La nuova Aprilia Shiver

Dorsoduro e Shiver: sorelle diverse. Aprilia svela due varianti che adottano il bicilindrico da 900 cc

di Francesco Irace
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MADONNA DI CAMPIGLIO - Da un lato una fun bike, con impostazione di guida da supermotard tutta pepe e divertimento: sella stretta, manubrio largo e grandi doti di agilità e maneggevolezza. Dall’altro una naked non estrema, ma dalla forte personalità, pensata anche per il turismo a breve e medio raggio in coppia: dunque, maggior comfort, posizione di guida naturale e piacere di guida a tutte le andature. Due moto apparentemente molto diverse, insomma, che però condividono gran parte della base tecnica, oltre al medesimo spirito racing tipico delle Aprilia. Entrambe si sono aggiornate per il 2017 badando più alla sostanza che alla forma.

A guardarle distrattamente, infatti, non si ha subito la percezione che siano cambiate molto dai rispettivi modelli precedenti. Sono i dettagli a fare la differenza. I cerchi sono ora a tre razze sdoppiate e consentono un risparmio di peso di oltre 2 kg. Ci sono nuove finiture che caratterizzano telaio, ammortizzatore e teste dei cilindri. Sulla Shiver, in particolare, si fanno notare anche un nuovo scarico e nuove sovrastrutture che impreziosiscono il look: dai nuovi fianchetti al nuovo parafango anteriore, passando per le coperture laterali del serbatoio e per la nuova coda. Sulla Dorsoduro, invece, si apprezzano le nuove grafiche e un design che è riuscito a mantenere il suo appeal nonostante sia pressoché identico a quello del primo esemplare nato nel 2008. Il telaio è sempre a traliccio in tubi d’acciaio ed è abbinato a piastre in alluminio laterali. Debutta invece una nuova forcella Kayaba da 41 mm più leggera di 450 gr, regolabile nell’idraulica e nel precarico (sulla versione precedente c’era una Showa da 43 mm di diametro), con un’escursione di 160 mm su Dorsoduro e di 120 mm su Shiver. Bello da vedere nella sua posizione laterale il mono posteriore, anch’esso regolabile in estensione e precarico: ha un’escursione di 160 mm sulla “supermotard” e di 130 mm sulla naked.

Ma la vera novità è rappresentata dal motore, che è un’evoluzione del bicilindrico a V di 90° da 750 cc. È ora cresciuto nella cilindrata, fino a 900 cc, e ha guadagnato l’omologazione Euro 4. La sua potenza è salita fino a 95,2 CV e 90 Nm e viene gestita da una nuova centralina Marelli 7SM abbinata a un nuovo Ride by wire più leggero. Sono tre le modalità di guida previste: Sport, che privilegia la massima performance garantendo una risposta decisa; Touring, che conserva la medesima potenza addolcendo però l’erogazione; e Rain, che eroga 70 CV ed è pensata principalmente per l’asfalto bagnato o viscido. E godono tutte del prezioso supporto del nuovo controllo della trazione regolabile su tre livelli e disattivabile. Di prim’ordine l’impianto frenante, dotato di ABS di serie, caratterizzato da un doppio disco anteriore da 320 mm con pinze radiali a quattro pistoncini e un disco da 240 mm con pinza a singolo pistoncino dietro.

In sella le due moto hanno un’impostazione di guida diversa. Ma andiamo con ordine e partiamo dalla Dorsoduro. Che con la posizione da supermotard, con la schiena dritta e le braccia stese, genera una sensazione di controllo strabiliante. È agile e facile, diverte i più esperti e si adatta anche a chi non ha troppa esperienza in moto; va solo tenuto conto che i piloti meno alti potrebbero non sentirsi a proprio agio, soprattutto nelle manovre da fermo. Tra le curve è una vera e propria fonte di adrenalina e sfodera, con orgoglio, una ciclistica sopraffina. È sempre precisa, stabile, scende giù in piega in un attimo e affronta i cambi di direzione con una rapidità disarmante. Rispetto al passato la spinta del motore è più vigorosa ma meno brusca, è meglio spalmata e si riesce a riprendere con più facilità dai bassi senza dover utilizzare necessariamente il cambio, che resta un po’ rigidino.

È invece più morbida la frizione, a tutto vantaggio del comfort nell’utilizzo cittadino. Il freno davanti morde, è aggressivo, come è giusto che sia su una moto che fa della sportività uno dei punti chiave. Difficile chiedere di più in tal senso. Ci si può divertire più o meno allo stesso modo, pagando magari qualcosa in reattività e agilità ma viaggiando più comodi, in sella alla sorella Shiver. È più confortevole, con una sella ampia e morbida (l’opposto di quella della Dorsoduro) e una posizione di guida più naturale. Va bene anche per i piccoli viaggi, con tanto di “zavorrina” al seguito. È più corta, più bassa e per certi versi anche meno impegnativa. Ha i rapporti un po’ più lunghi, complice un dente di pignone in più rispetto alla sorella, e raggiunge una velocità di punta più elevata. Il motore scalda un po’, mentre il comportamento dinamico è abbastanza simile a quello della Dorsoduro, con la differenza che la posizione più “d’attacco” fa sentire un po’ meglio l’anteriore. Quale scegliere tra le due? La Shiver costa 8.590 euro, la Dorsoduro 9.740. Ma gusto personale a parte, la differenza la fa soprattutto la destinazione d’uso.
 

 

 

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Venerdì 23 Giugno 2017 - Ultimo aggiornamento: 24-06-2017 06:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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