BRUXELLES - In tre anni ha resuscitato il regno Renault dall’inferno dello scandalo Ghosn. Ora affila le armi per portare l’Europa delle auto con sé oltre il guado dalla guerra industriale contro Usa e Cina, battendosi con i vertici Ue per assicurare una transizione verde «coerente, realistica» e decisa «di comune accordo». Alla vigilia della comunicazione della Commissione europea sul nuovo piano industriale ‘Net-Zerò per rispondere ai sussidi green di Washington, il ceo del gruppo francese e neo-eletto presidente dei costruttori Ue di auto (Acea), Luca de Meo, non le manda a dire a Bruxelles: l’automotive non può portare da sola il peso del taglio delle emissioni del 100% entro il 2035. Il rischio è di mietere vittime tra le case automobilistiche sotto il peso di un’elettrificazione troppo veloce, requisiti di emissioni troppo stringenti e un mancato approccio comune.
Accuse estese anche alla nuova proposta di direttiva Euro 7. La rotta futura per il presidente di Acea dall’ormai trentennale carriera nelle major di tutto il mondo - Toyota, Fiat, Volkswagen, Seat e Renault - parte dai dati dell’ultimo anno: nell’Ue sono state immatricolate 9.255.926 auto, il 4,6% in meno rispetto al 2021. La terza contrazione annua di fila, che ha colpito ancora più forte l’Italia, dove le nuove immatricolazioni sono precipitate del 9,7%. Quest’anno, nelle stime dei costruttori Ue, «il mercato continentale dovrebbe iniziare a riprendersi» con circa 9,8 milioni di nuove auto in aumento del 5% rispetto al 2022. Ma si resta comunque del 25% al di sotto dei livelli pre-crisi del 2019. Anche per questo «oggi il settore automobilistico europeo è a un punto di svolta e la posta in gioco è molto alta», si legge nelle parole scritte da de Meo a Ursula von der Leyen e Charles Michel. E la svolta parte proprio dal nuovo piano industriale green per schermare l’Inflation Reduction Act (Ira). Con il quale «gli Stati Uniti, al pari di Pechino con il ‘Made In China 2025’, stimolano l’industria nazionale nella transizione green, mentre l’approccio dell’Europa è quello di regolamentare il settore», tuona de Meo.
Due approcci contrapposti che rischiano di erodere la competitività dell’industria europea oggi in svantaggio sull’elettrico - a partire dalle materie prime - dopo essere stata «a lungo avvantaggiata lungo la catena del valore dei veicoli con motore a combustione interna». «I nostri concorrenti hanno in mano molte carte che noi ancora non abbiamo» e per non farli vincere, avverte il ceo di Renault, «l’Europa dovrebbe lavorare insieme all’industria automobilistica»: discutendo il nuovo piano industriale, la ventura proposta di legge sulle materie prime critiche - in arrivo a marzo -, il ruolo dell’ibrido high-tech nell’uscita da diesel e benzina, e anche l’Euro 7. Per il manager milanese è potenzialmente «dannosa» costringendo i produttori «a investire miliardi di euro per guadagni ambientali minimi», al punto da far chiudere i battenti a ben quattro impianti Renault . Portando, in un infausto presagio, alla «de-industrializzazione» del Vecchio Continente.