La Mercedes A200d a Milano durante il test

La rivincita del diesel. Prova verità su strada: «Quelli di ultima generazione sono più puliti dei benzina»

di Giampiero Bottino
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MILANO - Ma è proprio vero che il diesel sia, senza se e senza ma, la causa di tutti i mali legati all'inquinamento da traffico? Almeno per quanto riguarda i motori a gasolio di ultima generazione è solo un pregiudizio, peraltro avvalorato dai costruttori, almeno di quelli che con i loro errori hanno contribuito a spingere questo carburante verso un declino probabilmente irreversibile.

E immeritato, almeno da giudicare dai risultati – tecnicamente inattacabili – dell'inedito esperimento realizzato da «Quattroruote» che ha messo in campo la sua autorevolezza e una batteria di costosi e raffinati strumenti di misura delle emissioni, tra cui il sofisticato Mss (cioè Micro soot sensor) capace di rilevare istante per istante la concentrazione del particolato da combustione, uno dei principali «capi d'accusa» nel processo al diesel, fino a concentrazioni di 1 microgrammo/m3, 50 volte inferiori ai limiti di legge.

L'idea di valutare nel mondo reale l'effettiva valenza ambientale dei carburanti utilizzati dai motori termici di ultima generazione si è concretizzato a Milano, con la collaborazione tecnica-strumentale della Bosch, con un'accurata scelta delle vetture, del percorso e della tempistica. Protagonista la Mercedes A200d, scelta per il suo turbodiesel evoluto già in regola con la versione più restrittiva – Euro 6d – della normativa continentale, che si è misurata («Non volevamo mescolare pere con mele» sottolinea Roberto Boni, ingegnere e giornalista che ha effettuato i test) con altre due vetture delle Stella, la Classe B160 a benzina e la Classe C300de con il diesel/ibrido plug-in.

Sul tracciato urbano di circa 4 km tra Viale Marche e Città Studi, percorso più volte in entrambe le direzioni in ore particolarmente «calde» (7,30-9,30) per il traffico, la A 300d si è rivelata la più pulita del lotto per il particolato e ha preceduto la «rivale» a benzina – ma non la ibrida plug-in – per quanto riguarda gli ossidi di azoto (NOx). Particolarmente efficiente si è rivelato il fitro anti particolato (Pdf) che nel tunnel sotto la Stazione Centrale, il tratto più delicato per l'inquinamento da traffico, ha evidenziato strumentalmente emissioni di particolato largamente inferiori (100 contro 1.900 microgrammi/m3) a quelle contestualmente assorbite da un vecchio veicolo turbodiesel che precedeva la protagonista del test.

A proposito dei filtri, anche la loro rigenerazione – che avviene automaticamente ogni 500 km e dura mediamente 15 minuti – pur determinando una forte impennata nella produzione di particolato, non arriva mai a superare neppure in quel frangente i limiti imposti dalla normativa. «Non esistono – afferma Gian Luca Pellegini, direttore di Quattroruote – tecnologie buone o cattive, ma automobili nuove o vecchie». Una considerazione di cui forse sarebbe opportuno tener conto, una volta superata l'emergenza, negli inteventi a favore di un mercato – strategico per il Pil e per l'occupazione – che il coronavirus ha quasi azzerato.

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Venerdì 17 Aprile 2020 - Ultimo aggiornamento: 21-04-2020 20:05 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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