Alcuni modelli di Vespa 50cc degli anni '70 all'interno del museo Piaggio di Pontedera

Festa di un mito, la Vespa regina delle due ruote compie 70 anni

di Giorgio Ursicino
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PONTEDERA - Una settantenne molto Vespa. Ora che anche la mitica Defender della Land Rover è andata in pensione, sono una vera rarità i veicoli nati nella prima metà del secolo scorso ancora in produzione. C'è la Jeep di Toledo progettata per andare in guerra e la Vespa Piaggio pensata invece per riprendersi la libertà. Di modelli entrati nella storia per la loro longevità ce ne sono certo altri, dal Maggiolino della Volkswagen alla 911 Carrera della Porsche, ma qualcuno si è già ritirato e in ogni caso nessuno (escluso appunto la Wrangler della casa americana) ha mai spento un numero così elevato di candeline. Il giorno tanto atteso è fra meno di un mese.
 

Era infatti il 23 aprile del 1946 quando la Piaggio depositò all'ufficio brevetti di Firenze il progetto di quello che (in pochi lo avrebbero immaginato) sarebbe diventato lo scooter più famoso del pianeta. Un gioiello di tecnica e fantasia che fece da apripista alla globalizzazione rendendosi insostituibile per numerose generazioni di motociclisti in tutti i continenti. Un'idea geniale che ha motorizzato le masse, si è fatta amare da giovani e meno giovani e, accompagnando l'evoluzione della società, è già stata prodotta in oltre 150 versioni e 18 milioni di esemplari.

Per festeggiare un fenomeno del genere Pontedera accenderà i riflettori. Il 22 aprile al museo Piaggio ci sarà l'inaugurazione della mostra “In Viaggio con Vespa. Un'avventura lunga 70 anni”. Ciliegina sulla torta del grande raduno dal 23 al 25 sarà il concerto di Enrico Ruggeri il 24. La gloriosa azienda era nata molto prima di quel primo anno di dopoguerra, era stata fondata dal giovanissimo Rinaldo Piaggio (aveva vent'anni) a Genova nel 1884 per arredare le navi e le carrozze ferroviarie.


Negli anni la Piaggio si era allargata in Toscana e si era specializzata nella produzione d'aerei e proprio per questo uscì dalla Guerra con gli stabilimenti distrutti. Concluso il conflitto furono Enrico e Armando, i figli di Rinaldo, a rilanciare le attività. Per far nascere qualcosa di clamoroso, destinato ha cambiare lo scenario, spesso serve la scintilla fra passioni e competenze diverse, quasi opposte. Enrico Piaggio non aveva dubbi, il business negli anni successivi sarebbe stata la motorizzazione a due ruote.


Un mezzo meccanico che piaceva veramente poco al progettista aeronautico Corradino D'Ascanio abituato a giocare col vento, disegnando ali e fusoliere. L'ingegnere era così poco attratto dalle due ruote che pensò un veicolo molto diverso da una tradizionale moto, un oggetto per certi versi più vicino a un'auto. La Vespa del '46 era una rivoluzione, una diavoleria mai vista in precedenza. Robusta scocca in acciaio per coprire tutti gli organi meccanici e riparare i passeggeri, motore attaccato alla ruota posteriore per eliminare la fastidiosa catena, le marce si cambiavano con le mani, sospensione anteriore inedita (con cinematismo simile al carrello degli aerei) per facilitare la sostituzione della ruota in caso di foratura. Le prime foto apparvero sulla rivista Motor il 24 marzo del 1946, la Vespa aveva un motore di 98 cc e costava 55 mila lire (61 mila la “lusso”). La produzione (2.484 esemplari nel 1946) salì rapidamente: 10 mila unità nel '47, 20 mila nel '48 quando arrivò la versione 125 cc.


Nel 1950 partì la produzione in Germania su licenza e già nel '53 le Vespa uscite dalle fabbriche furono oltre 170 mila. Proprio in quell'anno diventò il simbolo della “Dolce Vita” grazie a Gregory Peck e Audrey Hepburn che la utilizzavano per le strade della Capitale (meno disastrate di ora) in “Vacanze Romane”.


Furono le prime star a cavalcare lo scooter, ma certo non le uniche, si sono fatti riprendere dalla cinepresa in sella ad una Vespa anche Marcello Mastroianni e Henry Fonda, Gary Cooper e John Wayne, Jean Paul Belmondo e Nanni Moretti, Antonio Banderas e Matt Damon, Ursula Andress e Nicole Kidman. Vespa è diventata in fretta, ed è rimasta a lungo, uno dei simboli del made in Italy, un'icona di quel Paese esuberante che regalava al mondo le Alfa Romeo e le Ferrari. Non solo tecnologia, sicurezza, affidabilità, in Vespa c'era anche tanto design, un altro asset del genio tricolore. Vespa, che ha dato i natali all'instancabile tre ruote Ape, ha attraversato le varie ere tecnologiche adeguandosi ai tempi e rimanendo sempre all'avanguardia.

Cilindrate diverse per rispondere ad esigenze diverse, venne fuori il Vespino (era il 1964) quando sopra i 50 cc fu necessaria la targa, poi la Primavera (1968) e la PX, il Vespone come lo chiamavano i ragazzi. Nel 2000 esordì la ET4, la prima con motore 4 tempi, nel 2008 la poderosa GTS. Primavera, Sprint e GTS sono attualmente in produzione, ad un ritmo annuale triplo (170 mila unità nel 2015, con fabbriche anche in Vietnam e in India) rispetto a quando l'azienda è stata rilevata da Colaninno.

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Martedì 29 Marzo 2016 - Ultimo aggiornamento: 10:14 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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