Da destra Sergio Marchionne, John Elkann e Luca di Montezemolo alla presentazione de LaFerrari

Marchionne al motor show svizzero:
«Via dall'euro? Investimenti a rischio»

di Giorgio Ursicino
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GINEVRA - Dal salotto buono del salone di Ginevra Sergio Marchionne fa il punto sulla Fiat e sul mercato dell’auto, soprattutto analizza la situazione politica del dopo elezioni. «Non sta a me dire cosa accadrà, ma il Paese deve ripartire. Serve governabilità, l’incertezza politica si ripercuote sui mercati e non è certo un bene per un’azienda come la nostra. Una parte importante degli italiani ha chiesto di cambiare e in qualche modo dovrà essere ascoltata, altrimenti non ci sarà stabilità. L’obiettivo deve essere quello di rimettere l’Italia in condizione di competere». L’ad di Fiat e Chrysler non indica la strada, ma esprime ammirazione nel presidente della Repubblica che dovrà cercare di trovare il complesso equilibrio: «Per fortuna c’è il capo dello Stato, in lui ho grandissima fiducia: nel 2011 è riuscito a risolvere una situazione estremamente difficile, avremo bisogno di lui per gestire la prossima fase. La sua presenza è essenziale, lasciamo tutto in mano lui è una persona eccezionale, gli voglio anche bene. Ha una capacità unica di affrontare momenti molto complessi e ha difeso l’Italia con la schiena diritta anche di recente quando siamo stati attaccati all’estero».

Il manager italo-canadese rifiuta di esprimere giudizi sul movimento di Grillo, ma mette in guardia sulle conseguenze di alcune posizioni: «Ricostruire è più difficile dopo aver sfasciato, l’uscita dall’euro cambierebbe lo scenario e i nostri investimenti non sarebbero più certi. No, non ho detto fuori dall’euro fuori dall’Italia, ma ci sarebbero conseguenze enormi. E’ vero, l’uscita ridurrebbe il problema delle perdite, ma impoverirebbe tutto, anche gli italiani. Ora in ogni caso, l’euro continua ad avere una valutazione che non merita, la sua quotazione rispetto al dollaro dovrebbe essere inferiore».

Marchionne è ottimista sul rinnovo del contratto, azienda e sindacati si incontreranno di nuovo dopodomani e l’accordo è vicino: «L’intesa si troverà, ma bisogna prendere atto della realtà. La Opel ha siglato i contratti in Germania ed Inghilterra, ma i lavoratori hanno riconosciuto le difficoltà dell’azienda. In Italia si fa fatica ad accettare il cambiamento, è una situazione che va gestita con calma e spero che il prossimo governo abbia la saggezza di farlo. In giro c’è grande disagio, preoccupa la situazione economia degli italiani, il numero dei disoccupati e dei cassa integrati, la crisi del mercato dipende da questo non dalla carenza dei prodotti».

Il numero uno del Lingotto fa il punto dell’anno in corso: «Il 2013 in Europa è iniziato molto male, ma non cambiano i nostri target. Nel 2012 in quattro, GM, Ford, Fiat e Psa, abbiamo perso nel Continente 7 miliardi di dollari, 5,5 miliardi di euro, non si può andare avanti così. Quest’anno Fiat-Chrysler venderà 4,3-4,4 milioni di auto e i risultati saranno simili al 2012 grazie al traino dell’America. In Europa confidiamo di ridurre i 700 milioni di perdite dello scorso anno. Entro il 2013 prenderemo delle decisioni anche su Mirafiori e Cassino, ma non è ancora il momento di parlarne».

Marchionne conclude parlando della fusione Torino-Auburn Hills: «Non ha senso avere un’azienda che fa un determinato business e fare riferimento a due azionisti diversi. In ogni caso è Veba che vuole uscire da Chrysler e noi abbiamo preso atto. Da ieri ci sono degli esperti anche indipendenti al lavoro per stabilire la quotazione dell’azienda, se troviamo un accordo possiamo acquisire la loro quota, altrimenti nel terzo trimestre ci saranno le condizioni per fare l’Ipo. Noi non abbiamo nessuna necessità di fare aumenti di capitale, abbiamo messo da parte la liquidità necessaria e ci sono anche diverse istituzioni finanziarie che ci hanno offerto il loro supporto».

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Martedì 12 Marzo 2013 - Ultimo aggiornamento: 13-06-2017 18:36 | © RIPRODUZIONE RISERVATA