Il simbolo della Toyota

Toyota vende la propria quota in Isuzu, ulteriore segnale di addio al diesel

di Nicola Desiderio
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TOKYO - Toyota venderà la sua quota in Isuzu dopo 12 anni. La casa di Nagoya cederà infatti la quota del 5,89% che aveva acquisito nel novembre del 2006 con l’obiettivo di legarsi ad un partner strategico per il motore diesel, esigenza che è decaduta nel momento in cui ha deciso di concentrarsi sui propulsori a benzina e sull’ibrido.

Una storia durata 12 anni. I propulsori a gasolio rimarranno, come già annunciato all’inizio del 2018, solo sui pick-up, i fuoristrada e i mezzi commerciali di Toyota mentre le ultime automobili che ne sono ancora dotate lo abbandoneranno entro il 2018. Gli ultimi diesel sono l’1.4 costruito dallo stesso Toyota e gli 1.6 e 2 litri forniti invece dalla BMW. Seguendo di poco l’accordo finanziario, Nel 2007 Toyota e Isuzu avevano annunciato un accordo industriale per lo sviluppo e la produzione di un 1,6 litri da 120 cv che sarebbe dovuto essere prodotto in Polonia a partire dal 2012, ma la crisi del 2008 convinse i vertici delle Tre Ellissi a fermare il progetto e a puntare sull’ibrido. Tale convinzione fu di nuovo messa in dubbio qualche anno più tardi – la C-HR avrebbe dovuto avere un 3 cilindri 1.5 del tutto inedito – ma anche stavolta la Toyota optò per l’ibrido. E, stando alle ultime mosse, in modo definitivo. Nel frattempo infatti Toyota ha modificato i suoi assetti strategici rafforzando nel 2016 i legami con Daihatsu (acquisizione del 100%) e con Mazda (scambio azionario del 5,34% contro lo 0,25%) l’anno successivo.

Altri soldi per il futuro. Toyota e Isuzu hanno comunque promesso che manterranno buoni rapporti, in particolare per la Hino Motors, che si occupa di mezzi commerciali e industriali. La Isuzu invece acquisterà tutta la quota sborsando 80 miliardi di yen, pari a circa 630 milioni di euro e 730 milioni di dollari, ulteriore denaro fresco che rafforzerà le casse di Toyota, da sempre attenta in modo ossessivo al mantenimento dei profitti e della cassa per finanziare con risorse interne le proprie attività, con disponibilità che non hanno pari in nessun’altra casa: si parla di 7mila miliardi di yen pari a 55 miliardi di euro con un bilancio solidissimo che nel trimestre aprile-giugno ha fatto segnare un aumento dei profitti del 7,2% e di quello operativo del 18,9%, ma con la prospettiva di un calo del 15% entro la chiusura dell’anno fiscale corrente dovuto all’aumento dei costi per acciaio e alluminio a causa della guerra dei dazi avviata dagli Stati Uniti.

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Mercoledì 22 Agosto 2018 - Ultimo aggiornamento: 16:02 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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