"La storia e il mercato europeo dell’auto elettrica che stiamo regalando alla Cina, parlano da soli. La filiera italiana dell’automotive è in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per l’abbattimento delle emissioni". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, nella sua relazione all'assemblea dell'associazione, in corso a Roma. Il tema della transizione dell'automotive verso l'elettrico si lega a doppio filo con quello della transizione energetica. "Lo dico con chiarezza, in accordo con i colleghi delle Confindustrie europee.
Il Green Deal è impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio l’industria. Noi riteniamo che questo non sia l’obiettivo di nessuno", ha detto il numero uno degli industriali, spiegando che "la decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è una debacle". Per questi motivi, "l’industria, italiana ed europea, difenderà con determinazione la neutralità tecnologica, chiedendo un’applicazione più realistica e graduale del Green Deal. Ecco perché oggi serve più che mai una solida politica industriale europea", ha sottolineato.
L’Europa con gli Ets "ha consentito la speculazione finanziaria sulla transizione ambientale, spingendo il prezzo della Co2 fuori dal mercato mondiale. Bisogna essere chiari: la disciplina degli Ets deve essere assolutamente cambiata", ha detto Orsini, spiegando che "continuando così, regaleremo ai nostri competitor internazionali, come sta avvenendo per l’automotive, anche l’acciaio, il cemento, la metallurgia, la ceramica, la carta". Questo ha "ricadute negative sugli investimenti, sulla crescita e sull’occupazione". Tra il 1993 e il post Covid, "a fronte di un aumento del Pil pro capite negli Stati Uniti pari a +56,6%, quello dell’Europa è stato della metà. Il risultato è severo: ora basta, dobbiamo cambiare passo".