Wrc, le mani di Neuville (Hyundai) sul mondiale rally. L'impiego part time di Rovanperä e Ogier (Toyota) ha facilitato l'impresa
Rally Cile, Toyota vince ancora con Rovanperä. Sul podio Evans e Tänak. Neuville (Hyundai) sempre leader in classifica
Ford Ranger, il pick-up più venduto in Europa arriva anche la versione ibrida plug-in
Ford perde 66mila dollari per ogni elettrica venduta. Ma ci si dimentica del passaggio epocale della mobilità e degli enormi investimenti delle Case auto - «In tutto il mondo, stiamo già assistendo a un’ampia adozione di veicoli elettrici nella maggior parte dei principali mercati. In paesi come la Norvegia, Bev e Phev costituiscono già la stragrande maggioranza delle vendite di auto nuove. Una confluenza di tendenze spingerà ulteriormente l’adozione di veicoli plug-in, compresa la produzione a basso costo attraverso la produzione in scala di auto e pacchi batteria, una maggiore autonomia del veicolo, un’infrastruttura di ricarica più conveniente e normative sulle emissioni più severe. Entro il 2035, i Bev costituiranno quasi il 60% delle vendite mondiali di auto nuove. Allo stesso tempo, il passaggio ai Bev porterà a un aumento della redditività del settore derivante dalle vendite di auto nuove, da 122 miliardi di dollari nel 2021 a circa 135 miliardi di dollari nel 2035». A scriverlo, in riferimento alla svolta elettrica dell’automotive, è Boston Consulting in un report di poche settimane fa.
I numeri attuali, o almeno quelli resi disponibili, per ora invece indicano forti perdite per i produttori di auto. In Germania, come comunicato dall’istituto di statistica tedesco, il settore automobilistico ha registrato un forte calo della produzione, nettamente superiore al -6%, attribuito a una carenza globale di chip semiconduttori che ha interrotto le catene di approvvigionamento delle case automobilistiche di tutto il mondo. Si prevede poi che la carenza continuerà per diversi mesi, incidendo sulla ripresa dell’auto e sulla produzione industriale complessiva. Il mondo delle quattro ruote sta combattendo appunto con la continua mancanza di chip, nonostante sia passato il picco di blocchi di un anno fa. Proprio Ford sembra non passarsela bene con le Bev. A marzo il gruppo americano ha annunciato che l’anno scorso ha perso 2,1 miliardi di dollari con le sue attivita Ev. Tali perdite sono state il doppio di quelle registrate nel 2021 per i veicoli elettrici. Il colosso Usa ha prodotto 61.575 auto elettriche nel 2022. Pertanto, l’azienda ha perso circa 34.000 dollari per ogni Ev venduto lo scorso anno. Ford ha recentemente comunicato di aver registrato invece una perdita di 722 milioni di dollari sulle sue attività Ev nei primi tre mesi del 2023. Durante questo periodo, Ford ha venduto 10.866 Bev, il che significa che ha perso 66.446 dollari per ogni veicolo venduto. Anche la rivale General Motors, pur non essendo cosi trasparente come Ford, ha indicato che la strada verso un profitto dalle auto a batteria e lontano: l’amministratore delegato Mary Barra ha detto chiaramente agli investitori che i suoi veicoli elettrici non saranno redditizi fino al 2025.
Dei problemi dell’auto a zero emissioni e del suo potenziale di sviluppo bisogna essere realistici ed ammettere che il break even è ancora lontano, ma bisogna anche confermare inequivocabilmente che questa è la direzione giusta. Ecco il problema è proprio questo, con numeri di vendita delle auto elettriche ancora modesti anche in riferimento agli enormi investimenti che le case auto hanno gettato sul piatto della nuova mobilità il break even sembra ancora un miraggio. La situazione è migliorata, ma siamo lontani dai valori dei modelli tradizionali. Per il momento il focus è sull’aumento dell’autonomia e sulla riduzione dei costi. Ma non dipende solo dai costruttori perchè anche lo sviluppo di una rete di ricarica capillare è un altro aspetto fondamentale per una crescita dei numeri di vendita adeguati ad un ritorno economico dei gruppi automobilistici. Un’altra spinta al taglio dei listini arriverà dall’aumento delle vendite di questi veicoli: l’adozione di piattaforme pensate fin da subito per le elettriche e la produzione su larga scala produrrà un risparmio sulla componentistica e una razionalizzazione delle spese. Acquistare e assemblare componenti per milioni di veicoli produce infatti un calo dei prezzi per unità prodotta. Inoltre l’aumento delle vendite potrebbe consentire di ammortizzare meglio le spese di progettazione e sviluppo. Man mano che le aziende raccoglieranno i vantaggi della produzione di massa il costo dei veicoli a batterie dovrebbe dunque progressivamente ridursi.
Su questo fronte Tesla ha indubbiamente un vantaggio sui competitor avendo puntato fin da subito su veicoli esclusivamente elettrici, una strategia che gli permette di non doversi barcamenare tra piattaforme diverse. Inoltre Tesla si appresta a lanciare sul mercato la Model 2, il cui costo (almeno secondo le indiscrezioni) dovrebbe aggirarsi sui 25mila dollari. Sebbene l’auto - annunciata da tempo - non sia ancora stata presentata, la casa automobilista ha svelato nei giorni scorsi qualche dettaglio sulla nuova piattaforma che consentirà un risparmio di 1.000 dollari per veicolo grazie alla riorganizzazione dei processi produttivi e altri accorgimenti (i sedili, ad esempio, saranno montati direttamente sul pacco batteria).