BRUXELLES - «Sull’incontro a due non ho nulla da dire: sono normali, accadono continuamente e ne facciamo anche noi. Per quello che riguarda la materia, la tesi che noi continuiamo a sostenere e che ribadiremo è che, fermi restando gli obiettivi della transizione che condividiamo, noi non riteniamo che l’Unione debba occuparsi anche di stabilire quali siano le tecnologie con le quali arrivare a quegli obiettivì. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al suo arrivo all’Europa Building di Bruxelles per partecipare alla prima giornata del Vertice Ue, ha risposto a una domanda sul faccia a faccia di oggi tra la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz e sul probabile compromesso spinto dalla Germania per escludere gli efuel dal bando ai motori a combustione previsto per il 2035. ‘Anche perchè - ha argomentato Meloni - ci sono delle tecnologie sulle quali l’Italia, e dunque l’Europa, sono potenzialmente un’avanguardia e, rispetto a un’ipotesi di questo tipo, decidere di legarsi a tecnologie che invece sono di fatto detenute come avanguardia da nazioni esterne all’Unione secondo me è una scelta che non favorisce la competitività del nostro sistema. Ma mi pare una tesi assolutamente di buon senso e quindi confidiamo che possa passare anche per quello che riguarda i biocarburanti».
«Il governo tedesco sta fallendo, sono stati per due anni a negoziare l’accordo e nella fase finale, alla fine, hanno detto: no, non lo sosteniamo. Quindi abbiamo bisogno di un messaggio chiaro dalla Germania, devono trovare un terreno comune».
Lo ha detto il presidente del Ppe, Manfred Weber, arrivando alla riunione del partito a Bruxelles in vista del consiglio europeo. «Il mio partito è sempre stato favorevole alla neutralità tecnologica, quindi vogliamo essere ambiziosi, vogliamo avere auto a impatto climatico zero in futuro, su questo non ci sono dubbi, ma la tecnologia deve essere basata sugli ingegneri, deve essere basata sui consumatori, loro decidono sulla tecnologia non lo Stato, non i politici».