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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La Jeep Renegade della jont venture GAC-Stellantis che veniva prodotta in Cina

Stellantis, stop alla produzione in Cina. Sciolta la joint venture con GAC, le Jeep elettrificate verranno importate

di Giorgio Ursicino

Stellantis e la Cina, un amore mai nato. Sarà uno dei dossier che il ceo Carlos Tavares dovrà seguire con attenzione nel prossimo futuro se vorrà rispettare i target del Piano Strategico “Dare Forward 2030” illustrato il primo marzo di quest’anno. Un’espansione che punta ad arrivare a 20 miliardi contro i 3,9 miliardi del 2021 in Cina, India e area indo-pacifica. L’aggiornamento della situazione è di ieri e segue un passaggio irrituale dell’inizio dell’anno. Il colosso globale, infatti, aveva annunciato l’intenzione di acquisire (75% del capitale) il controllo della joint venture ultra decennale con la Guangzhou Automobile Group (GAC, controllata dal governo di Pechino). La mossa faceva trapelare lo scontento del gruppo occidentale ed anche rapporti non proprio fluidi che ora hanno portato al divorzio consensuale.

La due aziende hanno raggiunto un accordo di separazione. La nota congiunta evidenzia che «la mancanza di progressi nel piano precedentemente annunciato per l’acquisizione da parte di Stellantis di una quota di maggioranza nella jv ha portato i due gruppi ad avviare trattative per lo stop della società che produce e distribuisce i prodotti Jeep in Cina». I due protagonisti procederanno alla «ordinata cessazione della produzione locale di Jeep, mentre Stellantis riconoscerà un onere di svalutazione non monetario di 297 milioni di euro nei risultati del primo semestre 2022».

Nella frase transitoria il gruppo italo-francese-americano non produrrà più localmente e adotterà un approccio asset-light, concentrandosi sulla commercializzazione dei prodotti Jeep elettrificati fabbricati all’estero attraverso la rete di concessionari locali. È evidente che la scelta è emergenziale e si sta dialogando con altri partner per cercare di acquisire una quota significativa nel grande mercato orientale che attualmente è sotto l’1% con un fatturato che non raggiunge 2 miliardi di euro. L’intesa GAC-FCA era un’invenzione di Sergio Marchionne e fu formalizzata nel marzo 2010 avviando la produzione di veicoli Fiat.

Più tardi il manager canadese virò sul marchio Jeep considerato il più globale del gruppo con sede ad Amsterdam, ma lo stabilimento di Changsha, inaugurato nel 2012, non ha mai viaggiato a ritmi soddisfacenti tanto che la partnership negli ultimi anni è stata sempre in perdita. Se le attività ex FCA non ridono, ancora peggio è andata per quelle ex PSA. I francesi, infatti, furono fra i primi a produrre in Cina (insieme alla VW e la GM) negli anni Novanta e, quando il mercato era ancora relativamente piccolo, potevano vantare una produzione quasi milionaria con più marchi.

I rapporti con i partner cinesi erano talmente buoni che la Dongfeng contribuì al salvataggio dell’azienda controllata dai Peugeot acquisendo, quando la PSA andò in crisi, una quota pari a quella del governo di Parigi e della famiglia. Parte di quel capitale è ancora in Stellantis anche se Dongfeng accettò di uscire per facilitare l’accordo a tre (Italia, Francia e Stati Uniti). Dongfeng ha venduto l’1,2% delle azioni lo scorso anno ed un altro 1,1% da inizio di questo. Ha ancora il 3,1% del capitale sociale considerato non più strategico (quasi cento milioni di azioni) che valgono 1,2 miliardi di euro se Stellantis deciderà di ricomprarle con la forte liquidità che ha in cassa.

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Martedì 19 Luglio 2022 - Ultimo aggiornamento: 20-07-2022 11:30 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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