Carlos Ghosn, ex numero uno di Renault e Nissan

Ghosn all'attacco: «Costretto a fuggire, il Giappone un paese senza legalità e corrotto»

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BEIRUT - «Fuggire è un atto codardo». Non lascia spazio a dubbi il giudizio della stampa giapponese - normalmente nota per essere più pacata e sobria - sulla fuga in Libano di Carlos Ghosn, l’ex presidente dell’Alleanza Nissan-Renault, che ha così violato lo status di libertà vigilata a Tokyo dove si trovava in attesa di processo. Era stato lo stesso Ghosn a dare notizia del suo arrivo in Libano nella notte fra il 30 e il 31 dicembre, attraverso i suoi legali, affermando che la sua non era una fuga dalla giustizia - a Tokyo era in attesa di processo per frode industriale e fiscale, malversazioni e abuso di fiducia aggravato - ma di voler evitare «ingiustizia e persecuzione politica».

«Ora sono in Libano e non sarò più tenuto in ostaggio da un sistema giudiziario giapponese truccato in cui si presume la colpa, la discriminazione dilaga e vengono negati i diritti umani di base, in flagrante disprezzo degli obblighi legali del Giappone ai sensi del diritto internazionale e dei trattati che è vincolato a sostenere», recita la dichiarazione. I media giapponesi ci vanno giù duro: Ghosn «ha perso l’occasione di provare la sua innocenza e difendere il suo onore» scrive il quotidiano Yomiuri Shimbun, sottolineando che il tribunale, i suoi avvocati e i funzionari del controllo immigrazione hanno la loro parte di responsabilità nella vicenda. Il giornale liberal Tokyo Shimbun rimarca a sua volta che il comportamento di Ghosn si è fatto beffe del sistema giudiziario giapponese: «L’imputato Ghosn insiste nel dire di essere fuggito da una persecuzione politica... ma recarsi all’estero senza permesso è una violazione delle condizioni per la sua cauzione e si fa beffe del sistema giudiziario giapponese».

«C’è un’alta probabilità che il processo non si terrà e la sua linea in base alla quale vuole provare la sua innocenza è adesso messa in discussione», aggiunge. Alcuni giornali inoltre notano come l’idea di concedere a Ghosn la libertà vigilata su cauzione risulti essere stata poco saggia alla luce di quanto accaduto. Resta intanto il mistero attorno al viaggio che ha portato Ghosn da Tokyo a Beirut: l’ex presidente di Nissan-Renault ha passaporti francese, libanese e brasiliano. Secondo un media libanese Mtv, Ghosn sarebbe fuggito nascosto in una custodia per strumenti musicali e imbarcato su un aereo privato (dettaglio questo smentito dall’entourage dell’ex Ceo).

L’operazione sarebbe stata portata a termine da un non meglio precisato ‘Para-Military Group’, entrato nell’abitazione del manager fingendosi una band musicale chiamata a tenere un concerto di Natale. Stando a indicazioni di stampa poi, Ghosn sarebbe entrato in Libano con un passaporto francese, ma le autorità francesi hanno dichiarato di non esserne al corrente, mentre quelle libanesi riferiscono che è entrato nel Paese dei Cedri «legalmente» e che non ci sono provvedimenti giudiziari nei suoi confronti.

Lo scorso aprile Ghosn era stato rilasciato su cauzione con l’obbligo di rimanere nella sua residenza di Tokyo e il vincolo di consegna dei passaporti al proprio avvocato. Qualsiasi spostamento in Giappone per più di tre giorni doveva essere autorizzato dal suo legale, e con il divieto quasi assoluto di contattare la moglie. Una telecamera di sorveglianza era installata nella sua residenza e l’accesso al telefono cellulare doveva essere controllato dal proprio avvocato, così come la navigazione su internet.

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Giovedì 2 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 10:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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