La lamborghini Aventador Roadster impegnata sulla pista di Homestead vicino Miami

Aventador Roadster, un toro scatenato:
la Lamborghini aperta da 350 km/h

di Sergio Troise
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MIAMI - Dodici cilindri, 6,5 litri, 48 valvole, 700 cavalli, 690 Nm, 4 ruote motrici, 0-100 in tre secondi, velocità di punta 350 km/h. Veloce e feroce come un’auto da corsa, bella e godibile come una scoperta da guidare sull’Ocean Drive di Miami. E’ la nuova Lamborghini Aventador LP 700-4 Roadster, versione a cielo aperto della supercar di Sant’Agata Bolognese, un concentrato di potenza e tecnologia che aggiunge un bel carico d’eccellenza al nostro made in Italy, continuando una tradizione imperniata sull’indimenticabile esemplare unico della Miura Roadster di Bertone (1968) e proseguita con la Diablo del ’95 e la Murcielago del 2004. Quando si dice poche ma buone.

Sì, è vero, Lamborghini è un marchio del gruppo Volkswagen, strettamente imparentato con Audi, ma italiane sono le sue origini e l’italianità è uno dei suoi pregi più apprezzabili, sottolineata tra l’altro da certi dettagli come le scritte sui pulsanti delle regolazioni di guida: a bordo di una Lambo non leggerete mai Drive e Racing, bensì Strada e Corsa. I clienti stranieri non apprezzeranno? Macché: l’Italia ormai è un mercato marginale per Lamborghini, oltre il 70% della produzione va addirittura fuori dall’Europa. E italiani sono gli artefici del design (Filippo Perini) e di Ricerca e Sviluppo (Maurizio Reggiani); esclusivamente italiane, prodotte a Settimo Torinese, le gomme fornite da Pirelli, partner storico e indissolubile del marchio dei tori. In Italia, inoltre, si svolgeranno, a maggio, le celebrazioni per il 50° anniversario della fondazione dell’azienda, con un maxi raduno al quale parteciperanno oltre 300 auto (il 40% storiche) provenienti da oltre trenta Paesi (attraverseranno la penisola partendo da Milano, facendo tappa a Forte dei Marmi e a Roma, per approdare infine a Sant’Agata Bolognese, dopo 1200 chilometri). Ancora: per i trofei monomarca riservati ai clienti-piloti sparsi nel mondo si conta di organizzare una finale mondiale in Italia, a Vallelunga.

Gli Stati Uniti sono il primo mercato, seguiti dall’area Asia-Pacifico, con la Cina in testa. Ma non ci sono solo i clienti, ovvero i ricconi disposti a spendere 363.000 euro per la nuova Roadster. Ci sono anche fans e ammiratori, gente comune contagiata dalla aggressiva bellezza di queste auto estreme, uniche, che sprigionano forza, stile, personalità e potenza solo a guardarle. Lo abbiamo sperimentato una volta di più guidando la nuova Aventador Roadster sulle strade di Miami e dintorni: accolta dall’amministrazione comunale della capitale della Florida come “ospite d’onore”, la nuova Lambo è stata ammirata, fotografata, filmata, paparazzata come una diva. Grazie ad una speciale autorizzazione della Federal Aviation Administration, è stata anche ammessa a esibirsi su una delle piste di decollo dell’aeroporto di Miami (40 milioni di passeggeri l’anno), dove ha sfidato un Boeing 777 della American Airlines, decollato a 290 km/h mentre lei viaggiava spedita a 338. Insomma, un lancio spettacolare, proseguito a South Beach, lungo Collins Avenue, con una parata di 50 Lamborghini scortate dalle Harley Davidson della polizia di Miami, con tanto di luci accese e sirene spiegate. L’evento è stato inserito persino tra gli appuntamenti dell’Anno della Cultura Italiana negli Usa.

Eppure in Europa le cose vanno male, in particolare in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, mentre la Germania tiene. «Crisi economica a parte, il problema - spiega Stephan Winkelman - presidente e ad di Lamborghini – è che nel nostro Paese si praticano politiche ostili ai beni di lusso. Prodotti di cui andare orgogliosi, come le nostre auto, sono stati demonizzati. Risultato? Il mercato è crollato, il gettito Iva pure, e l’occupazione, soprattutto nell’indotto, è a rischio». Una critica che, alla vigilia delle elezioni, ha il sapore dell’appello al ravvedimento dei nostri politici. A Sant’Agata Bolognese, comunque, hanno già venduto la produzione dei prossimi 15 mesi della nuova Aventador. Record di prenotazioni proprio negli Usa, con Florida, California e Texas ai primi posti.

Costruita su una monoscocca in fibra carbonio, la Aventador Roadster pesa appena 50 chili più della versione chiusa (1625), nonostante i rinforzi alla scocca nella zona dei brancardi e una traversa supplementare. Un accurato lavoro di affinamento del design ha consentito alla Roadster di risultare più bassa di 25 mm. Immutate le prestazioni, con valori strepitosi in accelerazione: non solo per i 3 secondi netti sullo 0-100, ma anche per i 19,6 secondi sul chilometro da fermo e per i 25,3 necessari a raggiungere i 300 km/h. Sofisticati i freni carboceramici, per i quali il costruttore dichiara una capacità di arresto in 31 metri a 100 km/h. Noi, con staccate al limite in pista (circa 36 km con punte di velocità vicine ai 260 km/h) ne abbiamo saggiato potenza e progressività, ma dobbiamo dire che dopo il dodicesimo giro un po’ di affaticamento s’è avvertito.

Il tetto della Roadster è diviso in due parti del peso di 6 chili ciascuna: custodite nel vano bagagli anteriore (piccolissimo, c’è posto per un unico borsone), si sollevano con una mano e si montano e smontano in pochi secondi. Viaggiando scoperti, ovviamente il rumore aumenta. Ciò detto è stato calcolato che ad andatura da passeggio (90 km/h) non si superano i 60 decibel, il che consente di conversare amabilmente godendosi il panorama; a 180 km/h i db salgono a 80, a 300 km/h a 90. Oltre, conversare può risultare meno piacevole, in compenso ci si può sintonizzare sul sound del V12, aprendo la paratia tra abitacolo e vano motore. Una goduria per gli appassionati.

Il V12 è un capolavoro di ingegneria, non solo un campione di potenza. Rigorosamente aspirato, si avvia schiacciando un pulsante protetto come i lanciamissili degli aerei da caccia. Una volta in moto, il motore regala prestazioni mozzafiato, ma è anche in grado di ridurre consumi ed emissioni, in un range compreso tra il 6 e il 25%. Ciò grazie alla disattivazione automatica, in determinate condizioni, di una intera bancata di cilindri, e ad un sistema di Start/Stop in grado di riavviare il motore in 180 millisecondi. Ciò vuol dire che fino a 130 km/h la nuova Lambo può diventare un’auto a 6 cilindri non appena le condizioni lo consentano e che negli stop&go imposti da traffico e semafori può comportarsi come una economa citycar. Difficile accorgersi della disattivazione dei cilindri: aiuta una spia nella strumentazione, che indica anche quale delle due bancate è in funzione e quale no (il sistema alterna gli interventi, tenendo conto di vari fattori, tra cui la temperatura motore e il funzionamento del catalizzatore).

La trazione è integrale, ma con ripartizione variabile, governata da un giunto centrale elettronico che permette trasferimenti di coppia ideali. L’obiettivo perseguito dai progettisti era assicurare divertimento di guida, e perciò viene privilegiata la forza trainante sul retrotreno. In modalità “strada” la distribuzione è 30/70, mentre in “sport” l’auto quasi si trasforma in una trazione posteriore, con una ripartizione 90/10. In assetto “corsa”, la proporzione diventa 80/20. Il cambio non è, come ci si potrebbe aspettare, un doppia frizione (non c’è spazio per alloggiarlo), ma un robotizzato a 7 marce, del quale i tecnici Lamborghini si dicono comunque soddisfatti “perché è più leggero”. Con grandi e comodi paddles al volante risulta rapido ed efficace soprattutto nelle scalate, mentre in fase di “salita” ti aspetteresti cambiate più dolci, meno brusche. In assetto “corsa”, con i settaggi estremizzati, ogni passaggio marcia dà “spintonate” notevoli, governabili a stento nella guida in pista, assolutamente sconsigliabili su strada normale.

Provata sul circuito di Homestead, a un’ora da Miami, la Aventador Roadster ha messo in mostra un repertorio da autentica supercar. Sull’ovale americano, abitualmente frequentato da Indycar e Nascar, le auto da corsa viaggiano alla media di 357 km/h affrontando banking con pendenze di 18/20 gradi. All’interno, però, c’è anche un circuito di handling, dalle caratteristiche più “europee”, dove abbiamo messo a dura prova le qualità di questa Lamborghini da sogno. Guidata al limite, l’auto regala sensazioni entusiasmanti, ma i 700 cavalli che scalpitano sotto al cofano posteriore – sia chiaro – richiedono rispetto e concentrazione. Guai ad abbandonarsi al piacere di schiacciare l’acceleratore senza tener conto della distanza da una curva, da un ostacolo, da una deviazione, dalle stesse reazioni della macchina. E’ vero che i grandi cerchi in lega (da 20” all’anteriore, da 21”al posteriore), le gomme Pirelli Pzero-Ultra High Performance e, soprattutto, le sospensioni push-rod in stile Formula 1 aiutano, ma la Aventador va “tenuta in mano” con forza, sfruttando al meglio il generoso controllo di trazione, calibrando l’erogazione della potenza e calcolando con attenzione fin dove è lecito spingere.

La poderosa coppia assicura una spinta eccezionale già dai 2000 giri, il bello però arriva quando la lancetta del contagiri si avvicina agli 8000. A quei livelli ci si sente piloti più che guidatori, ma – vale la pena sottolinearlo una volta di più – se si imposta la guida su modalità “corsa” non ci si può consentire un attimo di distrazione neanche nel passaggio tra una marcia e l’altra: l’auto diventa una belva brutale, un vero e proprio toro scatenato, difficile da domare. In modalità “sport” le cose diventano un tantino meno impegnative, ma anche in questo caso alle scariche di adrenalina procurate dall’erogazione della potenza deve corrispondere una capacità di controllo adeguata. Un discorso, questo, che in qualche misura riguarda persino la guida in modalità “strada”, con il cambio in funzione automatica: se ripartite da un semaforo schiacciando l’acceleratore disinvoltamente, rischiate di buscarvi uno spintone nella schiena, di avviare una raffica di cambiate indesiderate e di sentire il V12 ruggire sinistramente, come se volesse ricominciare il rodeo e liberarsi dai condizionamenti di una tranquilla marcia en plein air.

La nuova Lamborghini Aventador Roadster costa 300.000 euro più Iva al 21% (363.000 euro). Circa 30.000 euro più della versione chiusa, dalla quale si distingue essenzialmente per il tetto in carbonio diviso in due semiscocche smontabili e poggiate ad una staffa che in Lamborghini chiamano bridge (ponte). Apparentemente una trasformazione facile, in realtà un lavoro che ha impegnato non poco il capo del design, Filippo Perini, al quale va il merito di aver esaltato una volta di più la simbiosi tra forma e funzione, facendo anche di questa Lamborghini un capolavoro di stile e di efficienza, idealmente collegato alle forme avveniristiche della Countach degli anni 70. Ciò anche se il Cx non è da record, ma per il semplice fatto che si è puntato tutto sulla deportanza, e dunque sulla capacità dell’auto di stare attaccata alla strada. Per questo viene utilizzato anche un alettone posteriore a incidenza variabile: gestito dall’elettronica, si muove su tre posizioni in base alla velocità e quando è a riposo sparisce a filo della carrozzeria. La messa a punto è stata fatta sulla pista Nardò, in Puglia, dove la Roadster – guidata dal medesimo driver - ha fatto segnare gli stessi tempi sul giro della versione chiusa.

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Mercoledì 6 Febbraio 2013 - Ultimo aggiornamento: 13-06-2017 18:17 | © RIPRODUZIONE RISERVATA