«Faremo una manifestazione pubblica, forte, degli imprenditori che diranno: o condividiamo nuove regole o queste sono le chiavi delle imprese, ve le portiamo perché tanto qui non c'è più prospettiva». L'allarme della filiera dell'automotive parte dagli industriali di Confindustria del Lazio, dove il settore ha una presenza forte, e in particolare da Cassino dove c'è una preoccupazione per il rallentamento della produzione auto che è sentita in tutte le aree dove sono presenti stabilimenti Stellantis e filiera. E' il presidente di Unindustria Cassino, Francesco Borgomeo, a farsene interprete dopo gli ulteriori elementi di preoccupazione emersi negli ultimi giorni, dai dati sulla produzione di Stellantis alla ripartenza di settembre che a Cassino come in altre fabbriche è «sicuramente più lenta: il numero di auto prodotte è bassissimo», a «Volkswagen che chiude stabilimenti». Il primo ostacolo da superare in Italia è lo stop della Cig a fine anno: se non verrà prorogata «sarà uno scacco matto, al 31 dicembre si chiudono le aziende». Gli industriali dell'automotive hanno «una proposta da portare a tutti i partiti», pensano ad «una manifestazione degli imprenditori» per dar forza alle proposte sulla transizione in Europa e per chiedere al Governo «strumenti straordinari».
«Chiederò a tutte le aree territoriali dove ci sono fabbriche e filiere automotive di fare una grande mobilitazione degli imprenditori», preannuncia Borgomeo. Aree come anche l'Abruzzo: il ceo di Stellantis, Carlo Tavares, ha risposto ad una lettera del presidente della Regione, Marco Marsilio, ribadendo che «lo stabilimento di Atessa rimane centrale nella strategia» del gruppo ma sottolineando anche che pesa «una flessione congiunturale dei volumi di mercato» e che c'è un gap di competitività del territorio da colmare: servono «costi energetici ragionevoli, infrastrutture ferroviarie e stradali all'altezza degli standard internazionali e il giusto sostegno ai nostri investimenti attraverso i contratti di sviluppo». Anche per il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, un segnale forte come la chiusura di due stabilimenti Volkswagen in Sassonia «vuol dire che forse le scelte fatte fino ad oggi non sono andate nella via giusta». Lo scenario da cambiare è quello «ideologico», evidenzia Borgomeo, che ha portato in Europa a decidere lo stop al motore endotermico dal 2035 e l'obbligo di 'euro 7' per le immatricolazioni da luglio 2025: «Come disse Marchionne noi siamo pronti a costruire una transizione verso le auto elettriche ma deve esserci una effettiva produzione di energia da fonti rinnovabili, altrimenti è tutto finto. E' una truffa: parliamo comunque di energia da fossile». Ed il prezzo «industriale, sociale, economico» è altissimo: «Il sistema crolla».
Gli industriali non vogliono fermare la transizione, chiedono che sia «più intelligente», anche per gli stessi obiettivi green. «La nostra proposta è molto semplice - spiega Borgomeo -: «Vogliamo che al 2035 tutto il parco auto europeo sia almeno 'euro 6': porterebbe un miglioramento enorme dal punto di vista delle emissioni e della sicurezza mantenendo in vita una filiera e le fabbriche che nel frattempo si orienteranno verso altro». Al contrario, con lo stop al motore endotermico «si venderanno solo macchine elettriche ma ci sarà un parco auto che avrà trent'anni, ammazzando l'industria e danneggiando anche i consumatori». Gli industriali chiedono poi «al Governo strumenti straordinari per gestire una transizione che ci sarà comunque, anche se riuscissimo a rallentarla o modificarla. Serve la Cig. Servono centri di ricerca per favorire un cambiamento di processo produttivo e di prodotto. Servono risorse per gli investimenti. Tutto questo è cruciale». C'è il tavolo per l'automotive del ministro Urso, c'è fiducia? «Qualunque iniziativa è ben accetta. La preoccupazione qual è? E' evidente: se pensiamo che le case automobilistiche debbano fare qualcosa che è contrario al mercato, non lo faranno».