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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Leca de Meo, Ceo del Renault Group, con la futura nuova 5

Grande ripartenza Renault: elogi alla visione-strategia del Ceo italiano Luca de Meo

di Giorgio Ursicino

Un partenza alla De Meo. Sgommando. Il ragazzo con l’auto nelle vene è diventato grande. Non c’è più alcun dubbio che sappia abilmente guidare, in completa autonomia, un “vero” costruttore. Anzi, addirittura un Gruppo glorioso e complesso come quello Renault, considerato per molto tempo l’azienda automotive di stato francese. Per di più la Régie, alla vigilia della transizione ecologica, aveva attraversato non facili turbolenze che rischiavano di mettere in crisi lo storico rapporto industriale con i soci orientali. Insomma, l’orgoglio di Francia era con le gomme a terra. E, oltre che un manager, serviva un visionario creativo, in grado di trasformare in opportunità anche una mezza catastrofe. Non c’è dubbio che ha avuto una buona scuola dopo essere uscito dalla Bocconi. Comunque bisogna dirlo, Oltralpe sono molto autarchici ed anche un po’ sciovinisti. Quindi, non è stata una sorpresa per alcuno che, alla nomina di un Ceo estero (per di più italiano...), si “storcessero i nasi”.

Oggi, a distanza di poco più 18 mesi, non c’è più traccia di chi voglia mettere in dubbio le doti di “Lucà” che ha fatto innamorare tutti per le capacità gestionali e, soprattutto, per gli incredibili risultati ottenuti. Inoltre, è riuscito a tirar fuori dalla tana anche i giapponesi che, si sa, quando i rapporti si raffreddano si chiudono un po’ a riccio. Diciamo che, fra le molte capacità che loro indubbiamente hanno (prima fra tutte sono instancabili e geniali lavoratoti), non primeggia l’arte diplomatica, riescono meglio a maneggiare la tecnica e la tecnologia. Con De Meo si è creata una nuova alchimia. Un’empatia. Ed i volti sono tornati a sorridere. C’è un momento in cui, senza dubbio, bisogna smettere di discutere e tornare a macinare se si vogliono avere di nuovo ambizioni da leader. Il manager italiano, poco dopo il suo arrivo, ha lanciato il piano Renaulution per tentare il rilancio. Un programma ambizioso e credibile, ma estremante coraggioso.

Cambiava l’approccio allo scenario, del vecchio paradigma restava veramente poco. Un cura, diciamo così, da cavallo durante la quale i costi dovevano essere rigidamente imbrigliati e la svolta ecologica percorsa senza esitazioni per riportare i margini che sono molto più importanti del gigantismo e del fatturato. L’economia globale vuole aziende profittevoli altrimenti la credibilità resta bassa. Nei giorni scorsi De Meo ha illustrato i risultati finanziari del 2021 e sono stati da applausi. Il margine operativo è stato del 3,6%, superando i target più ottimisti che indicavano il 2,8%. Due anni di anticipo rispetto a “Renaulution” che prevedeva il 3% solo nel 2023. Anche il “free cash flow” è andato bene, 1,6 miliardi, oltre il 50% in più di quanto ci si aspettasse.

Ma tutto viaggia in anticipo: la riduzione dei costi di 2 miliardi rispetto al 2019 di 2 anni, la riduzione del punto di breakeven di 2 anni e, addirittura, migliorato il risultato (dal 30% al 40%). Il risultato netto (quasi un miliardo) è più corposo di oltre 9 miliardi rispetto all’esercizio precedente. Ridotto il debito con la restituzione in anticipo di una parte del finanziamento garantito dello Stato. Il Gruppo ha un inevaso di 3 mesi ed ha di molto assottigliato lo stock (336.000 veicoli rispetto a 486.000 di un anno prima, corrispondenti a 53 giorni di vendite). Per il 2022 il margine è stato portato al 4%, il “free cash flow” minimo ad 1 miliardo. Renault prevede in Europa di essere il 100% elettrica entro il 2030, in autunno ci sarà un Capital Market Day.

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Martedì 22 Febbraio 2022 - Ultimo aggiornamento: 23-02-2022 12:46 | © RIPRODUZIONE RISERVATA