L'ex ceo Carlos Ghosn attorniato dagli agenti giapponesi

Nissan prosegue azione legale contro Ghosn. L’ira del governo per la fuga: «Ingiustificabile»

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TOKYO - La Nissan Motor ha annunciato che proseguirà l’azione legale nei confronti di Carlos Ghosn al fine di ritenere l’ex presidente responsabile per le sue azioni. In una nota, la casa automobilistica ha definito «molto deplorevole» il comportamento dell’ex Ceo. La Nissan ha quindi affermato che l’indagine internazionale che ha avviato ha fatto emergere «diverse prove incontrovertibili della cattiva condotta di Ghosn, compresa l’errata divulgazione dei suoi compensi e l’appropriazione indebita di azioni aziendali per il suo profitto personale».«Una manifesta non curanza del sistema legale giapponese e l’esecuzione di un palese crimine».

Non lasciano trasparire alcun dubbio le parole del vicepresidente del team di investigatori di Tokyo, Takahiro Saito, che giudica la clamorosa fuga di Carlos Ghosn in Libano, “un’azione ingiustificabile”, che ha il solo scopo di sfuggire al processo giudiziario - per l’ex top manager di Nissan-Renault accusato di malversazioni finanziarie. Il pubblico ministero assicura che l’indagine sull’esecuzione della fuga di fine dicembre «procederà spedita con la cooperazione delle competenti istituzioni, mettendo in moto gli appropriati accertamenti su cosa sia effettivamente successo». Scende in campo anche il ministro degli Esteri, Toshimitsu Motegi, deciso a coadiuvare i provvedimenti legali con tutti i Paesi interessati: «Il fatto che non ci siano documenti di imbarco - asserisce Motegi - significa che Ghosn ha lasciato il Giappone in maniera fraudolenta».

Lo stesso ministro della Giustizia, Masako Mori, ha chiesto alle autorità competenti di irrigidire le procedure di immigrazione per i controlli alla frontiera. Secondo le ricostruzioni più accurate, l’ex tycoon 65enne avrebbe lasciato la sua abitazione al centro di Tokyo il 29 dicembre, imbarcandosi su un jet privato nella tarda serata dall’aeroporto internazionale del Kansai, a Osaka, con destinazione Beirut. I pm avevano confiscato i tre passaporti appartenenti a Ghosn: quello francese, il libanese e quello brasiliano, prima di scoprire che un secondo documento transalpino era in suo possesso. Fonti diplomatiche a Beirut citate dai media giapponesi, spiegano che il governo del Libano aveva considerato di chiedere a Tokyo il trasferimento di Ghosn in ottobre, ma l’iniziativa era stata posticipata dopo le agitazioni di massa contro l’esecutivo nel Paese dei Cedri

Lo scorso 20 dicembre Beirut aveva invece formalizzato la proposta durante la visita di una missione diplomatica guidata dal vice ministro degli Esteri Keisuke Suzuki. La rocambolesca uscita di Ghosn dal Giappone ha provocato un vuoto anche all’interno del team della Difesa, incapace di fornire maggiori elementi sul caso ai pm. Il capo dei legali che rappresentano Ghosn, Junichiro Hironaka, ha riferito alla stampa che non è in grado di mettersi in contatto con il suo cliente, né con la moglie Carole in Libano, aggiungendo che gli avvocati difensori sono pronti a dimettersi. Il legale consegnerà i tabulati delle telefonate fatte da Ghosn e i dettagli delle sue ultime attività nella capitale prima della defezione. Sulle ragioni della fuga di Ghosn, Hironaka ha spiegato che l’ex tycoon era profondamente scoraggiato circa l’incertezza sulla data di inizio del processo. Due giorni prima della sua fuga, il 27 dicembre, ha rivelato l’avvocato, Ghosn presentò una denuncia formale alla polizia perché si sentiva perseguitato dagli agenti, che a suo dire lo pedinavano in ogni angolo della capitale, sin dal giorno del suo rilascio su cauzione.

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Martedì 7 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 20:22 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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