Hyundai, l’avanzata silenziosa. Dolce, garbata. Progressiva. Ma che non conosce soste. Break, momenti di riflessione. Non è neanche mezzo secolo che Hyundai Group ha deciso di produrre auto e la crescita è stata esponenziale. Certo, vedendo i risultati, sembra passato molto più tempo da quando il fondatore dell’azienda, Jeong Ju-yung, si fece disegnare dal “michelangelo” delle quattro ruote la sua prima automobile. Giugiaro tracciò le linee spontanee nel suo atelier. Poi i due geniacci attraversarono il Monte Bianco e portarono la Pony al vicino salone di Ginevra dove debuttò nel salotto più internazionale. Oggi l’ambizione si è concretizzata. Il gruppo coreano è più che una realtà nello strategico settore automotive e si propone, senza timore di non essere preso sul serio, come uno dei protagonisti assoluti della nuova mobilità ecologica. Quella completamente “green” che disconosce la CO2.
Essere ben posizionati in questa aggrovigliata griglia di partenza è molto più importante che produrre delle buone macchine termiche che hanno un orizzonte segnato. Comunque sia, la filosofia aziendale del gigante di Seoul non tralascia i dettagli. Si può anticipare il domani essendo ai vertici già oggi, sicuramente una fase di transizione. E le certezze con cui affronta lo scenario lasciano immaginare come Hyundai abbia portato avanti già da tempo discorsi diversi. Al domani bisogna arrivare per primi, non c’è dubbio. L’attualità, anche se destinata a cambiare, si può vivere da vincenti. Idrogeno e batterie sono una certezza e non è da presuntuosi credere di essere in vantaggio sugli altri.
Per la quotidianità parlano i numeri e, soprattutto, l’apprezzamento del brand riconosciuto in tutti i continenti, un approccio indispensabile se si vuole essere globali. Così, Hyundai ha messo la freccia, superando senza strombazzare. Quinto posto nella classifica mondiale delle vendite. Poi quarto e quest’anno l’approdo sul podio a fianco di Toyota e Volkswagen. La parola “scudetto” nessuno la pronuncia nel lontano Oriente, ma la corsa potrebbe non essersi fermata. Negli ultimi trimestri, più delle consegne, sono saliti i ricavi e il podio è arrivato anche nel tostissimo mercato europeo dove a fare da locomotiva sono in particolare i Suv. Un comparto nel quale Huyndai è messa molto bene con due armi destinate a fare ancora meglio.
Da una parte la Tucson, dall’altra la famiglia Kona. Due gioielli assoluti in grado di riscuotere consensi a tutte le latitudini del Continente. A livello di Gruppo i coreani sono sbarcati in doppia cifra e quest’anno stabiliranno, per l’ennesima volta, il record di auto immatricolate (ben oltre il milione). La storia del prodotto è ormai nota, anche il processo di crescita è stato attentamente programmato, fedele alla filosofia del “step by step”. In pochi anni la Hyundai è passata da marchio di sostanza con un controvalore molto appetibile ad un brand tecnologico, elegante e raffinato con il fortissimo profumo di premium. E i clienti come l’hanno presa? Non se ne sono neanche accorti perché la transumanza è stata docile e progressiva.
Tucson è stato un po’ il simbolo di questo tragitto virtuoso seguito da Kona capace di affrontare con un’impostazione leggermente diversa la acque perigliose della transizione energetica ormai arrivata alla “seconda generazione”. I quasi cinquant’anni di vita di Hyundai Motors si possono dividere un po’ in due. Gli ultimi due decenni del millennio scorso un’attenzione maniacale nel curare i fondamentali: affidabilità, durata, robustezza, sicurezza, tecnologia. I primi due del nuovo, il cambio di marcia: qualità, design, classe, eleganza. La nuova Tucson, arrivata alla quarta generazione, è già stata venduta in 7 milioni di esemplari in tutto il mondo, 1,4 dei quali in Europa. Si presenta con uno stile fulminante, estremamente piacevole, che miscela in modo perfetto la sportività di un Suv con l’eleganza di un modello ambizioso.
Al top le dotazioni di sicurezza e connettività, come senza rivali è l’offerta elettrificata alla quale manca solo la versione BEV, coperta in casa dalla famiglia Ioniq nativa ad elettroni sulla piattaforma E-GMP. Qui la piccola differenza con Kona che, per essere ancora più accessibile, affonda le radici su un pianale multienergia. Per Kona è un momento topico: l’attuale è ancora sulla cresta dell’onda ma, proprio nei giorni scorsi, è stata svelata la nuova. Il passo è lo stesso di Tucson: miglioramento continuo, crescita di dimensioni, stile incredibilmente moderno basato sulla versione “zero emission” che fa da capobranco con i suoi magici giochi di luci anteriori e posteriori. La Tucson nella Penisola si vende in oltre mille unità al mese, Kona “full electric” ha già superato le mille consegna dall’inizio dell’anno.
La prima ha un doppio dispay da 10,25 pollici ciascuno, la seconda risente della variante 100% elettrica e propone due schermi affiancati da 12,25”. Tucson ha due motori termici, benzina e diesel (entrambi 1.6 turbo ad iniezione diretta), ai quali vengono accoppiate unità elettriche di varia potenza con batterie con una densità adeguata per il lavoro che devono svolgere. Sul “mild hybrid” a 48V i cavalli complessivi sono 150. Sul “full hybrid” salgono a 230 (il cuore ad induzione ha 44,2 kW con una batteria al litio da 1,46 kWh). Sulla “plug in”, infine, raggiungono i 265 cv (66,9 kW l’elettrico con un accumulatore da 13,8 kWh).