Un'auto elettrica in ricarica

Flotte aziendali: cresce l’ibrido, avanza lentamente l’elettrico. La carenza di infrastrutture frena la crescita dei veicoli green

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Le aziende costituiscono il volàno della mobilità elettrificata in Italia. A certificarlo arriva anche uno studio promosso dall’Osservatorio sulla mobilità aziendale Top Thousand (composto da Fleet e Mobility Manager di grandi aziende) e dalla rivista Fleet Magazine. L’indagine, dall’evocativo titolo “Mobility Transformation”, è stata condotta su un ampio campione di 103 aziende di ogni dimensione e di diversi settori merceologici con un parco totale gestito di 120.731 veicoli. La ricerca arriva a un anno di distanza da un precedente studio condotto sempre dall’Osservatorio per verificare la sensibilità delle imprese per le alimentazioni elettriche e mostra un boom dei veicoli ibridi in flotta nelle aziende campione (passati da 6.158 a 10.600, tra auto e LCV), mentre quelli elettrici sono 4.531, contro i poco più di 3.600 della precedente indagine. Tra le differenti soluzioni ibride sul mercato, spicca l’ascesa del plug-in (3.698 vetture) che si avvicina al mild hybrid (4.880).

Boom delle vetture ibride, lenta crescita dell’eletrico. Lo sviluppo in volume dei veicoli ibridi, seppur esponenziale, è stato frenato in questi mesi dalla mancanza di prodotto e dai conseguenti ritardi nelle consegne: il 76% del campione è riuscito a inserirli in flotta, nonostante le difficoltà e, dato ancora più rilevante, l’81% li adotterà nei prossimi 12 mesi. Per quanto riguarda l’elettrico, invece, lo sviluppo del 2021 è stato meno marcato: solo il 38% degli intervistati ha inserito nel parco veicoli electric vehicles, ma in compenso un buon 53% si dice pronto a sceglierli nel prossimo anno. Per la verità, la stima di crescita dell’ibrido e dell’elettrico sarebbe potuta essere di gran lunga superiore senza l’attuale situazione di incertezza: numerosi fleet manager, infatti, riferiscono di non sapere quanti veicoli green riusciranno ad acquistare, a causa della “crisi produttiva” e, in alcuni casi per “le scelte dei driver”. La carenza di infrastrutture e la poca autonomia frenano l’elettrificazione Per alcune aziende resta ancora difficile scegliere le auto ibride ed elettriche. Per quanto riguarda le prime, i pochi fleet manager che non le hanno ancora adottate hanno evidenziato, in quasi la metà dei casi, che queste auto sono poco adatte alla mobilità aziendale, mentre una fetta significativa ha rimarcato i canoni di noleggio troppo alti.

Per quel che concerne ibride plug-in ed elettriche si evidenziano anche altri fattori: al primo posto c’è sempre la non idoneità dei veicoli alle specifiche esigenze di mobilità, al secondo posto la carenza di infrastrutture, al terzo posto l’autonomia insufficiente. Al quarto posto, anche qui, i prezzi elevati. Per chi invece ha già “sposato” l’elettrificazione della flotta, i vantaggi sono evidenti. Il 73% del campione ha infatti dichiarato che l’adozione delle vetture ibride ed elettriche ha portato benefici: in primis, la compliance con i valori aziendali (indicata dal 54% dei rispondenti), poi la responsabilità sociale di impresa (43%), le agevolazioni alla mobilità (38%) e il risparmio (33%). Chi sceglie l’elettrico, non lo fa solo per gli incentivi In generale, lo studio lascia emergere un concetto importante: chi ha scelto di elettrificare la flotta lo ha fatto per un orientamento green ben preciso, più che per le agevolazioni previste dalla normativa.

Non a caso, sia la tassazione agevolata del fringe benefit per le auto della fascia 0-60 km/h, sia gli eco-incentivi per la maggior parte del campione non sono stati fattori decisivi nella scelta delle auto full electric e ibride plug-in: la prima componente ha inciso solo per il 30% delle aziende, la seconda, addirittura, solo per il 23% degli intervistati. Tra le curiosità: il 13% dei fleet manager intervistati non consente ai dipendenti di scegliere tra diversi modelli ad uso promiscuo, mentre il 72% di coloro che lo permettono, solitamente sottopongono al driver una car list “chiusa”. Nel 56% dei casi, la dirigenza non è libera di scegliere auto con emissioni superiori a 160 g/km, ovvero quelle maggiormente inquinanti e costose. 

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Giovedì 5 Maggio 2022 - Ultimo aggiornamento: 06-05-2022 10:16 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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