Carlos Ghosn

Ghosn: «Contro di me un golpe. Persone del governo giapponese volevano farmi fuori»

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TOKYO - Un progetto di fuga degno di un film pianificato nell’arco di diversi mesi, con almeno venti visite in Giappone da parte di ex militari Usa, compreso un ex membro dei Berretti verdi, sfruttando le lacune dei sistemi di sicurezza aeroportuali in un periodo in cui il Paese si ferma per le festività. I dettagli che emergono dalle telecamere di sicurezza, prima nell’abitazione di Carlos Ghosn, e poi durante il tragitto, evidenziano movimenti studiati per non destare sospetti, malgrado si trattasse di uno dei personaggi più noti e fotografati del Giappone da oltre un anno.

Una vicenda rocambolesca ed avventurosa al punto che Carlos Ghosn avrebbe firmato - lo scrive Le Monde, ma non c’è conferma ufficiale - un contratto in esclusiva con Netflix per raccontare sullo schermo la storia della sua vita fino alla fuga dal Giappone dei giorni scorsi. Ghosn, intanto, afferma di essere in possesso di prove e documenti che dimostrano come nei suoi confronti ci sia stata una sorta di golpe per farlo fuori. Secondo quanto dichiarato a Fox Business, egli ritiene che diverse persone all’interno del governo giapponese lo volessero far fuori per la sua intenzione di far convolare a nozze Nissan e Renault. E annuncia che nella conferenza stampa che terrà mercoledì a Beirut farà i nomi di coloro che, a suo avviso, sono dietro al suo arresto. Secondo la ricostruzione delle sue mosse, alle 2:30 del pomeriggio del 29 dicembre l’ex numero uno di Nissan-Renault è uscito di casa da solo e si è incontrato con due uomini di nazionalità statunitense in un hotel di lusso poco distante da casa. I tre si sono recati alla stazione di Shinagawa, dove alle 19:30 hanno preso un treno superveloce Shinkansen diretto a Osaka.

La ricostruzione video racconta di uno spostamento in un albergo all’interno dell’aeroporto internazionale del Kansai, a Osaka. Due ore dopo i due individui sono usciti trasportando due casse di grandi dimensioni, e le tracce di Ghosn si erano già perse. Alle 22:30 i due si sono imbarcati dall’aeroporto su un jet privato diretto per la Turchia, ricevendo l’ordine di decollo alle 23.10. I media nipponici sostengono che le due casse dichiarate come apparecchiature per concerti non sono passate sotto i raggi X, ne sono state controllate dal personale della Dogana. Con molta probabilità, secondo il pubblico ministero, Ghosn si nascondeva all’interno di quei contenitori, dotati di fori per la respirazione. In base a quanto riferito al Wall Street Journal, alla cloche di comando si trovava l’ex Berretto verde Michael Taylor, assieme a George Zayek, entrambi impiegati di una società privata di sicurezza. Nell’intera operazione di copertura per garantire la fuga di Ghosn dal Giappone sarebbero stati impiegati una dozzina di uomini, dopo aver analizzato le operazioni di 10 aeroporti.

Il tentativo di sfuggire alla giustizia nipponica, racconta il Wsj, sarebbe costato ‘diversi milioni di dollarì, ed è stato accelerato dall’ex tycoon 65enne, scoraggiato dalle lentezze burocratiche prima dell’inizio del processo. Il governo di Beirut - che non ha un accordo di estradizione con il Giappone, sostiene che Ghosn è entrato nel paese legalmente con un passaporto francese e una carta di identità libanese. Le autorità giudiziarie locali non impediranno al Giappone l’accesso alle indagini, racconta una fonte a conoscenza del dossier all’agenzia Kyodo, ma non è pervenuta una richiesta di estradizione da Tokyo, ne si presume che Beirut abbia la minima intenzione di consegnare Ghosn alla giustizia giapponese.

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Martedì 7 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 09-01-2020 10:49 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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2020-01-08 09:30:49
Craxi 2. La vendetta