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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Sebastian Vettel saluta

Vettel dice basta, a fine anno si ritirerà. Si chiude una storia magica: «Vado a fare il papà»

di Giorgio Ursicino

Ancora dieci gare, poi Sebastian cambierà lavoro. Non ha ancora deciso quello che farà. Una cosa è certa: si occuperà di più della famiglia, sacrificata nel suo lungo periodo da “globetrotter”. «I papà devono stare anche con i figli. Ma quale addio. Voglio solo ringraziare tutti coloro che mi hanno permesso di vivere un sogno». Seb saluta a modo suo. Da ragazzo semplice che ha molto a cuore gli argomenti sociali e ambientali. Per la F1, diciamola tutta, è una perdita enorme. Lascia uno dei piloti che ha caratterizzato un’epoca, segnando numerosi record, soprattutto di giovinezza, che sarà molto difficile battere. Non ci sono riusciti neanche Max e Charles, i due nuovi fenomeni del Circo della velocità. Se Leclerc era un predestinato, il tedesco era un baby portento.

Amico del connazionale Schumacher, sulla pista del quale era cresciuto a Kerpen, Vettel ha fatto la carriera al contrario. Esploso in erba, ha stracciato tutti i primati. A 26 anni era un re, con quattro titoli mondiali. Poi, nell’ultimo decennio (ora di anni ne ha 35), non è più riuscito ad imporre la sua classe. Prima lottando come un mastino con una macchina inferiore. Poi, negli ultimi due anni, facendo quasi la comparsa, in posizioni di classifica del tutto inadeguate al suo rango. Questa generosità gli si è in parte ritorta contro, facondo pensare a più critici (che però non hanno mai avuto l’ardire di rivelarlo) che quando dominava aveva proprio un razzo sotto il sedere. Eppure non fu così. Agli esordi, il cucciolotto di Heppenheim era divino. Già a 8 anni correva in kart nella tana degli Schumi.

Nel 2003, a 16, partecipa al campionato tedesco di Formula BMW (le vetture sono tutte uguali) e vince 18 gare su 20. Inumano. Nel 2007 fa il suo esordio in F1, sempre con la casa di Monaco, e l’anno successivo venne ingaggiato dalla Toro Rosso che montava i motori Ferrari. Dopo l’estate arriva il GP d’Italia che si corre nel tempio della velocità di Monza, dove campioni di tutto il mondo si danno battaglia esattamente da un secolo. Il 13 settembre è sabato e piove, fra lo stupore generale il pupo si acchiappa la pole position, sverniciando anche le Rosse di Raikkonen e Massa. A soli 21 anni e 72 giorni Seb diventa il driver più giovane a conquistare la partenza al palo.

Il giorno successivo piove ancora, imperversa il toto-scommesse: quanti giri impiegherà Seb per appiccicare la sua Toro Rosso alle staccate inzuppate delle chicane? Vettel parte in testa e non la molla più, a soli 21 anni e 73 giorni diventa il più giovane pilota a dominare un GP. Entrambi i record sono tuttora imbattuti. Nel 2010 la promozione in prima squadra, alla Red Bull, al culmine di un progresso di crescita. Il titolo arriva all’ultima giornata, ai danni della Ferrari di Alonso, poi altri tre anni di dominio assoluto, culminati con imprese eroiche rimaste nella storia. A 23 anni e 134 giorni è il Campione del Mondo più giovane (il 14 novembre 2010 a Abu Dhabi).

Nel 2013 stabilisce il record del titolo con più punti di vantaggio sul primo rivale (155). E lo stesso anno conquista il primato delle vittorie consecutive (9) e di quelle totali (13, a pari merito con il sua amico Michael). Sembrava imbattibile. Invece, quando lasciò la zucca d’argento dei bibitari non vinse più un campionato, rientrando, man mano, nella normalità. Nei 6 anni alla Ferrari arrivò due volte secondo (2017 e 2018), ma come accadde a Fernando Alonso, non riuscì a coronare il sogno di un iride in Rosso.

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Venerdì 29 Luglio 2022 - Ultimo aggiornamento: 20:27 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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