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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Una vettura elettrica nell'operazione di ricarica

Italia fanalino di coda europeo delle auto con la spina: ci aspetta un futuro non facile

di Giorgio Ursicino

L’auto dà un colpo di tosse, sembra che il paziente sia ancora vivo. Ad agosto, per la prima volta dopo 13 mesi, il mercato europeo ha registrato un segno positivo. Poca cosa rispetto alle ingenti perdite iniziate con il lockdown: +3,4%, immatricolati 748.961 veicoli. Che la situazione non sia allegra lo testimonia il fatto che l’Acea, l’associazione dei costruttori, d’estate fa un mese di pausa e a settembre rende noti contemporaneamente i dati dei due mesi precedenti. E luglio risultava ancora in profondo rosso: -10,6% nei 30 paesi (Ue più Regno Unito e Efta), targate 874.947 vetture. Nel cumulato il quadro resta ancora critico: nei primi 8 mesi dell’anno sono state consegnate ai clienti nel continente 7.221.379 auto, quasi un milione di unità in meno (11,8%) rispetto agli 8.188.966 di autovetture immatricolate da gennaio ad agosto dello scorso anno.

Lo scenario si fa più preoccupante se si confrontano le cifre dello stesso periodo del 2019, ultimo anno prima dello sbarco del virus e del dilagare della pandemia: Spagna -39,7%, Italia -34,7%, Germania -34,2%, Francia -33,9%, Regno Unito -35,3%, per una perdita continentale superiore ad un terzo delle vendite. Si sono infilate una serie di cause che hanno innescato un effetto domino senza precedenti. Dopo il virus, la carenza dei semiconduttori, le ripercussioni sui trasporti, il prezzi delle materie prime, fino a sfociare nella pesante crisi energetica alimentata della guerra. Tutte motivazioni che vedono l’Europa assolutamente coinvolta. Non bastasse, tutto questo è avvenuto in piena transizione energetica che i costruttori avevano messo in preventivo come l’alterazione di un trend che durava da decenni.

Quando si scatena una tempesta perfetta, non ci sono ripari tranquilli, quindi le perdite del nostro paese, che già non versava in una fase economica da sballo, sono inevitabili. Una cosa rende il panorama ancora più cupo. Sia come sia, quando l’uragano perderà la sua forza ci sveglieremo nell’era dell’auto elettrica e da questo punto di vista non siamo affatto messi come gli altri. Risultiamo il fanalino di coda dei 5 più grandi mercati europei. I costruttori, non si capisce fino in fondo per quale motivo, hanno dato un’accelerazione al processo di cambiamento da brividi e, molto prima del 2035, trovare un modello endotermico in listino sarà merce rarissima (le fabbriche si stanno già smontando...). L’Italia è molto indietro in questa “transumanza”, non sta preparando adeguatamente il terreno.

Poca comunicazione, fatta male, e una rete di ricarica inadeguata che sta sempre rincorrendo. La colpa è della mancanza di un piano strategico e della burocrazia e non certo degli operatori. Negli ultimi 2 mesi la percentuale di vetture ricaricabili (quelle con la spina) è al 27% in Germania (il trend è in crescita), al 20% in Francia, al 18% nel Regno Unito, all’8% in Spagna. E l’Italia? Ultima, con il 7,5%, in calo rispetto al 2021. Eppure ci sono gli incentivi. Nell’ultimo mese la quota di vetture 100% elettriche (alimentate solo a batteria) ha raggiunto il 16,7% dalle parti di Berlino (più del doppio della percentuale di tutte quelle con la spina in Italia) e il 14,5% dalle parti di Londra. Fra i costruttori nel cumulato non c’è nessuno, piccolo o grande, che possa vantare un segno più, esclusi i coreani della Hyundai-Kia. Più 6,1%, con Kia che fa la parte del leone con un roboante più 11%.

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Sabato 17 Settembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 19-09-2022 10:02 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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