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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Il ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti

Palazzo Chigi, il governo incontra i rappresentanti dell'automotive per affrontare la crisi

di Giorgio Ursicino

Oggi il dossier automotive approda a Palazzo Chigi. E già questo è un segnale. L’impressione è che, fintanto la mobilità avesse continuato a manovrare nei corridoi dei ministeri, difficilmente avrebbe trovato la via d’uscita. Troppo importante l’argomento e ingenti le risorse necessarie per rilanciare un settore che, questa volta, porterà risultati soprattutto a medio-lungo termine. Ma quando è il momento bisogna spendere. Una scelta non facile quando il fieno in cascina scarseggia. Ma ora si è arrivati al punto di non ritorno: o adesso o mai più, domani sarebbe troppo tardi. In realtà, bastava vedere cosa hanno fatto i nostri “rivali” europei che sono necessariamente Germania e Francia. Nel mondo dei motori le “Signore” si sono mosse in anticipo, affrontando i temi dell’industria e del mercato che, in questa particolare fase, sono entrambi coinvolti.

Inoltre, sul dossier ci hanno messo la firma e, soprattutto, la faccia chi ha la massima responsabilità di governo. E la facoltà di stanziare, senza colpo ferire, alcuni miliardi di euro. In Italia niente, forse perché le emergenze sono tante. Così, sul comparto non c’è stato un indispensabile piano ad hoc, ne si sono trovate tracce corpose nel Pnrr da oltre 200 miliardi e sull’ultima manovra di bilancio che di miliardi ne ha indirizzati oltre 30. Adesso i nodi vengono al pettine ed è scattato l’allarme. Da una parte l’industria con i primi esuberi che potrebbero lievitare in maniera esponenziale. Dall’altra, il mercato che non sembra più disposto a sopportare certe pressioni. Alcune anche del tutto inutili. Su tutto lo scenario incombe, non tanto la pandemia e la crisi dei semiconduttori che potrebbero sembrare delle nuvolette passeggere, ma la tempesta perfetta della svolta ecologica che porterà alla terra promessa della mobilità pulita e di un habitat migliore.

Questa mattina alle 10,30 la delezione governativa guidata del ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti incontrerà i vertici di Federmeccanica e le sigle sindacali del comparto per valutare insieme le iniziative da intraprendere. Il vertice sarà delicato perché sul piatto potrebbero esserci oltre 70 mila esuberi secondo l’“Osservatorio Automotive”. Multinazionali come Bosch e Marelli hanno già annunciato i loro tagli facendo scattare la luce rossa. Intanto il settore, che vale quasi il 6% del Pil per una cifra che si avvicina a 100 miliardi, ha visto salire le sue ore di cassa integrazione dai 26 milioni del 2019 a 60 dello scorso anno. Non sembra in agenda il tema aiuti al mercato, ma è talmente caldo che gli interlocutori lo sfioreranno per affrontarlo a breve. Anche questo, infatti, è in tilt a causa della nuova mobilità che sta cambiando lo scacchiere per le industrie dell’indotto.

Non servono più, infatti, parti meccaniche nelle quali il nostro paese eccelleva, mentre c’è una grossa richiesta di altri componenti che, se non ci si organizza, rischiano di arrivare da lontano. Per curare il mercato ormai agonizzante, con vetture termiche senza più l’appeal di un tempo, servono subito “bonus” strutturali per le auto con la “spina” in modo da coprire, almeno in parte, i costi maggiori in questo frangente. Inoltre, è necessario un piano strategico per i punti di ricarica sul territorio che sia più vicino a quello dagli altri paesi e consenta l’utilizzo dell’auto elettrica. Quale sarà la posizione dell’esecutivo di fronte a questi scogli industriali e commerciali? Il panorama sembra chiaro.

La direzione nella quale muoversi tracciata. Bisogna evitare l’errore che, per proteggere il made in Italy, la soluzione potrebbe essere rallentare la transizione energetica. Il mondo è ormai globale e, per alimentare un’industria vincente come la nostra, non si può certo agire sul “piccolo” mercato della Penisola. Sarebbe come curare un male incurabile con l’aspirina. La gloria è nelle esportazioni. In più, c’è di mezzo la salute della popolazione e il clima del pianeta al quale hanno dato priorità assoluta il premier Draghi, il presidente Mattarella ed anche Papa Francesco. Sarebbe un peccato, senza nessun vantaggio, diventare un paese di serie B anche da questa angolazione.

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Mercoledì 9 Febbraio 2022 - Ultimo aggiornamento: 10-02-2022 10:35 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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