La sede Cnh con un camion Iveco davanti

Cnh non vende Iveco a cinese Faw, avanti con lo spin off. Giorgetti (Mise), ora confronto per tenerla in Italia

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TORINO - Cnh Industrial non venderà Iveco alla cinese Faw Jiefang. La trattativa, che prevedeva anche la cessione di una quota dei motori Fpt Industrial, è saltata. Ora l’azienda, che fa capo alla holding della famiglia Agnelli Exor, andrà avanti con «i piani esistenti in vista della separazione delle attività On-Highway nella prima parte del 2022». Cnh Industrial crede infatti che «sussistano significative opportunità per sviluppare il proprio business On-Highway come fattore di accelerazione nell’attuazione di soluzioni e infrastrutture per trasporti sempre più sostenibili, in linea con le ambizioni del Green Deal dell’Unione Europea». La cessione di Iveco, che sembrava imminente, aveva suscitato molte preoccupazioni tra i sindacati e nel mondo politico.

«Accogliamo con favore e valutiamo positivamente la notizia. Il governo italiano ha seguito con attenzione e attiva discrezione tutta la vicenda perché ritiene la produzione di mezzi pesanti su gomma di interesse strategico nazionale. Il Mise, a questo punto, è pronto a sedersi al tavolo per intervenire per tutelare e mantenere questa produzione in Italia», commenta il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, che non aveva escluso la possibilità di esercitare il Golden Power. «Il tavolo sarà convocato al più presto», aggiunge la viceministra allo Sviluppo Economico, Alessandra Todde, che aveva seguito la vicenda Iveco nel precedente governo. Soddisfatti anche i sindacati.

«Accogliamo la notizia con sollievo, tanto più che i volumi produttivi di Iveco sembrano essere in generale ripresa e quindi siamo fiduciosi che questa storica azienda italiana possa andare avanti con le proprie forze», commenta Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm. «Ora bisogna dare certezze. Ô necessaria la convocazione urgente presso il Mise per dare prospettive occupazionali attraverso l’implementazione del piano industriale fondato sull’innovazione tecnologica», afferma Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil.

«Il tempo delle dichiarazioni alla stampa e del silenzio del tavolo istituzionale - aggiunge - è finito, chiediamo certezze per un settore strategico per il nostro Paese e per le lavoratrici e i lavoratori, con tutti gli strumenti a disposizione del Governo con le risorse del Recovery Fund». «Con o senza Faw è necessario aprire un confronto puntuale con azienda alla presenza anche del Ministero dello Sviluppo economico. È indispensabile una verifica puntuale su stabilimenti, occupazione e prospettive future», dice Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim. «Crediamo che l’Iveco possa e debba rimanere italiana», aggiunge Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic. 

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Lunedì 19 Aprile 2021 - Ultimo aggiornamento: 21-04-2021 18:19 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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