Le legge del Monte non la ribalta neanche un improvviso nubifragio. Il podio della gara più ambita dell’anno è la fotocopia delle qualifiche. Tutti sanno che la vera grande sfida a Monaco si consuma il sabato. La domenica bisogna controllare e non commettere errori nelle quasi due ore di corrida. Terzo Ocon con l’Alpine, secondo Alonso su Aston Martin. Primo, manco a dirlo, super Verstappen ai comandi della spaziale Red Bull che non ha certo sprecato la ghiotta occasione di scattare per la prima volta dalla pole fra le stradine del Principato. L’anziano ragazzo di Oviedo, dopo una gara da leone, non si rattrista per non essere tornato a vincere dopo oltre un decennio e sintetizza lo show: «Siamo stati tutti bravi. Non era mica facile su questa pista tenere la safety car ai box sotto il diluvio...».
Fernando si conferma veloce come un leprotto, ma condisce questa rapidità con una consistenza e una costanza sorprendenti. Nel 2023, su sei gare, è salito cinque volte sul podio e si è avvicinato a Sergio Perez ieri rimasto a bocca asciutta dopo la figuraccia nella Q1 (105 a 93). Il più esperto dei fenomeni ha fatto oltre il triplo di punti del compagno Stroll che, rispetto a Vettel, non aveva sfigurato. Tutt’altra storia quella del tulipano volante che ieri ha ottenuto la quarta vittoria della stagione (nelle altre due gare è arrivato secondo) ed ora viaggia a punteggio quasi pieno (144 punti) verso nuovi record. L’orange è un mastino cibernetico ed ormai corre contro se stesso. A Monaco sapeva che diversi lupacchiotti erano pronti ad approfittare della specificità del tracciato per spezzare la sua catena vincente.
E poi finora non si era mai preoccupato delle performance in qualifica perché sul passo gara risucchiava in pochi chilometri chi aveva osato partirgli davanti. Così ha corso in modo diverso, non come il primo della classe che si diverte a vedere gli altri scornarsi, ma come se non ci fosse un domani e la roulette russa si giocasse solo in questo Gran Premio. Quello che ha fatto in qualifica resterà nella storia, usando muretti a guardrail come fossero morbidi cuscini sui quali appoggiarsi a quasi 300 all’ora. In corsa è stato perfetto, dominando sempre la scena con una superiorità disarmante. Il campione del mondo è scattato con le medie ed ha subito preso vantaggio su Alonso che aveva la dure. Ha pennellato le curve salvaguardando le gomme che ha fatto durare due terzi di gara.
Ha atteso la pioggia per il pit stop ed è passato alle intermedie correndo verso la bandiera a scacchi dove è arrivato mezzo minuto prima di tutti. Ai piedi del podio le due Mercedes di Hamilton e Russell che sembrano gradire le numerose modifiche arrivate ed attese ad una controprova più sincera il prossimo weekend a Barcellona. E la Ferrari? Maluccio. Anche a Montecarlo si è dimostrata valida sul giro secco, ma non adeguata sul passo gara. Sulla griglia erano quarta e sesta, al traguardo sesta e ottava, rispettivamente con Charles e Carlos. In realtà, stava andando meglio Sainz che ha rotto l’ala anteriore per attaccare il podio virtuale che era di Ocon.
Quando è arrivata la pioggia, però, gli strateghi del Cavallino hanno esitato troppo a richiamare i ragazzi ai box nella speranza che uscisse la safety car e, in quel giro in più, lo spagnolo è andato in testacoda al Mirabeau perdendo tre posizioni. La SF-23 non sembra fare grandi passi in avanti, ma gli sviluppi che contano non sono ancora arrivati perché si è preferito sfruttare la chance del Principato puntando sul materiale conosciuto su un tracciato dove tutto si decide in qualifica. Fred Vasseur sa che la sfida per tornare a dominare è lunga e tiene alto l’umore con sorrisi sempre smaglianti all’apparenza sinceri.
Non altrettanto lucidi sembrano gli uomini della squadra e, soprattutto, i piloti che sono sempre gli ultimi ad arrendersi di fronte ad una monoposto deficitaria. Dopo la penalizzazione in qualifica (Leclerc era terzo), in gara le SF-23 si è sciolta facendo durare le coperture dure molto meno di quanto Max ha utilizzato le morbide. E questo è un problema anche a Monaco. Senza performance si rischia per recuperare e si commettono errori. Nei giri finali Charles che è una iena era dietro alla Freccia di Russell penalizzata di 5 secondi. Non serviva superare, bastava restare in coda all’inglese per guadagnare la posizione, ma non c’è stato nulla da fare.