Come nei più angoscianti degli incubi globali, in poche settimane ha invaso il mondo, facendo temere per il futuro dell’umanità nel super tecnologico e rassicurante pianeta 4.0. Abbiamo voluto credere che, con la sua intelligenza e il suo talento, l’uomo potesse tutto. Fosse padrone del suo destino, avesse le natura ai suoi piedi. Invece, è bastato un nemico tanto piccolo da essere invisibile a minare le certezze più ferree, a seminare panico e a diffondere sconforto. Può arrivare silenzioso e portarti via. Non gli interessa se sei ricco e famoso, tratta tutti nello stesso modo. Anche il più formidabile dei potenti. Se ne infischia anche sei hai la valigetta con le chiavi per la distruzione atomica. È democratico a modo suo. Mai tante curve erano andate insieme tutte verso l’alto, costringendo gli abitanti di mezzo globo a restare serrati in casa.
Finora, i contagiati sono quasi un milione, le vite soffocate veleggiano verso le 50 mila. Quasi nessun paese è risultato immune, il virus cattivo ha rinunciato ad attaccare solo la desolata e gelida Antartide. Quando finirà questo pandemonio? Chiaramente nessuno fra le menti sane azzarda una risposta. I più abili fra ricercatori e scienziati si limitano a fare delle generiche ipotesi. C’è il timore che, se non si troverà un vaccino o perlomeno una cura certa, la battaglia sarà lunga e dura. Molto dolorosa. Dovremo piangere persone care, purtroppo non solo deboli, vecchi e malati. Ce la faremo? Certo che ce la faremo! Come si può pensare il contrario. Andrà tutto bene, ma non sarà una passeggiata. Nel frattempo, in frangenti del genere, che non è esagerato definire epocali, l’uomo scava dentro se stesso e tira fuori le qualità e le doti migliori che spesso non sapeva nemmeno di avere.
Tutti noi non possiamo far molto. Mentre chi può cerca una via d’uscita, siamo costretti a restare a casa, obbedendo totalmente agli ordini e alle disposizioni. Una cosa è certa dopo uno shock del genere: quando ripartiremo saremo migliori di prima. Staremo più attenti, faremo meno errori. Ora dobbiamo prepararci, caricarci come una molla, per farci trovare pronti quando il mondo riprenderà a girare. Inutile nasconderlo, ci sono alcuni settori messi meglio di altri. L’automotive, con il suo gigantismo e la sua globalità, faticherà molto nel periodo più buio con il mercato quasi del tutto azzerato.
Dovrà preoccuparsi dei suoi operai, che nelle fabbriche di tutto il mondo sono milioni, reperendo centinaia di miliardi di liquidità per far fronte alle ingenti spese. Al nuovo via, però, brucerà le tappe perché sarà addirittura avvantaggiato nel portare a termine il cambiamento che aveva già iniziato. Eh sì, l’auto si trova davanti ad una rivoluzione, una svolta a 180 gradi che non aveva mai fatto in 130 anni di storia. La mobilità intera cambierà volto, diventerà totalmente sostenibile. In meno di un ventennio, tutti i veicoli saranno ad emissioni zero, non avranno più il tubo di scarico. E miglioreranno l’esistenza di tutti noi. Respireremo un’aria molto più pulita e viaggeremo molto più sicuri con veicoli che si guideranno (o quasi) da soli, eliminando del tutto gli incidenti.
Attualmente, infatti, sono più di un milione le vite spezzate ogni anno sulle strade del pianeta, una guerra cruenta che in termini di perdite si può paragonare a quella contro coronavirus. Manderemo definitivamente in pensione il petrolio e i suoi derivati, produrremo energia solo da fonti rinnovabili. Pulita. Per una volta, forse, non rimpiangeremo il passato. La virata è già iniziata, se gli eventi impegnativi amplificano le forze, subirà addirittura un’accelerazione. Nei prossimi anni, appassionati di automobili e non solo (le vetture garantiscono la libertà individuale che è un fondamentale diritto di tutti) avranno di che divertirsi, modelli da favola disponibili già oggi, alla ripresa. Abbiamo già scoperto le meraviglie della tecnologia elettrificata: efficienza molto elevata, costi ridotti, rispetto ambientale e, soprattutto, performance da sogno. Come dimostra il Frecciarossa, infatti, non c’è nessun tipo di motorizzazione conosciuta in grado di garantire le prestazioni di quella elettrica. Velocità, accelerazione, silenzio assoluto, difficile desiderare di più.
In soli dieci anni l’industria ha risolto il problema delle batterie garantendo un’autonomia adeguata. Ci sono già in vendita vetture da 500 o 600 chilometri di percorrenza e stanno arrivando quelle da mille. Purtroppo meno abili dell’industria dell’auto sono stati i governi dei vari paesi che sono partiti in ritardo per installare la rete di ricarica. Fino a che non sarà pronta, però, la risposta già esiste. Si chiama Hybrid. La motorizzazione ibrida inventata più di venti anni fa da un geniale ingegnere della Toyota già entrato nella storia, ora è disponibile per tutti. Il motore termico resta per vincere l’ansia di autonomia, ma c’è un elettrico ad aiutare quando serve e, soprattutto, a recuperare energia. “Mild”, “Full”, “Plug-in”, ad ognuno il suo Hybrid in attesa dell’auto elettrica su larghissima scala che potrà essere alimentata, oltre che dalle batterie, anche dall’ecologico idrogeno. Teniamo duro, ce la faremo. E dovrà essere un mondo migliore di prima.
MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Martedì 31 Marzo 2020 - Ultimo aggiornamento: 04-04-2020 12:36
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