Il solito cannibale. Ma meno strafottente. Più umano. Anche se sempre infallibile. Acclamato dai rivali, dalla critica ed, ora, anche dal pubblico. Superata una certa soglia di risultati, un campione non ha più patria e nemmeno bandiera. E, guardando i curriculum, solo altri due eroi vantano un bottino migliore del suo: Schumacher e Hamilton, piloti osannati anche in casa del nemico. Super Max a Barcellona ha scritto un’altra paginetta di storia. La Red Bull pare che non sia più un’astronave aliena con cui il fenomeno scorrazzava in lungo e in largo, facendo a polpette tutti gli avversari. Anzi, ascoltando radio paddock, la McLaren pare vada di più ed anche Ferrari e, soprattutto, Mercedes si sono avvicinate.
Verstappen, però, vince lo stesso. Lo fa più di manico che di macchina. Impossibile non vederlo. Con gare così tirate tutti fanno qualche errore: da Norris a Leclerc, da Russell a Sainz. Forse non sbaglia Hamilton, ma negli ultimi tempi non ha mai avuto la monoposto per giocare con l’erede. Quando si vince per un paio di secondi come a Montreal ed a Barcellona bisogna essere perfetti e l’olandese lo è. In uno scenario del genere rischia di diventare pure simpatico. A Montmelò il colpo in canna lo aveva il bravo Lando, ma il tiro non è stato preciso e, per sua stessa ammissione, ha messo la coppa del trionfo su un piatto d’argento all’amico della RB.
Incredibile quanto questi ragazzi si rispettino e si vogliano pure bene, escono insieme a casa a Montecarlo e si sverniciano a 350 all’ora senza il minimo rancore. Prodotti della tecnologia attuale. Per qualcosa di simile Senna e Prost si guardarono in cagnesco per anni. Ieri Lando e Max scattavano in prima fila appaiati. L’inglese, leggermente più avanti perché autore della pole, non ci pensava un attimo a tagliare la strada al rivale e poi, in piena accelerazione, lo accompagnava sull’erba. Dopo il traguardo si sono abbracciati come fratelli cancellando del tutto la scena da incubo quando si è spento il semaforo.
Per Max è la vittoria numero 61, la settima dell’anno su 10 gare. La terza consecutiva a Barcellona dove, nel 2017, dominò il suo primo GP. Dietro ai due arrivati in scia, la coppia delle rinate Stelle, con Hamilton davanti a Russell. Le Ferrari quinta e sesta, esattamente come erano partite. Senza infamia e senza lode. Con l’aggiunta di dichiarazioni al vetriolo. Botta e risposta senza tanti complimenti, smorzate solo dal paciere Vasseur che ha difeso di più il ragazzo “debole”, cioè Carlos. Nella top ten che assegna i punti sono finiti i 10 driver della prime 5 squadre. Oltre Piastri e Perez, con le due vetture migliori, le ultime due posizioni della prima metà della classifica sono finite con molta sorpresa alle due Alpine che da questa gara hanno ufficialmente le cure di Flavio Briatore.
Al via la testa del gruppone, mentre i primi due facevano a ruotate sul prato, l’ha presa George con la Mercedes. Con l’altra Freccia in quarta posizione davanti alle Rosse. Charles, che era quinto, cercava di gestire le gomme, secondo lui come concordato nel briefing, ma Carlos lo ha attaccato e superato toccandolo leggermente. A fine corrida il Principino ha sbottato. Senza entrare nel merito della manovra non proprio elegante, avrebbe fatto meglio a tacere visto che bisognerà convivere per oltre mezza stagione: «Stavo tenendo il passo concordato quando mi ha attaccato all’esterno con una manovra proprio esagerata, inutile e scorretta. Mi ha toccato, danneggiato l’ala ed abbiamo perso almeno una posizione. D’accordo correva in casa, vive una situazione difficile, ma non capisco questo comportamento».
A poca distanza la replica altrettanto stizzita: «Questa volta non vedo che cosa ha da lamentarsi. Avevamo le gomme nuove rispetto alle Mercedes che le avevano usate e ci stavano staccando. Se non attacchi in quella fase quando lo fai? Non volevo restare tutta la gara dietro a lui. Appena l’ho passato mi sono avvicinato ai rivali...». A fare il pompiere interviene Fred che in politichese prende le parti dello spagnolo perché in questa fase è l’anello più fragile, mentre deve ancora lavorare per la Ferrari: «Non è successo nulla di grave, i due piloti si sono toccati, può succedere. Avremmo perso un secondo, non di più. Eravamo in quella posizione alla partenza e così abbiamo concluso. Dobbiamo lavorare per migliorare il passo che non è stato abbastanza rapido...».