Donald Trump

Ultimatum Trump alla UE, o si cambia o dazi su auto. Juncker a Casa Bianca per mediazione

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WASHINGTON - Chi non negozia con gli Stati Uniti sarà punito con i dazi. E se l’Europa non cambia metteremo i dazi sulle loro auto. Il messaggio di Donald Trump alla vigilia della visita di Jean Claude Juncker alla Casa Bianca non poteva essere più chiaro. Anzi, suona proprio come un ultimatum che non lascia presagire niente di buono per il presidente della Commissione Ue, col rischio di una ulteriore escalation nei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico. Eppure l’obiettivo della missione del capo dell’esecutivo europeo è proprio quello di tentare una “de-escalation”, di smorzare i toni dopo che le relazioni Usa-Europa hanno toccato i livelli più bassi da decenni, con un guerra commerciale già in atto e che rischia di compromettere un alleanza storica.

Al G7 canadese è suonato il campanello d’allarme, e al recente vertice della Nato è arrivata la conferma che il tycoon è più che mai deciso ad andare avanti nella sua offensiva, anche a costo di andare contro molti dei suoi più stretti consiglieri. Lo dimostra il fatto che la sua amministrazione ha deciso fino a 12 miliardi di dollari di aiuti agli agricoltori che saranno penalizzati dalle contromisure prese da altri Paesi su semi di soia, carne di maiale, zucchero e altri prodotti esportati dagli Usa. Così da un lato Juncker arriva a Washington con la speranza di strappare un accordo per evitare il peggio, quei dazi del 20-25% sulle auto europee che colpirebbe soprattutto la Germania. Con Trump che cita esplicitamente case come Mercedes e Bmw. Dall’altro - secondo molti osservatori - non è detto che Trump voglia davvero quell’intesa. Non è scontato, e questo per due motivi: innanzitutto la convinzione che la linea dura possa pagare in vista delle elezioni di metà mandato di novembre. Ma anche la convinzione che in questa fase in cui in Europa si affermano governi nazionalisti e populisti convenga puntare sulle divisioni piuttosto che fare intese.

Del resto la visione globalista e multilateralista dell’Unione europea è esattamente opposta a quella dell’America First, con Bruxelles e le capitali Ue che vogliono difendere regole che la Casa Bianca è pronta a spazzare via. «I Paesi che per anni hanno trattato ingiustamente sul commercio gli Usa vengono ora a Washington a trattare. Meglio tardi che mai!», ha dunque twittato minaccioso Trump, lasciando intendere che non farà sconti a nessuno, nemmeno in nome di una storica amicizia: «Chi ci ha trattato ingiustamente deve ora trattare. È semplice. Non siamo più un salvadanaio che tutti possono derubare». Il timore principale è che, dopo le sanzioni sulle importazioni di acciaio e alluminio, il tycoon possa rilanciare l’idea dei dazi sulle esportazioni in Usa delle auto europee, nonostante siano in molti nel suo entourage a metterlo in guardia da un possibile “effetto boomerang” sull’economia americana, a partire da una perdita consistente di posti di lavoro. E tra le ‘colombè ci sono stavolta il segretario al tesoro Steven Mnuchin e il consigliere economico Larry Kudlow, mentre per la linea dura spinge il consigliere per le politiche commerciali, il “superfalco” Peter Navarro.

Tra le proposte che Juncker potrebbe portare a Trump quella di una riduzione per due o tre anni dei dazi europei sui veicoli made in Usa, convincendo Trump a mollare l’idea di nuove imposizioni tariffarie. Ma sul tavolo ci sono anche altre questioni come quella dei cambi, con Trump cha accusa Europa e Cina di manipolare le proprie valute per rendere il dollaro forte e penalizzare l’export di beni Usa. E poi il capitolo Nord Stream 2, il gasdotto che dal Baltico dovrebbe portare il gas russo in Germania e in Europa occidentale, osteggiato da Trump che punta invece sulla Trans Adriatic Pipeline che porterebbe il gas del Caspio in Italia.

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Mercoledì 25 Luglio 2018 - Ultimo aggiornamento: 11-08-2018 13:23 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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