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Tesla vola ancora a Wall Street e raggiunge i 1.000 mld di capitalizzazione. Musk sempre più “presidente ombra”
Quello che Elon Musk ha svelato all’annuale Investor Day - chiamandolo Master Plan Part 3 - ha deluso una parte degli investitori in quanto non è entrato nel dettaglio anticipando nuovi modelli (tra cui la tanto attesa compatta, più piccola e più economica di Model 3). Unica anticipazione un minivan premium elettrico, rivale di Mercedes EQV. Ma ha invece fatto sgranare gli occhi agli addetti ai lavori e soprattutto le Case rivali che, se il piano annunciato dovesse rispettare tempi e obiettivi, si troverebbero in una situazione dir poco imbarazzante. Musk in primo luogo ha ‘sbandieratò un traguardo industriale che non è esagerato definire mega-galattico. Alla fatidica data del 2030 Tesla punta infatti a invadere i mercati mondiali con 20 milioni di veicoli all’anno, moltiplicando per 8 l’attuale capacità produttiva che è di 2,5 milioni suddivisi tra Stati Uniti, Germania e Cina.
Una mole di veicoli elettrici straordinaria, che richiederebbe un investimento - ha dettagliato il Cfo di Tesla Zachary Kirkhorn - altrettanto ingente, 150 miliardi dollari di cui fanno parte i 28 spesi fino ad oggi per gli stabilimenti. Con 20 milioni di Tesla vendute oggi anno - va sottolineato - Elon Musk strapperebbe prepotentemente lo scettro di Casa costruttrice numero uno al mondo, facendo sembrare poca cosa i 10 milioni di immatricolazioni realizzate nel 2022 dal colosso Toyota. Altro ‘uppercut’ piazzato agli avversari è il piano tecnologico e industriale che combina il ripensamento dell’hardware - nella fattispecie la combinazione piattaforma, batteria e motore - e delle relative linee di fabbricazione. Una delle chart mostrate da Elon Musk evidenzia con la sua dirompente semplicità il valore del progetto: riduzione del 75% dell’impiego del carburo di silicio nei motori; possibilità di usare qualsiasi tipo di chimica per le batterie; riduzione del 50% dell’impronta di CO2 nella produzione; costo del motore attorno a 1.000 dollari.
Tesla afferma che la nuova piattaforma inizierà ad essere utilizzata in un nuovo stabilimento in Messico. E funzionerà - come ci si deve aspettare quando le efficienze derivano da un approccio olistico - con la somma di guadagni minori su tutta la linea. «Se intendiamo scalare come vogliamo dobbiamo ripensare di nuovo la produzione - ha detto il vicepresidente dell’ingegneria di Tesla, Lars Moravy - Abbiamo iniziato con la Model Y quando abbiamo realizzato questi enormi pezzi singoli fusi o stampati e abbiamo eliminato centinaia di parti». Moravy ha ricordato che Tesla ha semplificato l’assemblaggio della Model Y con la batteria strutturale dove la batteria è appunto il pavimento dell’ auto. Questo ha permesso di fare le cose in parallelo, ripensando completamente il processo e riducendo di circa il 10% il tempo di montaggio finale.
Questo metodo di produzione porta una maggiore densità di lavoro (+44%) con operatori che stanno meno tempo a non fare nulla. E più auto prodotte. Non a caso è stato anticipato che «le auto di nuova generazione, come quella che utilizzerà la nuova piattaforma, saranno progettate pensando all’automazione». Il nuovo schema di produzione presentato da Tesla sembrerebbe essere doppiamente vincente: più veloce ed anche più economico. Dovrebbe aiutare a ridurre i costi fino al 50%, rendendo significativamente più fattibile il futuro modello elettrico da 24.000 dollari.