Leclerc, spietato e maturo: adesso è lo “special two”

Leclerc, spietato e maturo: adesso è lo “special two”

di Alberto Sabbatini
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A volte basta una settimana per cambiarti la vita. Nel giro di sette giorni Charles Leclerc è diventato il nuovo numero uno della Ferrari, l’idolo dei tifosi del Cavallino e anche la bestia nera di Hamilton. E purtroppo per Vettel, si è anche rivelato un compagno scomodo, veloce e spietato che ne ha ridimensionato le ambizioni e forse pure il futuro ferrarista. In sette giorni Leclerc ha messo insieme due pole e due vittorie. Sulle due piste più leggendarie della F1: Spa e Monza. Ma come ha spiegato lui stesso con un po’ di affanno a fine gara «Questa di Monza in termini di emozione è dieci volte più bella della vittoria di Spa della settimana scorsa. Quello era stato il mio primo successo in Formula Uno, ma vincere a Monza ti dà un brivido che non ha eguali. Non ho mai temuto di perdere. Anche negli ultimi giri, quando avevo Bottas dietro che rimontava, ero convinto che l’avrei tenuto a bada. E quando negli ultimi due giri ho visto i tifosi con le bandiere rosse agitarsi, ho cominciato a capire che il sogno diventava realtà». 
DIFFERENZE
Ma cos’ha di così speciale questo ragazzino che compirà 22 anni solo fra un mese che in pochi mesi ha bruciato le tappe della Formula Uno diventando da poco più che esordiente un campione affermato? Prima di tutto la freddezza, la maturità e l’autocontrollo. Leclerc ha tutto quel che manca al Vettel di questi ultimi anni che anche a Monza è tornato ad incorrere in un errore banale, un testacoda al 6° giro frutto di distrazione, eccesso di esuberanza per recuperare la scia degli avversari davanti a lui dopo una partenza non felice. Vettel era solo soletto quando si è girato in pista. Non era sotto pressione. Non aveva un avversario che lo stava attaccando, eppure ha perso il controllo della sua Ferrari come un novellino. Mentre invece Leclerc ha dovuto disputare tutta la corsa con il fiato sul collo delle Mercedes: prima Hamilton per 41 giri poi Bottas per gli ultimi 12. Braccato, incalzato, aggredito dalle frecce d’argento che si sono alternate dietro di lui per mettergli pressione. Una situazione più difficile e critica per il giovane ferrarista, che avrebbe stressato e indotto allo sbaglio piloti ben più navigati di lui. Eppure il “ragazzino”, non ha mai perso la calma. Non ha mai commesso errori. È la prova evidente della sua bravura. Leclerc ha dimostrato una freddezza e una maturità impressionante. 
SPIETATO
Ma non solo: Leclerc ha dimostrato di possedere in grande quantità un’altra dote che è tipica dei grandi campioni. È uno “spietato”. Nel senso buono del termine, cioé non è un uno che porge l’altra guancia. Per diventare un fuoriclasse in F1 non bisogna guardare in faccia a nessuno. Nei duelli, nei sorpassi ma anche nei rapporti interni alla squadra. Restituire un favore non fa parte del lessico dei grandi campioni. Se non sei così non diventi un vincente. Erano campioni spietati Ayrton Senna e Michael Schumacher. Lo è anche Verstappen. Ha dimostrato di esserlo anche Leclerc. Lo si è capito al sabato in qualifica, quando dopo che Vettel gli aveva tirato la scia per permettergli di siglare la pole, non ha fatto altrettanto col compagno adducendo come pretesto il traffico in pista. Ha fatto il “furbetto” Leclerc. Ma per come si è sviluppata poi la gara, ha avuto ragione lui. Vettel la sua chance in corsa l’ha sprecata, Leclerc l’ha sfruttata fino in fondo. Il sibillino messaggio via radio del team principal Binotto a Leclerc che s’è sentito a fine gara – «Oggi sei perdonato!» - dimostra che il team l’aveva assolto ma con riserva: solo una corsa stupenda avrebbe potuto cancellare quella prepotenza del sabato. E Leclerc non ha mancato la promessa. 

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Lunedì 9 Settembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 15:20 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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