La Lexus 300e, prima full electric del gruppo Toyota

Toyota, il futuro è arrivato. Ecco le sue strategie sulla mobilità ecologica e i modelli fino al 2025

di Nicola Desiderio
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AMSTERDAM - Il punto di vista di Toyota nel 1994 era che le auto a ruote alte avrebbero avuto successo, fu così che nacque la RAV4. Il punto di vista di Toyota nel 1997 era che il punto obbligato verso l’auto ad emissioni zero era l’ibrido, fu così che nacque la Prius. Oggi almeno un terzo delle vendite sono Suv e crossover, il gruppo Toyota ha prodotto 15 milioni di auto ibride e “ibrido” è la parola più usata nelle comunicazione dei marchi automobilistici. Punto di vista in giapponese si dice “Kenshiki”, una parola che indica anche visione o discernimento, ed è così che Toyota ha intitolato un evento europeo con il quale ha presentato la propria strategia, anche per il marchio Lexus, per il prossimo quinquennio.
 

Un futuro fatto di nuovi modelli, di elettrificazione a 360 gradi, ma soprattutto di trasformazione da car company a mobility company fornendo a tutti un mezzo per muoversi in ogni situazione con una gamma completa di servizi, tutti offerti con il nuovo marchio Kinto. La novità principale è senza dubbio la Yaris, soprattutto per l’Italia che, dal 1999 ad oggi, ha targato quasi uno dei 4 milioni di unità vendute in Europa e dove già due Yaris su tre vendute sono ibride. Il trend è destinato a salire con la nuova che promette un consumo medio di 2,9 litri/100 km ed emissioni pari a 64 g/km. Il sistema con motore 3 cilindri 1.5 da 116 cv dunque è più efficiente del 20% pur essendo più potente del 16%. Ulteriore impulso per l’ibrido e questo segmento sarà dato dal nuovo B-Suv che con la Yaris condividerà sia la base tecnica, sia lo stabilimento francese di Valenciennes.

 

 

E parlando di ruote alte, la mente torna alla capostipite RAV4, che è anche il Suv più venduto al mondo e ora arriva in versione ibrida plug-in. Il sistema ha ben 306 cv e l’accelerazione da 0 a 100 km/h avviene in 6,2 secondi inoltre in elettrico raggiunge 135 km/h e percorre 65 km. Il dato di omologazione annunciato è di 29 g/km di CO2, Toyota però sostiene che il suo sistema plug-in ha due vantaggi che potranno essere apprezzati nell’uso quotidiano: in elettrico consuma la batteria il 20% in meno e, quando e scarica e funziona in ibrido, è più efficiente del 30%. Nel 2021 arriverà anche un’ibrida plug-in per il marchio Lexus che, nel frattempo, fa da portabandiera con la UX 300e, la prima elettrica del gruppo che arriverà per la fine dell’anno con un prezzo di circa 50mila euro, wallbox compresa. Ha un motore da 150 kW e un’autonomia di 300 km. Il costruttore del Sol Levante ha come obiettivo vendere 5,5 milioni di auto elettrificate entro il 2025 e un milione saranno ad emissioni zero. In quest’ultima definizione c’è anche l’idrogeno che per Toyota è il futuro, nel vero senso della parola.

Mirai infatti in giapponese significa futuro e si chiamerà ancora così l’auto fuel cell di seconda generazione che diventa una vera ammiraglia: è lunga 4,97 metri, ha uno stile più sportivo, motore e trazione posteriori con maggiore spazio per passeggeri e bagagli. L’autonomia è cresciuta del 30% mentre l’unica sostanza emessa è il vapore acqueo. E di acqua è fatta anche la nuvola, che in giapponese si dice Kinto ed è il nome con il quale saranno, d’ora in poi, identificati tutti i servizi di mobilità di Toyota.

Si comincia con il noleggio a lungo termine o in abbonamento, il car sharing (identificato prima come Yuko) e il carpooling aziendale, da qualche mese già utilizzato dai dipendenti di Toyota in Italia che, così come per tutte le sue sedi e stabilimenti in Europa, utilizza energia rinnovabile al 100%. Un risultato che prepara quello di ridurre del 90% le emissioni di CO2 entro il 2050 a livello globale quando le città saranno come Woven City, l’ecosistema che Toyota costruirà nel 2021 ai piedi del monte Fuji. Sarà un vero e proprio laboratorio vivente dove potrà essere testata la mobilità del futuro quella dove l’auto sarà condivisa, connessa, autonoma e ad emissioni zero.

Si svilupperà su una superficie di 70 ettari, sarà connessa attraverso l’intelligenza artificiale e alimentata ad idrogeno. Il progetto è stato affidato all’architetto danese Bjarke Ingels e trae ispirazione nei concetti e nel nome dalle origini di Toyota. “Woven” vuol dire infatti tessuto, intrecciato e si ricollega alla prima attività dell’azienda fondata nel 1890 da Sakichi Toyoda, ovvero la costruzione di macchine tessili. Poi nel 1929 i brevetti furono venduti all’inglese Platt Brothers per 100.000 sterline e il punto di vista sul mondo cambiò: la famiglia Toyoda decise che il futuro era nell’automobile.

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Mercoledì 18 Marzo 2020 - Ultimo aggiornamento: 20-03-2020 10:04 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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