La tassa sulle auto aziendali sarà retroattiva, ovvero verrà applicata anche sui contratti di locazione già in essere. Così il governo ragiona su un ulteriore sconto per renderla ancora più tollerabile: dopo aver annunciato, in seguito alle polemiche degli ultimi giorni, che la quota imponibile raddoppierà anziché triplicare come previsto originariamente, passando dunque dal 30 al 60 per cento, l'esecutivo ora si preparerebbe a inserire anche una norma di decorrenza per far scattare il prelievo a partire da giugno invece che a gennaio. In tal modo l'incremento effettivo rispetto al valore attribuito all'auto risulterà dimezzato nel 2020.
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Con questo escamotage il governo punta a congelare le proteste di Italia Viva e delle associazioni del comparto, a incominciare dall'Aniasa, l'associazione che in Confindustria rappresenta il settore del noleggio veicoli. Saranno esentate dai rincari le auto green, ibride o elettriche, oltre che quelle degli agenti e rappresentanti di commercio, mentre per i veicoli super inquinanti, ovvero con emisssioni di biossido di carbonio superiori a 160 grammi per chilometro, resterà la tassazione al 100 per cento.
LO SCONTO
Lo sconto sull'aumento del prelievo farà si che per una Fiat Panda 1.2 da 69 cavalli l'incremento totale degli oneri fiscali e contributivi ammonterà fino a 1.376 euro per i dipendenti con un reddito complessivo lordo superiore a 75 mila euro. Per una Ford Focus IV dipendenti e aziende dovranno fronteggiare invece un aumento complessivo compreso tra 1.732 e 1.848 euro. Per una Fiat Tipo 1.4 da 120 cavalli l'intervento comporterà una spesa extra tra 1.680 e 1.792 euro a seconda del reddito del destinatario dell'auto. Avranno diritto alla riduzione pure gli utilizzatori di una Jeep Compass da 170 cavalli: in questo caso è stato stimato che grazie alla rimodulazione l'aumento totale degli oneri foscali e contributivi per dipendenti e aziende oscillerà tra 2.062 e 2.200 euro, mentre il minore netto annuo in busta paga degli impiegati arriverà fino a 1.512 euro. Per chi invece ha un'auto super inquinante parcheggiata nel garage il prelievo rimane al 100 per cento.
Perciò, stando alle simulazioni, la tassazione su un'Audi A6 da 333 cavalli impatterà sulle buste paga dei dipendenti per circa 5 mila euro nel caso dei redditi inferiori a 55 mila euro e per 8.015 euro per chi guadagna più di 75 mila euro. Inizialmente il valore tassabile dell'uso privato del mezzo aziendale sarebbe dovuto salire dal 30 al 100 per cento del costo chilometrico calcolato dall'Aci nelle sue tabelle ufficiali su una percorrenza annua di 15 mila chilometri. La rimodulazione, tuttavia, non elimina la stangata, ma si limita ad attenuarla per renderla digeribile. Risultato, se in principio lo Stato contava d'incassare 513 milioni di gettito grazie all'aumento monstre ora dovrà accontentarsi di mettere le mani su meno di 350 milioni nel 2020.
Cifra che si attesterà sotto ai 200 milioni se verrà introdotta anche la norma di decorrenza per posticipare di 6 mesi l'entrata in vigore del maxi balzello così da evitare le barricate di chi ha un contratto in essere. Ammontano a circa due milioni i lavoratori dipendenti che dovranno pagare la tassa sulle auto aziendali. Queste ultime, in quanto vetture che i datori di lavoro concedono come benefit insieme allo stipendio, finora erano state soggette a una tassazione molto agevolata, il cosiddetto fringe benefit, pari al 30 per cento di una cifra che dipende dal costo chilometrico e che varia a seconda del tipo di vettura.
L'incremento della quota imponibile, oltre che essere stato duramente criticato dall'opposizione e dalle associazioni coinvolte, ha messo di cattivo umore anche gli esponenti di Italia Viva che non hanno esitato a parlare di un'altra «tassa inutile». Le associazioni della filiera auto, da Anfia a Federauto, da Assilea a Unrae, hanno chiesto al governo in una nota congiunta di ritirare immediatamente la stretta perché contrariamente a quanto si potrebbe pensare «l'auto aziendale non è un privilegio ma è uno strumento di lavoro».