulizia delle strade che a Roma è una pratica quasi sconosciuta (già non riusciamo a risolvere i problemi delle buche e dell’immondizia...). Nelle ultime ore, quasi disperate, si sono fatte sentire le associazioni di settore. Tutte. Un comparto che per importanza economica e per il lavoro che da è tutt’altro che trascurabile.

L’auto è una delle industrie più importanti nel nostro paese e alimenta un mercato corposo. La Raggi, però, non ci ha pensato un attimo a fare delle mosse che possono causare danni per miliardi di euro non solo in città perché Roma e la Capitale e le cose che accadono non passano certo inosservate. La filiera del comparto è lunga e complessa, richiede tempi lunghi non solo per la produzione ma anche per la distribuzione. Non è certamente in grado di assorbire decisioni isteriche dalla sera alla mattina. Ma anche di questo non si è minimamente voluto tener conto, al netto dei problemi di salute che sarebbero di gran lunga più importanti ma, come abbiamo visto, non vengono alleviati con misure simili.

I primi a farsi sentire sono stati quelli dell’Unrae (l’associazione dei costruttori esteri, quasi l’80% delle vendite) che, con molto garbo e altrettanto sangue freddo, hanno spiegato come stanno le cose. Più o meno quello che noi andiamo ripetendo da giorni. Si sono anche detti disposti ad un tavolo di confronto purché si torni sul binario della ragione. Proteste più o meno simili sono arrivate dall’Aci, dalla Federauto (l’associazione dei concessionari) e dall’Unione Petrolifera. E sì, perché le vetture ancora vanno a carburante. Ma anche di queste esigenze la sindaca e il suo staff non si sono minimamente preoccupati. Il folle assedio al diesel continua.

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Mercoledì 22 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 23-01-2020 14:26 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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