Tim, il socio Vivendi si astiene: Labriola verso la conferma

Si terrà oggi l’assemblea dei soci: il primo azionista non si schiera nonostante da tempo contesti la gestione

la sede della fondazione crt a torino
di Rosario Dimito
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Martedì 23 Aprile 2024, 07:00

Vivendi preferisce la neutralità nella disputa di oggi all’assemblea Tim da remoto per il rinnovo della governance e, nonostante possa apparire paradossale viste le posizioni assunte negli ultimi anni contro il vertice, l’astensione dovrebbe favorire l’elezione della lista del cda, con la conferma di Pietro Labriola al timone visto che l’attesa è per una presenza del 55-56%: a favore entro le 12 di ieri hanno votato Cdp, fondi e retail per una quota almeno del 27%. Questo significa che si va avanti con la vendita della Netco alla cordata Kkr, comprendente F2i a capo di un pool di investitori e il Mef, contrastata dai francesi. Astenendosi, però, Vivendi potrà chiamare in qualsiasi momento una nuova assemblea per la revoca del consiglio e comunque mantiene il fiato sul collo del vertice: se Parigi si fosse schierata con qualcuna delle liste alternative come Merlyn, avrebbe promosso un ricambio. Parigi si asterrà sul bilancio, riduzione del board e remunerazione.

«Vivendi desidera ricordare che da maggio 2015 ha sostenuto Tim in qualità di azionista» si legge nella nota diffusa ieri a borsa chiusa. «Tuttavia, a seguito dell’arrivo del Fondo Elliott all’assemblea nel 2018, Vivendi ha perso influenza su Tim che ha, a sua volta, subito il fallimento del piano Elliott. Inoltre, in ragione delle dimissioni dei suoi due rappresentanti del cda, a partire dal 31 dicembre 2022 Vivendi ha cessato di contabilizzare la sua partecipazione secondo il metodo del patrimonio netto. In qualità di investitore finanziario, Vivendi si preoccupa che il cda di TIM garantisca una crescita duratura del corso delle azioni attraverso decisioni gestionali nell'interesse della società e degli azionisti». Di conseguenza, «Vivendi non sostiene la lista presentata dal cda uscente, data la continuità con un Consiglio durante il cui mandato il titolo ha perso metà del suo valore e che è responsabile di aver approvato la vendita della rete fissa nel novembre 2023 ad un prezzo che, a giudizio Vivendi, non riflette il pieno valore dell’asset, senza coinvolgere l'assemblea degli azionisti e il comitato parti correlate e senza fornire, ad oggi, informazioni complete e affidabili al mercato sull'operazione e sui suoi effetti sulla sostenibilità di Tim».

Vivendi non desidera essere associata alle decisioni relative alle nomine del cda, in quanto ritiene che spetti al management in carica e ai suoi sostenitori risolvere la delicata situazione in cui si trova Tim. Di conseguenza, Vivendi ha deciso di astenersi dal voto sul rinnovo del Consiglio all'Assemblea di aprile 2024, nonostante il lodevole impegno dei proponenti di liste alternative di maggioranza. L’astensione di Vicendi sarebbe emersa mercoledì scorso durante il meeting sul golden power, con Palazzo Chigi e Tim.

L’ASSEGNAZIONE DEI POSTI
La media company francese è il primo azionista di Tim con 23,75% ed è evidente che a questo punto la strategia in Italia è a una svolta anche se «coerentemente con la sua posizione generale, Vivendi porterà avanti con decisione il ricorso contro la delibera del cda del novembre 2023 presso il tribunale di Milano e ogni altro strumento giuridico a sua disposizione per tutelare i propri diritti», prosegue. La causa inizierà con l’udienza del 22 maggio contro la vendita della rete, chiedendo l’annullamento della delibera del board del 5 novembre che ha accettato l’offerta del fondo americano Kkr da 18 miliardi arrotondabile a 22 con gli earn out.

Oggi, salvo colpi di scena, con la riduzione a 9, dovrebbero essere eletti Alberta Figari, Labriola, Giovanni Gorno Tempini, Paola Camagni, Federico Ferro Luzzi, Domitilla Benigni. La lista Merlyn potrebbe raccogliere circa il 2,5-3% con due posti (Umberto Paolucci e Stefano Siragusa), 0,5-1% Bluebell (Paola Giannotti De Ponti).

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